Pacemaker, 60 anni fa impiantato il primo, durato solo otto ore

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)
getty_pacemaker

L’8 ottobre 1958 il primo intervento a Stoccolma. Il dispositivo aveva solo due transistor, oggi gli apparecchi moderni ne hanno venti milioni 

Il primo pacemaker è durato solo otto ore, ma ha dato il via a 60 anni di vite salvate: l’8 ottobre 1958 a Stoccolma è stato impiantato il primo apparecchio in grado di stimolare elettricamente la contrazione del cuore quando questa non viene svolta in maniera corretta dal tessuto di conduzione cardiaca. Il dispositivo pioniere di questa tecnologia è stato sostituito poche ore dopo, ma ha permesso l’inizio di un’era: ancora oggi in Italia vengono impiantati ogni anno circa 90 mila tra pacemaker e defibrillatori.

Il primo dispositivo si è danneggiato dopo poche ore

Il paziente ad avere per primo un pacemaker è stato Arne Larsson. Affetto dalla sindrome di Adams-Stokes, aveva una frequenza cardiaca di 20 battiti al minuto invece dei 60-100 normali. A causa della sua condizione sveniva di frequente e aveva avuto diverse crisi cardiache. Secondo le cronache dell’epoca è stata la moglie, che si era informata tramite dei comunicati stampa condotti sulle prime ricerche, a convincere i medici a sperimentare il nuovo apparecchio. Il primo dispositivo inizialmente era grande come un dischetto da hockey e aveva solo due transistor. È stato progettato e sviluppato dall'ingegnere Rune Elmqvist. Ad impiantarlo invece è stato Ake Senning, chirurgo del Karolinska Institute. Il primo pacemaker ha avuto una vita molto breve: si è danneggiato durante l'impianto, ha smesso di funzionare dopo poche ore ed è stato sostituito.

Sono cambiati con sviluppo tecnologico

“Molto probabilmente – ha spiegato Senning in seguito – sono stato io a danneggiare il transistor in uscita con il catetere. Non ne avevo un altro con cui sostituirlo perché era in laboratorio, quindi l’ho cambiato la mattina dopo”. In 60 anni i pacemaker sono cambiati profondamente grazie allo sviluppo tecnologico. Ora sono grandi come una monetina e hanno fino a 20 milioni di transistor. Tramite quest’ultimi sono in grado di comunicare in tempo reale con l'esterno. Anche l’operazione per impiantarli non è più la stessa. Non è necessario un intervento chirurgico a cuore aperto perché il pacemaker viene posizionato passando attraverso le vene. Il principio però è rimasto lo stesso: regolare il battito cardiaco con impulsi elettrici.

Salute e benessere: Più letti