Amico d'infanzia della vittima, è accusato del tentativo di acquisto di 15 chilogrammi di marijuana. Il gup di Roma ha così accolto la richiesta del pm Nadia Plastina, che contesta a Princi la violazione della legge sugli stupefacenti
È arrivata la prima condanna nella vicenda legata all’omicidio di Luca Sacchi, il giovane personal trainer ucciso lo scorso ottobre davanti a un pub nella zona di Colli Albani, nella Capitale (LA RICOSTRUZIONE). Il gup di Roma ha inflitto 4 anni di reclusione a Giovanni Princi, amico d’infanzia della vittima, accusato di aver tentato di acquistare 15 chilogrammi di marijuana. Il giudice Pier Luigi Balestrieri ha accolto la richiesta del pm Nadia Plastina, che contesta a Princi la violazione della legge sugli stupefacenti, ma ha fatto cadere però l'aggravante dell'articolo 80 sul tentativo di acquisto di una elevata quantità di droga. La procura aveva chiesto per lui 6 anni e 4 mesi di reclusione. Princi aveva chiesto e ottenuto il rito abbreviato.
Il processo
Ha preso via il 18 maggio, davanti alla corte d'assise di Roma, il processo a carico di cinque persone coinvolte nell'omicidio di Luca Sacchi. Tra gli imputati figurano la fidanzata della vittima, Anastasiya Kylemnyk (che si presenta al procedimento anche come parte offesa), Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due 20enni di San Basilio autori materiali dell'aggressione, Marcello De Propris, che consegnò l'arma del delitto, e il padre di quest'ultimo, Armando, accusato della detenzione della pistola.
Le indagini
L'indagine della Procura di Roma ha cristallizzato, di fatto, due fasi su quanto avvenuto il 23 ottobre: quella precedente allo sparo e quella successiva, ovvero la trattativa e ciò che successe dopo il tragico epilogo della fallita compravendita. Nella trattativa, tracciata in una serie di intercettazioni, per l'acquisto di droga Princi e Anastasiya (sotto processo nel troncone principale assieme a Del Grosso, Paolo Pirino, Marcello De Propris e il padre di quest'ultimo Armando) hanno, a detta degli inquirenti, un ruolo primario. Princi ha affidato il denaro alla ragazza di Sacchi perché "notoriamente le donne passano più inosservate - scriveva il gip nell'ordinanza di arresto - e vengono utilizzate frequentemente come corrieri nel traffico di sostanze stupefacenti". Ma era comunque lui a tirare le fila e, come scrive il Riesame, la sua attività di spaccio era svolta "in maniera professionale da molto tempo e con ampia disponibilità. Princi ha dimostrato scaltrezza e professionalità nelle precedenti vicende nelle quali è rimasto coinvolto" e ciò induce "a ritenere plausibile che - aggiungono i giudici - abbia avuto un ruolo se non di leader, di certo di promotore della trattativa e della conclusione dell'affare". Poche ore dopo i fatti, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, Princi commentò così quanto avvenuto al suo amico di infanzia: "Vabbè allora se è morto andiamo a farci una birra e un panino, che sto morendo di fame".