Diabete: nel pane e nei prodotti da forno un conservante rischioso

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Il propionato, un additivo alimentare piuttosto comune, sarebbe associato a diabete e obesità, favorendo l’impennata di ormoni che portano all’iperglicemia: lo dicono test su topi e uomo 

Se il pane che abbiamo in casa si conserva in buone condizioni per diversi giorni, il ‘merito’ potrebbe essere di un comune additivo che, però, rischia di favorire lo sviluppo del diabete. Lo suggerisce un nuovo studio realizzato dalla Harvard T. H. School of Public Health che mette nel mirino il propionato, un conservante alimentare utilizzato per prolungare la vita di molti alimenti industriali, tra i quali i prodotti da forno come biscotti o pagnotte. Secondo i risultati della ricerca pubblicata su Science Translational Medicine, basata su esperimenti condotti sui topi e successivamente sull'uomo, il consumo dell’ingrediente favorirebbe l’aumento del livello di vari ormoni associati a diabete e obesità.

L’effetto del propionato sui topi

Dai prodotti da forno ai mangimi animali, sono tanti i casi in cui si utilizza il propionato, che negli alimenti umani è particolarmente utile a prevenire la formazione della muffa. Spinti dalla diffusione sempre più ampia del diabete, che a dispetto di nuove terapie e misure preventive dovrebbe crescere del 40% nei prossimi 20 anni, i ricercatori si sono focalizzati su un ingrediente piuttosto comune, interrogandosi sulla capacità di quest’ultimo di influenzare il metabolismo. La somministrazione di questo acido grasso a catena corta nei topi ha evidenziato l’attivazione del sistema nervoso simpatico, con una conseguente impennata nella produzione di ormoni come glaucagone, norepinefrina e FABP4. Questo processo ha sua volta portato le cellule del fegato dei topi a produrre più glucosio, generando una condizione di iperglicemia, che contraddistingue il diabete. Inoltre, assumendo una dose equivalente a quella consumata solitamente dagli umani, i roditori tendevano ad aumentare di peso.

Test sull’uomo: il conservante altera il metabolismo

La seconda fase dello studio ha invece riguardato 14 persone in salute, divise in due gruppi a cui è stato somministrato, in maniera casuale, un pasto contenente un grammo di propinato o un secondo piatto con la presenza di un placebo. Analizzando campioni di sangue ottenuti prima e dopo i pasti consumati, i ricercatori hanno notato come, anche negli umani, il propionato portasse all’aumento degli stessi ormoni già notati nei topi, confermando così un’alterazione del metabolismo in grado di favorire obesità e diabete. Tuttavia, per l’U.S. Food and Drug Administration il conservante sarebbe sicuro, il che suggerisce la necessità di una revisione delle linee guida attuali con la proposta di possibili alternative. Come ricorda il presidente eletto della Società italiana di Diebtologia Agostino Consoli, non è un caso che diabete e obesità dilaghino “nei paesi industrializzati e in fase di industrializzazione”, che ricorrono sovente a questo tipo di ingredienti vista la diffusione degli alimenti confezionati. Per gli autori dello studio, l’attenzione va rivolta proprio a ciò che è contenuto nei “cibi più comuni”, poiché l’essere umano “è quotidianamente esposto a centinaia di queste sostanze chimiche e la maggior parte di esse non sono state testate nel dettaglio per osservare potenziali effetti a lungo termine sul metabolismo”.

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