Vaticano, mandato d'arresto per broker coinvolto nella vendita del palazzo a Londra

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La richiesta arriva dal gip di Roma, che ha anche disposto la misura interdittiva del divieto di esercitare la professione di commercialista per Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti accusati dalla procura di emissioni di fatture false

Mandato di arresto per Gianluigi Torzi, il broker finanziario coinvolto nella compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra per la quale è sotto inchiesta da parte della giustizia vaticana che gli ha contestato profitti illeciti per 15 milioni. Oltre alla richiesta di arresto per Torzi, il Gip di Roma ha disposto la misura interdittiva del divieto di esercitare la professione di commercialista per Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti accusati dalla procura di emissioni di fatture false. (LA TRUFFA A SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSO)

Le indagini

Le indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Roma, scaturite dalla richiesta del Promotore di Giustizia del Vaticano, hanno permesso di ricostruire come parte dei 15 milioni di euro bonificati a due società inglesi di Torzi siano stati utilizzati per acquistare azioni di società quotate in Borsa per un importo di oltre 4,5 milioni. Azioni che gli hanno consentito, dopo pochi mesi, di conseguire guadagnare oltre 750.000 euro. I soldi sarebbero anche stati utilizzati per ripianare il debito di 670.000 euro di altre due aziende allo stesso riferibili. Gli investigatori hanno poi ricostruito un giro di fatture false, non collegato all'operazione di Londra, realizzato da Torzi e Capizzi (accusato anche di autoriciclaggio) con i commercialisti di riferimento del gruppo Camalò e Del Sette per frodare il fisco.

Il gip: “Allarmante la facilità di azioni fraudolente”

“È assolutamente concreto e attuale il pericolo di reiterazione dei delitti della stessa specie di quelli per cui si procede da parte degli indagati". È quanto scrive il gip di Roma Corrado Cappiello, nell'ordinanza. "Appare evidente che Torzi, con la collaborazione attiva di prestanome e di tecnici di fiducia, si serva di numerose società, operanti anche all'estero, come schermo per la propria attività imprenditoriale, in gran parte basata sull'elusione fiscale, provvedendo al reimpiego dei proventi illeciti in speculazioni finanziarie". Per il giudice è "allarmante la facilità con cui Torzi e i suoi collaboratori siano riusciti a organizzare le operazioni fraudolente, individuando e sostituendo in brevissimo tempo le società da utilizzare per l'emissione e l'utilizzo delle fatture false, necessarie per riscuotere un cospicuo credito personale, celato da fittizi contratti di consulenza, predisposti da professionisti, anche attraverso la falsa retrodatazione della variazione del codice Ateco".

“Necessario il carcere”

"Oltre al procedimento penale pendente presso lo Stato della Città del Vaticano nel quale è stato recentemente tratto in arresto, Gianluigi Torzi, gravato da precedenti di polizia per abusiva attività finanziaria, truffa, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, è indagato anche per fatti di bancarotta fraudolenta, propria ed impropria, nell'ambito del gruppo Tag Comunicazioni”, scrive ancora il gip. "Pertanto, nei confronti di Torzi, tenuto conto della gravità dei fatti, del ruolo rivestito dallo stesso, nonché delle pendenze a suo carico, è assolutamente necessaria - scrive il gip - l'adozione della misura custodiate sollecitata dal pm, stante la palese inadeguatezza di altre più gradate: in particolare, appare evidente che l'indagato, anche in caso di sottoposizione agli arresti domiciliari, possa perpetrare ulteriori analoghe condotte delittuose, seguendo i medesimi schemi oramai collaudati e continuando a servirsi di prestanomi e di professionisti anche per inquinare l'attività di ricerca delle prove (di tipo prettamente documentate)”.

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