Omicidio Mollicone, il medico legale in aula: “Serena conosceva l’assassino”

Lazio

Secondo il professor Ernesto D'Aloja, consulente nominato dalla Procura di Cassino, la ragazza è stata afferrata "all'improvviso al collo con la mano destra" e "sbattuta con violenza contro quella che ritengo essere senza dubbio una porta". La studentessa di Arce, uccisa nel 2001, "non ha avuto il tempo di difendersi, perché il corpo non presenta segni di colluttazione"

"Serena Mollicone conosceva il suo assassino, che l'ha afferrata all'improvviso al collo con la mano destra e poi l'ha sbattuta con violenza contro quella che ritengo essere senza dubbio una porta. La ragazza non ha avuto il tempo di difendersi, perché il corpo non presenta segni di colluttazione". A dirlo è il professor Ernesto D'Aloja, consulente nominato dalla Procura di Cassino, che nel tardo pomeriggio di ieri ha riferito davanti alla Corte d’Assise quanto emerso dagli accertamenti svolti sugli organi della studentessa di Arce. "I tessuti muscolari evidenziano ecchimosi solo lungo il lato contro il quale ha sbattuto la testa e il resto del corpo, segno questo che è stata un'azione repentina e inaspettata". Il medico legale, che non ha saputo dare una spiegazione alla sparizione degli organi appartenuti alla donna e avvenuta nel corso degli anni, ha poi spiegato che Serena Mollicone è deceduta nel primo pomeriggio di venerdì 1 giugno 2001. Nel corso dell'udienza sono state proiettate le foto scioccanti dell'autopsia. Immagini che hanno indotto l'avvocato Dario De Santis, difensore storico della famiglia Mollicone, a uscire dall’aula in preda alla commozione. (ARMA DEI CARABINIERI PARTE CIVILE)

Le dichiarazioni dello zio

Nel corso dell'udienza è stato poi ascoltato il maresciallo del Ris che ha effettuato il rilevamento delle impronte digitali. Il militare ha confermato che non è stata trovata traccia di nessuno degli imputati. A questo proposito è intervenuto rilasciando una dichiarazione all’AGI, Antonio Mollicone, zio di Serena: "L'udienza - ha dichiarato - ha fatto emergere un dato sconcertante e cioè che le impronte digitali rilevate non sono state inviate direttamente ai Carabinieri del Ris, che avrebbero dovuto compararle in laboratori specializzati, ma questa a svolgere questa operazione in quegli anni sono stati gli stessi carabinieri di Frosinone. Il dubbio - ha proseguito - è che anche in questo possa esserci stato un depistaggio certo non lascia spazio ad altre spiegazioni. Inoltre devo precisare che tutta la nostra famiglia, sin dalle ore successive al ritrovamento del corpo della nostra Serenella, si è sottoposta alla comparazione delle impronte digitali. Dico questo - ha poi concluso - perché mi sembra che la difesa degli imputati stia buttando fumo negli occhi quasi a voler lasciar intendere che dietro la morte di mia nipote possa esserci altro".

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