Così l'ex ambasciatore al Cairo: "Abbiamo profuso un grandissimo impegno, in raccordo con il governo, sin dai primi giorni della scomparsa di Giulio. Non abbiamo lesinato alcuno sforzo per la ricerca della verità"
Davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del ricercatore Giulio Regeni (LA VICENDA - CHI ERA), ha parlato Maurizio Massari, l'ex ambasciatore al Cairo: "Sin dai primi giorni dalla sua scomparsa non potei fare a meno di notare che c'era un contrasto tra gli ottimi rapporti con l'Egitto e l'elusività delle autorità egiziane sul caso nonostante le mie pressioni. Regeni non si era mai segnalato presso il nostro ufficio. Quindi, quando il 25 gennaio mandammo il warning a tutti i nostri connazionali al Cairo non lo ha potuto ricevere. Non sappiamo se sia stato informato dai suoi conoscenti italiani invece registrati". Poi Massari ha continuato: "Io personalmente e tutta l'ambasciata al Cairo abbiamo profuso un grandissimo impegno, in raccordo con il governo, sin dai primi giorni della scomparsa di Giulio. Non abbiamo lesinato alcuno sforzo per la ricerca della verità". Inoltre, "non ottenni dall'Egitto l'autorizzazione a visitare l'obitorio in cui si trovava Giulio Regeni quindi, di raccordo con Roma, mi recai lo stesso nella notte con un carabiniere. La scena del corpo di Giulio ha lasciato una traccia indelebile nella mia memoria".
"Egitto non ci informò della sua morte"
Massari ripercorre il 3 febbraio 2016, quando venne ritrovato il corpo senza vita del ricercatore friulano: "Non ne avemmo immediata notizia da parte delle autorità egiziane. Fu soltanto la sera di quel giorno durante un ricevimento in residenza in onore del ministro Guidi (in quei giorni in visita al Cairo, ndr) e degli imprenditori che il vice ministro per gli Affari europei del ministero degli Esteri, l'ambasciatore Zaki, mi informò ufficiosamente del ritrovamento di un corpo di un giovane che sarebbe stato corrispondente a quello di Giulio Regeni. Poco dopo, mi giunse notizia sul mio cellulare da una mia fonte egiziana non istituzionale dell'American University del Cairo che mi informava che era stato effettivamente ritrovato il corpo di Giulio Regeni". Da quel momento, come racconta Massari stesso, l'ex ambasciatore al Cairo consigliò al ministro Guidi "di richiedere immediatamente alle autorità egiziane conferma ufficiale della morte di Giulio Regeni e spiegazioni delle circostanze del suo decesso. Considerando che soltanto poche ore prima il nostro ministro aveva avuto rassicurazioni dal presidente Sisi. Ricordo che mi rivolsi immediatamente e con insistenza oltre che al rappresentante del ministero degli Esteri egiziano presente al ricevimento anche, telefonicamente, agli altri interlocutori egiziani incluso gli uffici del presidente. Non avendo avuto riscontro di questa richiesta di ufficializzazione della morte del nostro connazionale e delle spiegazioni sulle circostanze, suggerii al ministro Guidi di annullare il ricevimento e interrompere la visita. Ritenevo che continuare un evento sociale e una missione di business quando un cittadino italiano era appena stato ritrovato morto in circostanze misteriose - con le autorità egiziane che con ambiguità e imbarazzo rifiutavano persino di ufficializzare la notizia - fosse incompatibile in primo luogo con il rispetto per la vita di Giulio e per i suoi familiari. E poi dell'Italia stessa".
"Vicinanza ai genitori di Giulio"
Massari ha voluto ribadire la "vicinanza ai genitori di Giulio che hanno dimostrato in questa tragica vicenda un coraggio e una forza d'animo eccezionali. La sparizione di un promettente e giovane ricercatore italiano è una perdita oltre che per la sua famiglia per l'Italia. Ma Regeni era anche e soprattutto, visto il suo background accademico un cittadino europeo. La sua tragica fine riguarda anche l'Europa. L'Unione europea è stata diverse volte interessata sul caso, su impulso delle autorità italiane, e dovrà mantenere alta l'attenzione".