Il 16 ottobre l'ex commissario per l'emergenza Covid, che è accusato anche di peculato, è stato ascoltato dai pm della Capitale. Per l'accusa di corruzione è stata chiesta l'archiviazione
Domenico Arcuri, ex commissario per l'emergenza Covid, è indagato per abuso d'ufficio e peculato nell'ambito dell'indagine sulle forniture di mascherine durante la prima fase della pandemia. L'inchiesta coinvolge, tra gli altri, gli imprenditori Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. L'ex capo della struttura commissariale era stato iscritto anche per il reato di corruzione, fattispecie per la quale i pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno sollecitato l'archiviazione.
L'interrogatorio di Arcuri
Il 16 ottobre Arcuri è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma. Secondo quanto riferisce l'ufficio stampa dell'ex commissario "è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l'Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall'origine dell'indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto".
Sequestrate 800 milioni di mascherine: "Pericolose per la salute"
Contestualmente all'inchiesta, su diposizione della Procura di Roma sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina risultate "non regolari". L'attività di sequestro è stata svolta presso la struttura commissariale nazionale e alcune di quelle regionali. "L'esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati - scrive la Procura di Roma nel decreto di sequestro -, compiuto tanto dall'Agenzia dogane di Roma" che da "consulenti nominati" dai pm ha dimostrato che "gran parte" dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro "non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En" e "addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute". I Dpi in questione, sia mascherine chirurgiche che Ffp2 e Ffp3 o Kn95, non hanno passato gli esami all'"aerosol di paraffina" ed "aerosol al cloruro di sodio".
"Necessario sequestrate dispostivi di protezione attualmente giacenti"
Nel decreto di sequestro i magistrati scrivono che "appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispostivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate - potenzialmente inidonee o pericolose - non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l'accertamento di idoneità".