Svenimento, scoperto il primo gene associato alla perdita di sensi

Salute e Benessere
Dna ricerca (Getty Images)

La sua presenza in doppia copia sul Dna delle persone aumenterebbe del 30% la probabilità di perdere i sensi. A suggerirlo è uno studio dell’Università di Copenaghen

Un team di ricercatori dell’Università di Copenaghen è riuscito in una missione senza precedenti. Gli esperti hanno individuato la prima chiave genetica associata allo svenimento. Si tratta di un particolare gene, la cui presenza in doppia copia sul Dna delle persone aumenterebbe del 30% la probabilità di perdere i sensi. Saranno necessarie ulteriori ricerche per approfondire il suo ruolo nello svenimento.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista Cardiovascular research, i ricercatori hanno inizialmente condotto un’analisi approfondita sul Dna di oltre 400mila persone, 9163 delle quali con un episodio di svenimento certificato, ovvero inserito nella cartella clinica. Dopo aver evidenziato gli elementi comuni del loro patrimonio genetico, hanno confrontato i risultati emersi dal primo test con il Dna di altre 55mila persone. Sono così riusciti a individuare un particolare gene, posizionato sul cromosoma 2, la cui presenza sarebbe associata a una maggiore probabilità di perdere i sensi. La scoperta sarà preziosa, in futuro, per cercare di svelare tutti i meccanismi genetici che regolano il rischio di svenimento. Una volta scoperti, sarà possibile comprendere come salvaguardare le persone maggiormente a rischio, ideando strategie preventive e potenziali nuovi trattamenti.

Scoperto il gene che nelle lumache determina l’orientamento del guscio

Tra le ultime scoperte che riguardano il Dna degli esseri viventi, un team di ricercatori dell’Università di Tokyo ha individuato, nelle lumache, il gene che determina l’orientamento del loro guscio. Gli esperti, sotto la guida di Masanori Abe e Reiko Kuroda, sono riusciti a modificare il genoma delle chiocciole di acqua dolce rendendo inattivo Lsdia1. Per farlo si sono serviti di una particolare tecnica di editing del Dna, la Crispr-Cas9, ideata nel 2013 da Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier. Disattivando il gene che in natura determina l’orientamento del guscio, sono così riusciti a dare luce a delle lumache con guscio che ruota verso sinistra e non verso destra. Le chiocciole hanno poi generato 5 nuove generazioni con la loro stessa caratteristica.  

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