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Roma, Campidoglio cambia norme: privacy per feti sepolti

Lazio

Secondo quanto riferisce la presidente della commissione pari opportunità, Gemma Guerrini, la delibera prevede che sulle sepolture sia apposta una targhetta con un semplice numero, collegato a un registro cimiteriale che rimanda ai dati della donna

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Dopo la polemica sulle sepolture dei feti abortiti a Roma il Campidoglio ha elaborato una delibera per tutelare la privacy. Secondo quanto riferisce la presidente della commissione pari opportunità, Gemma Guerrini, la delibera prevede che sulle sepolture sia apposta una targhetta con un semplice numero, collegato a un registro cimiteriale che rimanda ai dati della donna.

Il caso del cimitero dei feti al Flaminio con il nome delle madri sulle croci era scoppiato qualche mese fa, quando alcune donne che avevano abortito avevano visto il loro nome scritto sulle sepolture al cimitero Flaminio di Roma.

La delibera

La delibera, che ora dovrà percorrere l'iter consiliare, "va a sopperire al vuoto normativo presente nell'articolo 70 del DPR n.285/1990 - spiega Guerrini - recante Regolamento di Polizia Mortuaria il quale, al comma 2, impone di applicare sul cippo una targhetta di materiale inalterabile con indicazione del nome e del cognome e della data di nascita e di morte del defunto, senza tuttavia nulla specificare circa le sepolture dei feti". La proposta, elaborata in collaborazione con Ama, "amplia le prescrizioni contenute nell'articolo 4 del Regolamento comunale di Polizia Cimiteriale approvato nel 1979 e aggiornato nel 2004, - aggiunge la consigliera - statuendo l'istituzione di un'apposita sezione del registro cimiteriale contenente i dati relativi ai permessi di trasporto e seppellimento rilasciati dall'unità sanitaria locale, nel quale sono riportati i dati relativi alla genitrice collegati a un codice alfanumerico". Tali dati saranno "in ogni caso secretati" dal momento che, anche "quando la domanda di inumazione non sarà presentata dai parenti e non verranno indicate le modalità con cui procedere, si apporrà una targhetta di identificazione contenente soltanto il codice alfanumerico corrispondente al numero progressivo di registro cimiteriale in cui sono riportati i dati anagrafici della genitrice". La nuova modalità secondo Guerrini "consentirà di garantire la massima tutela possibile della privacy delle gestanti e, al contempo, di dare piena attuazione alle prescrizioni contenute nell'articolo 70 del Regolamento di Polizia Mortuaria".

Oltre a ciò, ha aggiunto la consigliera, "sarà mia cura sottoporre al voto dell'Aula Giulio Cesare una mozione volta a impedire nell'immediato l'ulteriore apposizione dei nomi delle gestanti non consenzienti sulle sepolture dei prodotti abortiti e a disporre la rimozione di quelli già apposti, oltre all'eliminazione dei simboli religiosi, non confacenti al carattere laico dello Stato italiano".

La donna che denunciò il fatto: "Privacy? Resta questione dei diritti"

"Come sapevamo si è tutto ridotto a una questione di privacy - ha scritto su Facebook la donna che per prima denunciò la vicenda parlandone sui social -. Io ho partecipato come ospite e ho chiesto di intervenire specificando che ho deciso di denunciare pubblicamente quello che a mio avviso era un vero e proprio abuso, non solo in tema di privacy ma anche in tema di diritti, diritti delle donne". "In quei campi del Flaminio sono stati inumati materiali abortivi non solo provenienti da interruzioni spontanee ma anche provenienti da interruzioni volontarie di gravidanza nel secondo trimestre - aggiunge -. Parliamo quindi di diritti di donne che, come me, hanno usufruito di una legge dello Stato, la legge 194 che tutela la salute della donna e il suo anonimato. Quindi stiamo considerando il materiale abortivo giuridicamente un defunto? E' lecito pensare che tutto ciò potrebbe essere pericoloso e potrebbe in qualche modo minare in alcuni punti la 194 stessa? Nessuno ha parlato dei diritti di scelta delle donne. Diritto di decidere se il proprio materiale abortivo debba essere sepolto e in che modalità. Diritto a essere correttamente informate e diritto a non vedersi sempre scavalcate da leggi che addirittura consentono entro le 24 ore dall'espulsione anche 'ai parenti o a chi per essi' di decidere se procedere o meno con sepoltura ed esequie dei feti abortiti. Anche questa - conclude - è violenza sulle donne".