Pfas, uno studio evidenzia legame tra sostanze e malattie riproduttive

Scienze
Foto di archivio (ANSA)

Gli acidi sarebbero la causa di un’alterazione dell’equilibrio ormonale, con conseguenti disturbi comportamentali nei bambini. Inoltre, sarebbero collegati all’insorgere di diabete e cancro 

Gli acidi perfluorati, i ‘Pfas’ tristemente famosi per l’inquinamento delle falde acquifere in Veneto, sarebbero causa di patologie riproduttive e disturbi comportamentali nell’infanzia. Una ricerca condotta dal gruppo di studiosi dell'unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell'Azienda Ospedaliera dell'Università di Padova, ha messo in luce il meccanismo attraverso il quale queste sostanze nocive interferiscono con l’attività ormonale e possono provocare l’insorgere di altre malattie, come il diabete e alcuni tipi di cancro.

Gli acidi compromettono l’equilibrio ormonale

Pubblicato sulle pagine del Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, lo studio rileva che l’organismo delle persone esposte a elevati dosi di Pfas scambia queste sostanze per ormoni, andando così a compromettere l’attività delle ghiandole endocrine. Questi composti chimici possono comportare malattie a breve e a lungo termine e andare ad alterare l’equilibrio ormonale, con ripercussioni nello sviluppo del feto e nella crescita del bambino. Gli esperti hanno osservato che molte delle patologie riconducibili ai Pfas si sviluppano in organi correlati agli ormoni prodotti dai testicoli, in particolare quelli associati al testosterone. "Sulla base di questa osservazione - spiega Carlo Foresta, coordinatore dell’unità operativa di Andrologia dell’ospedale padovano - abbiamo dimostrato in sistemi cellulari in vitro che i Pfas si legano al recettore per il testosterone, riducendo di oltre il 40% l'attività indotta da questo ormone. Nel maschio, il testosterone è fondamentale per lo sviluppo uro-genitale. Non solo, l'elevata presenza di Pfas all'interno della circolazione fetale in donne in gravidanza residenti in zone inquinate potrebbe determinare anomalie nel corretto sviluppo”.

Esami su 212 giovani esposti ai Pfas

I ricercatori, guidati da Foresta e da Andrea Di Nisio, hanno analizzato 212 giovani, con età compresa tra i 18 e i 20 anni, esposti ai Pfas per verificarne la funzione e lo sviluppo testicolare. Dopo un confronto con i risultati emersi dallo stesso esame effettuato in loro coetanei che non sono mai venuti a contatto con le sostanze, “è emerso - continua Foresta - che negli esposti la distanza ano-genitale, determinata dalla stimolazione del testosterone in fase fetale, era significativamente inferiore ai controlli. Questi risultati suggeriscono un'interferenza in fase embrionale sullo sviluppo del sistema riproduttivo e i Pfas, così come altri interferenti endocrini non considerati in questo studio, possono essere coinvolti. Nei soggetti esposti, anche il volume testicolare risulta essere ridotto, così come la lunghezza dell'asta del pene. Infine, abbiamo osservato una concomitante riduzione del potenziale di fertilità, sebbene entro i limiti di normalità - conclude l’esperto - che potrebbe essere un fattore di rischio di infertilità”.

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