Morbillo: -80% di morti dal 2000, ma dal 2017 un rialzo del 30%

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Secondo un recente rapporto, la copertura vaccinale contro la malattia è stagnante dal 2016, un dato che ha causato un nuovo aumento di infezioni e decessi 

A partire dal 2000, la maggiore diffusione dei vaccini ha portato a una grandissima riduzione delle morti per morbillo, che sono diminuite circa dell’80% in tutto il mondo. Tuttavia, la situazione è meno rosea considerando un periodo più recente: nel 2017, infatti, si è registrata una nuova impennata nei decessi dovuti alla malattia infettiva, principalmente a causa della frenata delle vaccinazioni. A rivelare questi dati contrastanti è il rapporto ‘Progressi vero l’eliminazione del morbillo’, pubblicato sulla rivista Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

I benefici della copertura vaccinale

Come sottolineato recentemente dal commissario Ue per la salute Vytenis Andriukaitis, la copertura vaccinale dovrebbe rappresentare l’obiettivo principale per ogni paese, al fine di eliminare il morbillo in Europa entro il 2020. A livello globale, la copertura della prima dose di vaccino volta a combattere la malattia è passata dal 72% all’85% tra il 2000 e il 2017, un dato che ha portato a una riduzione dell’83% nei casi riscontrati ogni anno, che ora sarebbero appena 25 ogni milione di abitanti. Allo stesso modo, la mortalità annuale è scesa dell’80%, un dato che secondo gli esperti si traduce in circa 21,1 milioni di morti evitate, specialmente in Africa.

2017 e 2018 da record per infezioni

Tuttavia, i progressi si sarebbero fermati nel 2016, anno in cui la copertura vaccinale ha smesso di aumentare. Da quel momento, la diffusione del morbillo ha ricominciato gradualmente a crescere, in particolare modo in America, Europa e nel Mediterraneo orientale, un trend che ha portato nel 2017 a un rialzo sia nei decessi, con un incremento del 30%, che nei contagi (+31%). Il bollettino diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità riferiva di oltre 41.000 casi registrati in tutta Europa soltanto nei primi sei mesi del 2018, superando anche il 2017, nel quale era stato già raggiunto il record di infezioni dal 2010. Proprio alla luce di una situazione preoccupante, Andriukaitis aveva affermato rivolgendosi all'Italia: "È ora giunto il momento di una semplice domanda alla società: volete affidarvi alle fake news e a teorie fuorvianti o siete pronti a salvare le vite dei bambini’’.

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