Roma, il 28 ottobre riapre l’area archeologica dell’Arco di Giano

Lazio

Il sito dal 30 ottobre sarà aperto una volta a settimana gratuitamente. Alla presentazione per la riapertura, il 28 ottobre, andrà in scena “Nu-Shu. Le parole perdute delle donne”, una action in nove minuti di Raffaele Curi, che affronta il tema del femminicidio

Diventerà accessibile al pubblico gratuitamente l’area archeologica dell’Arco di Giano, a Roma, un sito tra i più antichi e importanti dell’antica Caput Mundi. In precedenza fruibile solo con visita guidata a pagamento, dal 30 ottobre sarà aperto una volta a settimana gratuitamente. Per la riapertura, la Soprintendenza speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma si è affidata alla forza creativa della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, con uno spettacolo, in scena giovedì 28 ottobre alle 21.15 e alle ore 21.45, che affronta il tema del femminicidio. Si tratta di “Nu-Shu. Le parole perdute delle donne”, una action in nove minuti di Raffaele Curi. La Cancellata dell’Arco di Giano sarà aperta al pubblico ogni sabato a partire dal 30 ottobre.

L'Arco di Giano

L'Arco di Giano al Velabro è un monumento di grande fascino e importanza al centro della Roma più antica. L'Arco, che fu interdetto al pubblico dopo l'esplosione dell'ordigno mafioso davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, riapre grazie a un accordo stretto dalla Fondazione Alda Fendi - Esperimenti con la Soprintendenza speciale di Roma.

L'evento

Un incontro tra archeologia, arti performative e impegno sociale: l’action infatti è, nelle intenzioni di Raffaele Curi, una “carezza per le donne”, un atto di denuncia della violenza nei confronti delle donne, un invito a ritrovare la propria voce per denunciare ogni sopruso e un monito a educare le nuove generazioni fin dalla più tenera età, per scardinare la catena dell’odio nascosta dietro un’idea malsana di amore. La partecipazione all’action è gratuita, nel rispetto della normativa anti-covid.

Il Nu-Shu

Il Nu-shu è l’unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto sviluppato in Cina, tanto tempo fa, dalle donne del popolo Yao, nella provincia dello Hunan, e da loro gelosamente custodito e tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini. Cantato nelle riunioni delle donne in cucina o ricamato sui vestiti come una decorazione, il Nu-shu è un atto di ribellione alle imposizioni di una società maschilista che esclude le donne dalla vita pubblica e di riappropriazione di uno spazio vitale di esistenza che fa della parola uno strumento di libertà e di liberazione dall’uomo. I temi della presa di parola e dell’autodeterminazione delle donne sono al centro dell’action di Raffaele Curi, che lancia un accorato invito a scardinare le logiche opprimenti della violenza di genere, al di là dei secoli e delle culture.

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