Burnout, i settori finanziari tra i più colpiti. L’indagine Deloitte

Salute e Benessere
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Lo stress da lavoro colpisce il 17% dei lavoratori nei settori finanziari e assicurativi, secondo Deloitte, rispetto al 12% negli altri ambiti, con un costo medio annuo della cattiva salute mentale per dipendente di 5.379 sterline, più del doppio rispetto agli altri 14 settori analizzati

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In una società sempre più frenetica e di corsa, il tema della salute mentale è diventato centrale anche nelle discussioni sul benessere lavorativo. Alcuni settori, però, mostrano segnali di burnout – lo stress da lavoro recentemente classificato dall’Organizzazione mondiale della sanità come una sindrome – più marcati rispetto ad altri. Una recente indagine condotta da Deloitte, e riportata dal Financial Times, ha evidenziato che i servizi finanziari sono tra i più colpiti: il 17% dei lavoratori del Regno Unito nel settore finanziario e assicurativo soffre di tutti e tre i principali segnali di burnout, ovvero esaurimento, calo delle prestazioni e distanziamento mentale dal lavoro, rispetto a una media del 12% negli altri settori. Un divario significativo che riflette l'impatto di ambienti di lavoro particolarmente stressanti.

L'importanza del supporto aziendale

Questo dato è confermato anche da un sondaggio globale condotto da MindForward Alliance, una partnership commerciale internazionale che promuove il benessere nei luoghi di lavoro. Lo studio, basato su 12.200 lavoratori in 12 Paesi, ha rivelato che i problemi di salute mentale sono più comuni nelle società finanziarie e negli studi legali rispetto alla maggior parte degli altri settori. I risultati del sondaggio hanno anche sottolineato il ruolo cruciale dei leader aziendali nel contrastare il burnout. Alison Unsted, Ceo di MindForward,  ha spiegato che quando i dirigenti affrontano apertamente il tema della salute mentale, l'85% dei dipendenti si sente immediatamente supportato.

I costi del burnout nel settore finanziario

Oltre all'impatto personale sui lavoratori, il burnout ha conseguenze economiche rilevanti per le aziende. Secondo lo studio di Deloitte, il costo medio annuo per dipendente a causa della cattiva salute mentale nel settore finanziario è di 5.379 sterline, più del doppio rispetto agli altri 14 settori presi in esame. Un dato che evidenzia come il malessere mentale non sia solo un problema individuale, ma anche un ostacolo alla sostenibilità economica delle imprese.

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I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità e l'organizzazione Internazionale del lavoro, ogni anno si perdono circa 12 miliardi di giornate lavorative a causa di depressione e ansia. Questo si traduce in un costo annuo di 1.000 miliardi di dollari per l'economia globale. Una recente indagine dell’Oms ha evidenziato come il Covid-19 abbia peggiorato il quadro globale, con un aumento del 25% dei casi di depressione tra il 2020 e il 2021.
“Non siamo ancora tornati ai livelli pre-pandemia – ha riferito Dan Chisholm, specialista in salute mentale dell’Oms – alcune persone soffrono ancora di una massiccia sbornia dovuta alla pandemia".

Perché alle aziende conviene investire nel benessere

Ma perché è importante che le aziende investano nella salute mentale sul posto di lavoro? Un'analisi condotta dai ricercatori dell'Università di Oxford, utilizzando i dati del sito di reclutamento Indeed, ha esaminato le risposte di un milione di lavoratori provenienti da 1.782 aziende statunitensi quotate in borsa. I risultati hanno mostrato “una forte relazione positiva tra il benessere dei dipendenti e le performance dell'azienda”, ha spiegato Jan-Emmanuel De Neve, professore di economia a Oxford e responsabile del progetto.
Un'altra ricerca, intitolata "Benessere e Produttività: i benefici economici del Corporate Wellbeing e i costi del 'non fare' per le aziende", realizzata da Jointly in collaborazione con The European House - Ambrosetti, ha evidenziato che l'adozione di una strategia di corporate wellbeing può portare a un incremento del 20% della produttività.

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