Nascita di un figlio, le notti insonni possono durare anche sei anni

Salute e Benessere
Neonato (Getty Images)

Secondo uno studio, a risentire maggiormente dell’arrivo di un bebè è il sonno della madre, che cala in media di 40 minuti a notte durante il primo anno di vita del pargolo, ma le ripercussioni possono durare molto tempo per entrambi i genitori 

La nascita di un figlio porta con sé non solo molte responsabilità, ma anche numerose notti insonni. A tal proposito, un recente studio dell’Università di Warwick ha dimostrato che gli sbadigli dei neo genitori potrebbero perdurare addirittura per alcuni anni, precisamente sei secondo i ricercatori. Infatti, se da un lato il pargolo con il passare del tempo inizia a dormire sempre di più, dall’altro le preoccupazioni e lo stress di mamma e papà continueranno a rendere il loro sonno tutt’altro che tranquillo per diverso tempo.

I risultati della ricerca

Pubblicata sulla rivista Sleep, la ricerca ha preso in esame più di 2.500 donne e 2.200 uomini appena diventati genitori, ai quali è stato chiesto una volta all’anno, dal 2008 al 2015, di valutare il loro sonno su una scala da 0 a 10, indicando anche quante ore dormivano durante la settimana prima e dopo l’avvento del primogenito. Dalla rilevazione è emerso, senza grande sorpresa del team di studiosi, che è il riposo notturno delle mamme a diminuire maggiormente, con un livello di soddisfazione del sonno che cala in media di 1,7 punti con l’arrivo del primo figlio, di poco più di un punto invece per il secondo e il terzo. Gli esperti hanno inoltre calcolato che mediamente le donne dormono circa 40 minuti in meno ogni notte durante il primo anno di vita del loro bebè: in particolare, la privazione del sonno tocca il suo apice intorno al terzo mese, quando, secondo le stime, le mamme perdono più di un’ora di riposo ogni giorno rispetto al periodo precedente alla gravidanza. Anche le notti degli uomini non sono più tranquille dopo la nascita di un bambino, anche se le conseguenze sono minori rispetto a quelle delle loro compagne, con soli 13 minuti persi ogni notte nei primi dodici mesi.

Nuove responsabilità e preoccupazioni

La conclusione che ha colto più di sorpresa i ricercatori, però, riguarda gli effetti a lungo termine della venuta al mondo di un figlio, che possono durare anche sei anni. Le valutazioni dei genitori esaminati hanno infatti evidenziato come, durante questo lasso di tempo, la qualità e la durata del sonno risultino ancora inferiori di un punto rispetto al periodo antecedente alla dolce attesa, mentre rientrano nella norma con il secondo e il terzo figlio. "Non ci aspettavamo un simile risultato, ma crediamo che ci siano certamente molti cambiamenti nelle responsabilità di una persona", ha dichiarato il dottor Sakari Lemola, coautore della ricerca. I bambini - spiega ancora l’esperto - col passare del tempo smettono di piangere durante la notte, ma possono comunque svegliarsi a causa degli incubi o di qualche malanno improvviso, eventualità che aumentano lo stress e le preoccupazioni dei genitori, con conseguenze sulla qualità del loro sonno lungo tutto il periodo dell’infanzia.

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