Sarcoma osseo, grandi passi in avanti nella cura del raro tumore

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Negli ultimi quarant’anni la sopravvivenza dalla rara neoplasia è aumentata del 60%. “La vera 'rivoluzione' nella cura è stata l'introduzione della chemioterapia”, spiega Longhi, esperta del settore 

Grandi passi avanti nella cura dei sarcomi ossei, quei tumori rari che si sviluppano soprattutto in giovani e bambini.
Negli ultimi quarant’anni la sopravvivenza dalla rara neoplasia è aumentata del 60%.
Se negli anni ’70 solamente il 10% dei pazienti sopravviveva 5 anni dopo aver sviluppato il sarcoma osseo, attualmente il 70% degli individui affetti dalla neoplasia riesce a debellare la malattia cinque anni dopo la sua diagnosi. Il restante 30% comprende anche i pazienti che hanno avuto una ricaduta e hanno subito un’operazione chirurgica delle metastasi.

+60% sopravvivenza in 40 anni

Stando alle dichiarazioni di Alessandra Longhi, responsabile dell'Unità di Chemioterapia dei tumori dell'apparato locomotore presso l'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, “la vera 'rivoluzione' nella cura è stata l'introduzione della chemioterapia”, introdotta come trattamento medico nel 1972-73, grazie a primi protocolli con farmaci chemioterapici.
Inizialmente il loro impiego era circoscritto alla cura del tumore della mammella. Successivamente però vennero utilizzati come trattamento medico contro molte altre neoplasie, quali il sarcoma osseo.
Dall’anno della loro introduzione, i farmaci chemioterapici sono rimasti pressoché invariati.

Chemioterapia e successive cure

Ciò che è stato determinante per l’aumento della sopravvivenza è stata l’introduzione della cosiddetta terapia neoadiuvante o preoperatoria. Il trattamento “viene fatto prima dell'intervento per ridurre la massa tumorale, ed è seguito comunque da una chemio post-operatoria”, spiega Longhi. La terapia dura all’incirca dai sei ai nove mesi e negli anni ha implementato sostanzialmente la buona riuscita della sola chirurgia atta al debellamento dei tumori.
Nonostante la cura del sarcoma osseo necessiti ancora di un intervento chirurgico atto all’asportazione della neoplasia, attualmente l’amputazione dell’arto, che un tempo era l’unica cura efficace, è attuata solo in rare occasioni.
“Se fino a qualche decennio fa l'unico intervento possibile era l'amputazione dell'arto, oggi il 90% dei pazienti riesce a salvarlo. Merito anche della diffusione di endoprotesi, ovvero protesi interne, che possono ricostruire in tutto o solo in parte l'osso attaccato dal tumore”, afferma Longhi.

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