Caso Stefano Cucchi, la sentenza della Cassazione

Lazio

Il Pg della Cassazione, Tomaso Epidendio, ha chiesto la conferma delle condanne per i quattro carabinieri implicati nella morte di Stefano Cucchi. Sono imputati per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, condannati a 13 anni in Appello a Roma, il carabiniere Roberto Mandolini, condannato a quattro anni per falso, e per lo stesso reato il militare dell’Arma Francesco Tedesco

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LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE: DUE CARABINIERI CONDANNATI

Oggi udienza in Cassazione per il processo sulla morte di Stefano Cucchi in cui  sono imputati per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, condannati a 13 anni in Appello a Roma lo scorso 7 maggio, il carabiniere Roberto Mandolini, condannato a quattro anni per falso, e per lo stesso reato il militare dell’Arma Francesco Tedesco. "È un momento di grande tensione - dice all'Ansa il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo - che arriva dopo 150 udienze e 14 gradi di giudizio, 15 con oggi. Speriamo che venga messa fine a una verità giudiziaria che ormai tutti sappiamo ed è ora che venga affermata in modo definitivo".

In parallelo si avvia alla conclusione anche il processo ter sui depistaggi avvenuti, secondo l’accusa, ad opera dei carabinieri, la cui sentenza è prevista per il 7 aprile.

Ilaria Cucchi: "Fiducia nella giustizia non sia delusa"

"Questa vicenda processuale ha restituito fiducia e speranza a tante persone: spero che questa fiducia non venga delusa". Lo ha detto Ilaria Cucchi, entrando in Cassazione con l'avvocato Fabio Anselmo. "Ho fiducia e speranza nella giustizia e non dimentico mai che l'Arma dei Carabinieri non è uguale alle persone che oggi la Cassazione sta valutando e nemmeno a quelle che valuterà il 7 aprile nel processo per i depistaggi: ho il diritto, per me e i miei figli, di continuare a credere nei carabinieri", ha poi aggiunto. "E' una vicenda estenuante, siamo stremati ma siamo arrivati fin qui e abbiamo fiducia nella verità", ha dichiarato invece il legale.

La richiesta del Pg della Cassazione

La Cassazione dovrà decidere le pene definitive per i quattro militari. Il Pg della Cassazione, Tomaso Epidendio, ha chiesto di confermare le condanne per omicidio preterintenzionale nei confronti di Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro e la relativa pena a 13 anni di reclusione, così come la condanna a 4 anni per falso nei confronti del maresciallo Roberto Mandolini. Da confermare anche la responsabilità per stesso reato per Francesco Tedesco, ma solo per lui il Pg ha chiesto l'annullamento con rinvio in relaziona al trattamento sanzionatorio. Un appello bis potrebbe diminuire l'entità della pena per Tedesco (due anni e sei mesi), se ricevesse la concessione delle attenuanti generiche. Tedesco con le sue dichiarazioni aveva fatto luce sul quanto avvenuto nella caserma Casilina la notte dell'arresto di Cucchi. Nel verdetto di Appello i giudici avevano confermato le aggravanti dei futili motivi: "Le violente modalità con cui è stato consumato il pestaggio ai danni dell'arrestato, gracile nella struttura fisica, esprimono una modalità nell'azione che ha 'trasnodato' la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta alla esecuzione del fotosegnalamento".

Pg: "Pestaggio fu punizione corporale di atroce gravità"

"Fu una via crucis notturna quella di Stefano Cucchi, portato da una stazione all'altra", ha sottolineato in aula il Pg della Cassazione, "e tutte le persone che entrarono in contatto con lui dopo il pestaggio sono rimaste impressionate dalle condizioni del Cucchi: si tratta di un gran numero di soggetti tra i quali infermieri, personale delle scorte, detenuti, agenti di guardia. Davvero si può ritenere che questo numero impressionate di soggetti abbia congiurato contro i carabinieri?". Il Pg ha poi sottolineato che "si tratta di soggetti professionalmente preparati che si trovano ad affrontare una reazione prevedibile, e nemmeno delle più eclatanti, durante il fermo di Stefano Cucchi che rifiuta di sottoporsi al fotosegnalamento". Per il magistrato il pestaggio attuato dai carabinieri nella caserma Casilina "è stato una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da una evidente mancanza di proporzione con l'atteggiamento non collaborativo del Cucchi". Per questo, il Pg ha chiesto la conferma dell'aggravante dei futili motivi per gli imputati.

L'udienza

E' stata respinta dalla Cassazione la richiesta di rinvio dell'udienza avanzata dai secondi difensori di due imputati per motivi legati al Covid. L'udienza ha preso il via con la relazione introduttiva, presente in aula, Ilaria Cucchi. A causa delle misure contro il Covid, i cronisti sono tenuti fuori dall'aula.

La storia

La vicenda di Stefano Cucchi inizia nella serata del 15 ottobre 2009, dieci anni fa, quando viene arrestato perché trovato in possesso di droga. Stefano è un geometra 31enne di Roma e viene fermato dai carabinieri nel parco degli Acquedotti: viene trovato in possesso di 20 grammi di hashish, di cocaina e di alcune pastiglie per l'epilessia di cui soffriva. Viene portato in caserma e viene disposta per lui la custodia cautelare in carcere. Sette giorni dopo muore all’ospedale Pertini. È l’inizio di una complessa vicenda giudiziaria, due processi e un terzo troncone separato, e di una lunga ricerca della verità, portata avanti soprattutto dalla sorella di Stefano, Ilaria Cucchi.

I fatti: così è morto Stefano Cucchi

Il giorno dopo il fermo di Stefano Cucchi, viene convalidato l’arresto e il 31enne viene processato per direttissima. Il giudice dispone che Cucchi rimanga in custodia cautelare nel carcere di Regina Coeli, in attesa di un’udienza che si sarebbe dovuta tenere il mese successivo, a novembre 2009. Già alla fine dell’udienza per la convalida dell’arresto le condizioni di salute di Cucchi sono abbastanza preoccupanti e per questo viene fatto visitare dal medico del tribunale. Dopo l’ingresso in carcere viene visitato nell’infermeria di Regina Coeli, che dispone un immediato trasferimento al pronto soccorso del Fatebenefratelli per degli accertamenti. Cucchi rifiuta però il ricovero e torna in carcere. Il giorno dopo, le sue condizioni di salute sono sempre più preoccupanti e viene sottoposto ad altre visite, fino al ricovero nel reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini, dove Stefano muore il 22 ottobre. Al momento del decesso pesa 37 chili. In sei giorni la famiglia non riesce mai a vederlo.

Le foto choc

Il 29 ottobre 2009 viene convocata una conferenza stampa dall’associazione “A Buon Diritto”. Ai presenti viene distribuita una cartella contenente alcune foto scattate prima dell'autopsia di Stefano, che erano state inviate dai familiari del ragazzo all’associazione. Le foto sono diventate tristemente famose: il corpo magrissimo, ematomi sul viso, un occhio aperto e uno chiuso, un livido nero sul coccige e vari segni sul corpo.

Avvocati della famiglia Cucchi: "Morte causata da pestaggio e lesioni"

“Se si sottraggono il pestaggio e le lesioni dal percorso causale, non c’è alcun modo logico e scientifico di spiegare la morte di Stefano Cucchi”. È quanto si legge nella memoria degli avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni, legali di parte civile di Ilaria Cucchi e dei genitori di Stefano Cucchi, depositata nei giorni scorsi in vista dell’udienza in Cassazione.“La morte di Cucchi, per i legali di parte civile, “anche attraverso percorsi causali composti − persino quando complicati ad arte da chi voglia sfumare il nesso di causalità (con le ipotesi della morte per inanizione) − arriva inevitabilmente a trovare la sua causa scientifica, logica e, soprattutto giuridica, nel pestaggio e nelle lesioni”. Per Anselmo e Maccioni, “poiché seria è la gravità della condotta, intenso il dolo e deprecabile il comportamento successivo al reato tenuto dagli imputati, le attenuanti generiche non si possono concedere e vanno riconosciuti i futili motivi essendo provato che i due imputati dell’omicidio hanno pestato violentissimamente Stefano Cucchi traendo pretesto dal suo comportamento irrispettoso ma innocuo”.

Ilaria Cucchi in occasione del ricordo del fratello Stefano, in via Lemonia a Roma, per i 12 anni dalla morte, 22 ottobre 2021. ANSA/CLAUDIO PERI

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