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Disposto l’obbligo di dimora a Sacrofano per Massimo Carminati

Lazio
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L’ex Nar coinvolto nell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, libero da ieri per decorrenza dei termini della carcerazione preventiva, non potrà spostarsi dal Comune in provincia di Roma

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La procura generale della Corte d’Appello di Roma ha disposto tramite un provvedimento l'obbligo di dimora (e il conseguente divieto di espatrio) per Massimo Carminati, l'ex Nar coinvolto nell'inchiesta "Mondo di Mezzo" e scarcerato ieri per decorrenza dei termini della carcerazione preventiva e tornato libero dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione. Carminati non potrà spostarsi dal Comune di Sacrofano, in provincia di Roma. 

Il provvedimento

L'obbligo di dimora sarebbe stato disposto anche sulla scorta di alcuni precedenti giudiziari di Carminati: "Sussiste il concreto pericolo di fuga". I giudici hanno motivato la decisione alla luce del fatto che "il giudizio di rinvio a carico di Carminati deve essere ancora celebrato e considerati i gravi reati di cui è chiamato a rispondere, i precedenti penali dello stesso e il tentativo già posto in essere in passato di fuggire all'estero per sottrarsi alla cattura, occasione nella quale venne gravemente ferito". A tal fine, "possono trovare applicazione le misure il coercitive richiesta della procura generale".
In particolare, il rocambolesco tentativo di fuga avvenuto il 20 aprile 1981, quando aveva 23 anni. Carminati fu catturato mentre tentava di passare il confine con la Svizzera. La Digos lo intercettò in provincia di Varese a bordo di un'auto: ne nacque un conflitto a fuoco, fu gravemente ferito ad un occhio e catturato. Fu quello il primo arresto per Carminati. L'ultimo invece proprio in una stradina di campagna di Sacrofano immortalato in un video allegato agli atti di Mondo di mezzo.

La scarcerazione dell'ex Nar

Il tribunale del Riesame ha accolto l'istanza del difensore Cesare Placanica. Nelle motivazioni del provvedimento, i giudici scrivono che "deve ritenersi che in relazione ai due capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell'appellante''.

Gli altri condannati eccellenti

Ora anche per altri condannati eccellenti si apre la partita della scadenza termini. Nel caso di Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e finito in carcere nel dicembre del 2014 (prima tornata di arresti), i termini sarebbero già scaduti. Buzzi si trova agli arresti domiciliari dal dicembre scorso e fino ad ora la difesa non ha presentato istanza di scarcerazione. In autunno, invece, scadranno i termini per i soggetti raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare nel giugno del 2015, tra cui l'ex consigliere regionale Luca Gramazio che potrebbe dunque essere scarcerato.

Il nuovo processo

Sempre dopo l'estate è previsto il nuovo snodo processuale del procedimento, dopo la sentenza della Cassazione che ha fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa, riconoscendo l'esistenza di due organizzazioni criminali distinte dedite anche alla corruzione di pubblici funzionari e amministratori locali. Non prima di settembre, infatti, sarà fissata l'udienza davanti alla corte d'Appello di Roma per il processo bis di secondo grado che dovrà rideterminare la pena per una ventina dei 32 imputati e il calcolo delle condanne così come disposto dalla Cassazione.

La situazione di Carminati e Buzzi

Per quanto riguarda Carminati e Buzzi, condannati nel primo processo d'Appello rispettivamente a 14 anni e 6 mesi e 18 anni e 4 mesi di reclusione, la pena dovrebbe essere sensibilmente abbassata anche alla luce della detenzione preventiva già fatta. Dal punto di vista tecnico la Cassazione, che ha depositato il 12 giugno scorso le motivazioni della sentenza con cui ha fatto cadere l'associazione mafiosa, invierà gli atti alla corte d'Appello che dovrà fissare una data e dare, come da norma, un preavviso di venti giorni alle parti. Un iter che farà slittare a dopo la pausa estiva l'udienza. Questione che verrà, infine, valutata in futuro è quella legata alla possibile richiesta di risarcimento da parte dei difensori per chi ha dovuto affrontare - è il caso di Carminati e Buzzi - una detenzione al regime di 41 bis per le accuse poi cadute di associazione di stampo mafioso.

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