Coronavirus, presidi di Roma: "Attendiamo Miur, non sostituiamo Asl”

Lazio
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

Il presidente dell'Associazione, Mario Rusconi, spiega che "non bisogna creare allarmismo" in quanto "la situazione tutto sommato sembra sotto controllo"

"Aspettiamo la circolare del ministero dell'Istruzione - afferma il presidente dell'Associazione Presidi di Roma e membro del consiglio nazionale, Mario Rusconi, intervenendo sull'emergenza Coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - LA MAPPA DELLA DIFFUSIONE)-. Come presidi abbiamo già allertato genitori, studenti e insegnanti affinché, nel caso notassero qualcosa di particolare, sia allertata la Asl. In tutte le scuole gli insegnanti stanno già dando alcune indicazioni di profilassi come suggerito e da parte dei presidi c'è la massima collaborazione, ma non possono sostituirsi alle Asl".

"Non bisogna creare allarmismo"

Rusconi spiega che "non bisogna creare allarmismo" perché "la situazione tutto sommato sembra sotto controllo". Poi aggiunge: "I presidi non hanno a disposizione l'elenco di tutte le persone, non solo cinesi ma anche italiani, che sono state in Cina, cosa che invece potrebbe essere a disposizione del Governo tramite le ambasciate che devono rilasciare i visti. In sintesi, diciamo che la vigilanza deve essere fatta da parte delle Asl in modo particolare".

Asl Lazio: “I presidi ci contattino in caso di bisogno”

Se un preside ha nella sua scuola un bambino che torna dalle regioni cinesi considerate a rischio coronavirus deve informare il dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento, e a quel punto può scattare la procedura precauzionale indicata dal ministero della Salute: 14 giorni a casa con la famiglia, monitorando il possibile arrivo dei sintomi. Questo quanto si apprende dai dipartimenti di prevenzione delle Asl del Lazio, in queste ore impegnati nei controlli e nell'applicazione di quanto disposto dal governo. L'iter prevede che sia il preside a contattare il dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento. A quel punto il personale specializzato si reca nella scuola, per verificare se sussistano davvero i fattori di rischio. Se ci sono, la Asl prende contatto con la famiglia, va a casa sua e organizza a domicilio la 'sorveglianza sanitaria domestica'. Al bambino viene misurata la febbre due volte al giorno tenendo sott'occhio anche gli altri sintomi, e questo per i 14 giorni successivi all'uscita dalle aree di rischio. Le Asl forniscono anche alle famiglie che non ne disponessero il termometro e le mascherine. In caso di sintomi, si legge nella circolare, "viene avviato il percorso sanitario previsto per i casi sospetti".

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