Obesità ‘prevedibile’ fin dalla nascita con un nuovo test genetico

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Sviluppato da Harvard e Mit, lo strumento individua i soggetti con una predisposizione genetica all’obesità, che si può però combattere con strategie mediche mirate e stile di vita sano 

Aumentano gli strumenti a disposizione per la prevenzione dell’obesità fin dai primissimi mesi di vita. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e dell’Harvard Medical School hanno infatti sviluppato un rivoluzionario sistema che, a partire dall’osservazione di alcune specifiche caratteristiche genetiche, è in grado di predire nei neonati il rischio di diventare obesi nel corso degli anni. Lo studio, presentato sulla rivista Cell, sfrutta i dati della più ampia ricerca genetica riguardante l’obesità, utilizzati per mettere a punto algoritmi che, tenendo conto di oltre due milioni di varianti nel Dna in grado di influenzare l’Indice di Massa Corporea (Imc), forniscono infine un punteggio associato alla probabilità di sviluppare l’obesità.

Punteggi più alti portavano a un peso maggiore

I risultati dati dal test sviluppato dai ricercatori hanno predetto in modo piuttosto accurato l’evoluzione nel tempo dell’Indice di Massa Corporea in oltre 300.000 soggetti, tanto che quelli che hanno ottenuto i punteggi maggiori pesano mediamente circa 13 kg in più di chi, secondo gli algoritmi, era meno a rischio. La ‘firma’ delle varianti genetiche sull’Imc iniziava a diventare visibile a circa 3 anni di età, per poi divenire sempre più evidente passando per l’adolescenza fino alla mezza età. Tuttavia, se è vero che gli individui con una specifica predisposizione genetica hanno una probabilità fino a 25 volte superiore di diventare obesi, uno degli autori del lavoro, Sekar Kathiresan, specifica che “il Dna non è destino, sappiamo che uno stile di vita sano può controbilanciare questa predisposizione".

Obesità: chi è predisposto deve lavorare di più

Non a caso, sono gli stessi autori a suggerire che il punteggio dato dal nuovo strumento non raggiunge la perfezione poiché c’è anche chi, pur essendo predisposto geneticamente, non sviluppa mai l’obesità nel corso della propria vita. Ciò che è certo, però, è che il test è in grado di individuare i soggetti più a rischio, ovvero coloro che secondo il coautore Amit Khera “devono lavorare molto più duramente per mantenere un peso normale”. In altre parole, i nuovi algoritmi messi a punto da Mit e Harvard saranno particolarmente utili per sviluppare strategie mirate in campo medico per la prevenzione dell’obesità, migliorando di conseguenza “il rapporto costo-efficacia”. 

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