Per la prima volta, dopo 26 anni, nella Capitale non ci sarà la parata che ogni giugno dal 1994 sfila per le strade del centro, con carri, balli e canti per rivendicare i diritti per la comunità Lgbtqia
Il coronavirus ferma anche Roma-Pride. Per la prima volta, dopo 26 anni, nella Capitale non ci sarà la parata che ogni giugno dal 1994 sfila per le strade del centro, con carri, balli e canti, per rivendicare i diritti per la comunità Lgbtqia.
Secci: “Il Roma Pride, con grande senso di responsabilità, si è fermato”
"Quest'anno il Roma Pride, con grande senso di responsabilità, si è fermato perché non era possibile chiamare i grandi numeri della nostra piazza garantendo la sicurezza per tutte e tutti", spiega Sebastiano Secci portavoce del Roma Pride e presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. "Il Pride - aggiunge - è contaminazione, sovrapposizione di spazi, di lotte, di esperienze e di vite. Dal 1994 andare al Roma Pride significa attraversare le strade della nostra città con le nostre musiche, i nostri carri ma soprattutto i nostri corpi e le nostre rivendicazioni. In piazza portiamo le nostre istanze sociali, politiche e culturali ma lo facciamo rivendicando anche un modo di manifestare il nostro orgoglio che appartiene, ormai da oltre 50 anni, alla comunità Lgbtqai internazionale". Secci spiega però che non poter "scendere in piazza non significa fermare le nostre lotte. La nostra comunità da decenni lotta e continuerà a farlo, perché noi da sempre lottiamo con orgoglio".
Il Pride 2020
"Da sempre, lottiamo con orgoglio" è proprio il claim della campagna di comunicazione. L'emergenza della Covid19, che ha travolto tutte e tutti, - spiegano in una nota gli organizzatori - ha messo in evidenza come durante il lockdown molte persone Lgbtqia abbiano dovuto sopportare ulteriori sacrifici e sofferenze causati dall'insufficienza, e spesso dall'assenza, di tutele legislative e politiche. "La comunità Lgbtqia - sottolineano - sapeva già cosa significasse lottare contro nemici invisibili che ti rinchiudono in casa e ti allontanano dalle persone che ami, che il nemico si chiami omolesbobitransfobia o Hiv, ed era già pronta a combattere. Per questo il Roma Pride ha scelto come testimoni della campagna di comunicazione sei persone della nostra comunità, una per ogni colore della bandiera rainbow, che con le loro storie uniche ma universali, anche durante il lockdown, hanno continuato a lottare con gli strumenti più potenti che abbiamo: la visibilità e la voglia di cambiare questo paese. Un medico, una studentessa, un rider, un'infermiera, un volontario, una attivista storica. Uomini gay, trans, pansessuali, donne queer, bisessuali, lesbiche che dietro una mascherina arcobaleno nascondono la felicità e la rabbia necessari a rendere l'Italia un paese migliore per tutte e tutti".