Cassino, omicidio Mollicone: assolti tutti e cinque gli imputati

Lazio

Marco Mottola, il padre Franco ex maresciallo dei carabinieri e la moglie Anna Maria erano accusati del delitto. Assolti anche Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento. In aula abbracci e lacrime, ma anche grida di protesta come "vergogna"

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I giudici di Cassino hanno assolti tutti i cinque gli imputati al processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001, secondo l'ipotesi della Procura di Cassino, nella caserma dei carabinieri del piccolo paese ciociaro (L'UDIENZA - LE TAPPE DELLA VICENDA). Dopo la pronuncia della sentenza fuori dal tribunale ci sono stati momenti di tensione con grida come "assassini" e "vergogna" ma anche lacrime a abbracci.

La sentenza

I giudici, dopo circa dieci ore di camera di consiglio hanno fatto cadere le accuse per Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce e la moglie Anna Maria. I tre erano accusati dell'omicidio e sono stati assolti per insufficienza di prove. Assolti con formula piena invece Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento.

Franco e Marco Mottola: "Oggi è uscita fuori la verità"

"Oggi è uscita fuori la verità, lo abbiamo sempre detto che eravamo innocenti". Così Franco e Marco Mottola hanno commentato a caldo la decisione della Corte d'Assise di Cassino. 

"Procura Cassino non poteva fare di più"

"Questa Procura prende atto della decisione che la Corte di Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto. È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. La Procura di Cassino non poteva fare di più". Lo afferma l'ufficio giudiziario commentando l'assoluzione per i cinque imputati. "Gli elementi a sostegno dell'accusa - prosegue la nota - hanno superato l'esame della udienza preliminare. Il contraddittorio tra le parti nel corso delle numerose udienze celebratesi davanti la Corte evidentemente ha convinto giudici circa la non colpevolezza degli imputati. Sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per proporre le ragioni dell'accusa innanzi al giudice superiore. Questo Procuratore e tutti i Sostituti ringraziano la dottoressa Siravo per il grande impegno che ha manifestato nel corso delle indagini e la giovane collega Fusco per l'attenta e scrupolosa partecipazione alle udienze".

Testimone a sorpresa

Appena si è aperta l'udienza la pm Beatrice Siravo ha chiesto alla Corte d'Assise del Tribunale di Cassino di poter ascoltare un testimone a sorpresa: il parrucchiere di Arce, che in risposta a un post su Facebook pubblicato dal criminologo Carmelo Lavorino, il 13 luglio scorso, ha scritto di aver fatto le meches a Marco Mottola a maggio del 2001 e di avergli poi tagliato i capelli due giorni prima del funerale di Serena Mollicone. Contro la richiesta la difesa ha fatto opposizione, ma prima di entrare in camera di consiglio i giudici hanno respinto la richiesta. I magistrati hanno definito "non rilevante" l'eventuale deposizione dell'uomo.

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Le richieste della Procura

Da ricordare che a carico dell'ex sottufficiale la Procura aveva chiesto una condanna a 30 anni di carcere; 24 anni per il figlio e 21 anni per la moglie. Sotto processo anche l'ex vicecomandante, Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio (la ricbiesta di condanna a suo carico è stata di 15 anni di reclusione) e l'appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento e per il quale era stata chiesta una condanna a quattro anni di reclusione. In aula, alla lettura della sentenza, erano presenti anche Valerio e Marina Vannini, genitori di Marco, il 20enne morto a Ladispoli nel 2015. I colpevoli dell'omicidio di Marco, i componenti della famiglia Ciontoli, sono finiti in carcere grazie anche alla battaglia per la verità portata avanti dai genitori del giovane. 

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