Pfas: Regione programma screening per 47.213 veneti

Salute e Benessere

I risultati dei test hanno anche evidenziato delle alterazioni della pressione arteriosa o degli esami bioumorali in 16.400 partecipanti 

La Regione Veneto ha invitato 47.213 persone, residenti nelle aree esposte all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (Pfas), a partecipare a uno screening gratuito. L’adesione alla chiamata è stata del 61,7%: ben 25.288 cittadini si sono presentati nelle Ulss per sottoporsi ai controlli preventivi del sangue. Gli esiti dei test hanno evidenziato dei valori di Pfas elevati e alterazioni della pressione arteriosa o degli esami bioumorali in 16.400 partecipanti: a ognuno di loro è stato consigliato e offerto gratuitamente un percorso di approfondimento di secondo livello. Questi dati emergono dal nono Rapporto relativo al Piano di Sorveglianza Sanitaria sulla Popolazione esposta all'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (Pfas), redatto dalla Direzione Regionale Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria.

L’Area Rossa A e l’Area Rossa B

In base all’intensità dell’inquinamento da Pfas, il territorio interessato è stato suddiviso in due aree: l’Area Rossa A e l’Area Rossa B. La prima comprende tredici comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell’applicazione dei filtri e situati sopra il plume di contaminazione della falda sotterranea. Si tratta di Alonte, Asigliano, Brendola, Cologna Veneta, Lonigo, Montagnana, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Zimella e Orgiano. Nell’Area Rossa B, invece, sono localizzati diciassette comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell’applicazione dei filtri, ma esterni al plume di contaminazione della falda: Albaredo d'Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant'Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo, Veronella, Agugliaro (interessato in parte), Borgo Veneto (interessato in parte), Casale di Scodosia (interessato in parte), Lozzo Atestino (interessato in parte), Megliadino San Vitale (interessato in parte), Merlara (interessato in parte), Urbana e Val Liona (interessato in parte).

Lo studio dell’Università di Padova

Nel corso del 2018, uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism ha dimostrato che gli acidi perfluorati possono causare delle patologie riproduttive e dei disturbi comportamentali durante l’infanzia. Nel corso della ricerca, condotta da un team di esperti dell’unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Azienda Ospedaliera dell’Università di Padova su 212 giovani di età compresa tra i 18 e i 20 anni, è stato individuato il meccanismo tramite cui i Pfas possono interferire con l’attività ormonale dell’organismo e favorire l'insorgenza del diabete o di alcuni tipi di cancro.

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