Malattie neurodegenerative, da onde gravitazionali un aiuto per la Pet

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Uno studio ha dimostrato che la tecnologia di analisi dei dati sviluppata per la ricerca delle onde gravitazionali può migliorare l’efficacia della Pet nella diagnosi della demenza a corpi di Lewy 

Dall’astrofisica ecco arrivare un aiuto prezioso alla medicina. Grazie alla tecnologia di analisi dei dati sviluppata dagli scienziati per la ricerca delle onde gravitazionali è infatti possibile migliorare l’efficacia della Pet (Tomografia a emissione di positroni) nella diagnosi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la demenza a corpi di Lewy. Lo dimostra uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Annals of Neurology e firmato da ricercatori del Policlinico San Martino di Genova, dell’Università di Genova e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Pet strumento efficace per la diagnosi

Lo studio, che ha coinvolto 171 pazienti provenienti da tutta Europa, è stato condotto congiuntamente da fisici e medici, la cui collaborazione ha permesso di migliorare la Pet nell’individuare le aree del cervello colpite dalla demenza a corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa simile al morbo di Alzheimer, ma che si manifesta più precocemente. Scoperta solo negli anni ’90, è la seconda forma di demenza più diffusa al mondo, proprio dopo l’Alzheimer. La ricerca, inoltre, ha permesso di ricostruire le relazioni che intercorrono tra il metabolismo cerebrale e i sintomi della malattia. “Finora gli studi su grandi gruppi di pazienti sono stati scarsi”, ha spiegato Silvia Morbelli, del Policlinico San Martino di Genova e dell’Università di Genova. “Ora, grazie a questo lavoro, la Pet si consolida come efficace strumento di diagnosi della malattia”, ha concluso la co-autrice della ricerca.

Buon lavoro interdisciplinare

A firmare la ricerca anche Andrea Chincarini, fisico dell’Infn e responsabile dell’analisi dei dati: “Non è stato facile estrarre le informazioni legate alla malattia a causa della grande eterogeneità dei dati. Il risultato - ha proseguito l’esperto - ha richiesto un grande coordinamento tra lo sviluppo degli strumenti impiegati per l’analisi dei dati nella ricerca sulle onde gravitazionali e l’interpretazione clinica. Il nostro approccio è stato innovativo ed efficace”. Chincarini ha poi concluso sottolineando che il risultato dello studio è il frutto di un buon lavoro interdisciplinare, che nei prossimi mesi verrà applicato anche a un’altra malattia neurodegenerativa, la sclerosi multipla.

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