Roma, vicepreside contro le minigonne a scuola: “Ai prof cade l’occhio”. È polemica

Lazio

“I nuovi banchi non sono ancora arrivati, sedute sulle sedie si vede troppo”, ha argomentato la vice dirigente scolastica del liceo Socrate. “I nostri corpi non possono essere oggettificati”, la replica delle studentesse sui social

Niente minigonne al liceo Socrate di Roma altrimenti “ai prof gli cade l’occhio”. È questa la motivazione con cui la vicepreside dell’istituto in zona Garbatella ha sconsigliato alle ragazze di indossare le gonne corte, sostenendo che, non essendo ancora arrivati i nuovi banchi, "sedute sulle sedie si vede troppo”. La vicenda, riportata da alcuni quotidiani nazionali, ha subito scatenato molte polemiche, in primis da parte delle stesse liceali, che giovedì si sono presentate in classe proprio in minigonna. “Non è colpa nostra se gli cade l’occhio”, hanno scritto su un cartello esposto a scuola e condiviso sui social. A seguito di tutto questo, il ministero dell'Istruzione, tramite l'Ufficio scolastico regionale del Lazio, ha chiesto un approfondimento sulla vicenda.

“I nostri corpi non possono essere oggettificati”

A partire dal primo giorno di scuola, la vicepreside avrebbe detto a diverse studentesse “che non era il caso di vestirsi in quel modo perché a ‘qualche professore poteva cadere l’occhio’”, racconta un’alunna del liceo al Corriere della Sera. In poco tempo, la polemica è uscita dai corridoi della scuola per approdare sui social. “I nostri corpi non possono essere oggettificati, non ci possiamo prendere la colpa per gli sguardi molesti dei nostri insegnanti”, si legge in uno dei tanti commenti postati sotto la foto che ritrae un gruppo di studentesse con le gambe scoperte all’esterno dell'istituto.

TOPSHOT - High school students wait for the start of a 4 hours philosophy dissertation, that kicks off the French general baccalaureat exam for getting into university, on June 18, 2018 at the lycee Fresnel in Caen, Normandy. (Photo by CHARLY TRIBALLEAU / AFP)        (Photo credit should read CHARLY TRIBALLEAU/AFP via Getty Images)

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Il cartello condiviso sui social

Il caso in Francia

Il caso del liceo Socrate segue di qualche giorno una simile polemica scoppiata in Francia, dove diversi studenti si sono ribellati al codice di abbigliamento imposto dagli istituti scolastici perché giudicato “sessista”. Anche in questo caso ha preso rapidamente piede un tam-tam social, con gli hashtag #lundi14septembre e #liberation14 per invitare studenti e studentesse a presentarsi in classe vestiti a loro piacimento. “Basta vestirsi normalmente e tutto andrà bene”, il commento del ministro dell'Educazione, Jean-Michel Blanquer.

Associazione Presidi: “Motivazione non condivisibile”

"È ovvio che le studentesse e gli studenti debbano frequentare le lezioni con un abbigliamento decoroso, in segno di rispetto verso l'Istituzione che la scuola rappresenta e verso sé stessi. Non è però condivisibile che la motivazione posta alla base di tale doverosa condotta faccia riferimento a un ipotetico e deprecabile voyeurismo dei docenti (uomini). Docenti che, peraltro, svolgono un importante ruolo educativo", ha detto il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. "Si deve evitare - spiega il dirigente sindacale - che, a causa di un evidente e marginale incidente comunicativo, la categoria dei docenti sia percepita dall'opinione pubblica in maniera distorta e degradata e che il liceo Socrate venga erroneamente rappresentato come presidio di una cultura oscurantista. L'episodio dimostra, una volta di più, quanto sia fondamentale utilizzare le parole correttamente e consapevolmente".

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