Microchip nel cuore di un paziente per monitorarne l'insufficienza cardiaca

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Il dispositivo wireless è stato impiantato in un ultrasettantenne dai medici del Policlinico Universitario Gemelli Irccs. L’utilizzo del microcomputer permetterà ai cardiologi di intervenire tempestivamente in caso di emergenza

I medici del Policlinico Universitario Gemelli Irccs hanno impiantato un microchip nel cuore di un paziente ultrasettantenne con scompenso cardiaco, una grave condizione che in Italia riguarda dai 600 ai 750 mila individui: dopo i 65 anni rappresenta la prima causa di ospedalizzazione. L’impianto, secondo in Italia e terzo in Europa, è avvenuto nell’ambito di una sperimentazione clinica internazionale che darà i primi risultati nell’arco di due anni. Grazie al microchip, ricaricabile dall’esterno in modalità wireless, i medici potranno monitorare il cuore del paziente in ogni momento, scongiurando così il rischio di emergenze. Il microcomputer, noto come V-Lap, è stato fornito dalla società Vectorius. Il suo impianto è stato eseguito dall'équipe di Filippo Crea, professore ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica e direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e toraciche del Policlinico Universitario Gemelli, durante un intervento mininvasivo durato meno di un’ora. Il paziente è stato dimesso il giorno successivo all’operazione.

I vantaggi offerti dal microchip

L’inserimento di V-Lap nel setto interatriale avviene tramite la puntura di una vena. Una volta introdotto nel cuore, il microchip fornisce costantemente informazioni sull’attività cardiaca altrimenti inaccessibili. Una fascia indossabile consente la ricarica wireless del piccolo dispositivo: utilizzandola, il paziente può anche inviare all’ospedale i dati registrati da V-Lap per consentire ai cardiologi di analizzarli. Oltre all’Italia, anche la Germania partecipa alla fase di sperimentazione della nuova tecnologia e in futuro ai due Paesi si uniranno anche Gran Bretagna e Israele. Nella Penisola, il primo impianto del microchip è stato eseguito a Firenze da Carlo di Mario, professore ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare presso l’Università degli Studi di Firenze. "Se il trial darà risultati positivi, i settori della telemedicina e della medicina personalizzata potrebbero compiere un significativo balzo in avanti”, spiega Filippo Crea. Il microchip, infatti, permette di monitorare il paziente i tempo reale e di individuare tempestivamente ogni problema. 

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