La vicenda riguarda la nomina del fratello Renato a responsabile del dipartimento Turismo del Campidoglio. Lo stesso caso ha riguardato la sindaca Virginia Raggi, assolta nel novembre scorso dall'accusa di falso
Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma, è stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere per abuso di ufficio. La vicenda riguarda la nomina del fratello Renato, poi revocata, a responsabile del dipartimento Turismo del Campidoglio. Lo stesso caso ha riguardato la sindaca Virginia Raggi, assolta nel novembre scorso dall'accusa di falso.
Pm aveva chiesto due anni di reclusione
I giudici della ottava sezione penale hanno quindi accolto l'impianto accusatorio della procura di Roma. L'11 giugno scorso il pm Francesco Dall'Olio aveva sollecitato per Marra una condanna a due anni di reclusione. Nel dicembre scorso l'ex braccio destro di Virginia Raggi era stato condannato a tre anni e sei mesi per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco, risalente al 2013.
L'inchiesta sulle nomine
La vicenda è cominciata nel 2016, quando l'Authority anticorruzione, Anac, e la procura di Roma indagano sulla nomina di Renato Marra alla direzione turismo. È l'effetto di un esposto presentato il 14 novembre del 2016 dall'associazione dei consumatori Codacons, che chiedeva di accertare la possibile violazione dell'articolo 7 del codice di comportamento dei dipendenti pubblici, in vigore dal 2013 (“il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado”), ma anche responsabilità penalmente rilevanti quali il reato di abuso di ufficio. Per la magistratura, infatti, Raffaele Marra non fu un semplice esecutore delle direttive della sindaca, ma ebbe un ruolo più che attivo nella procedura, nonostante le ripetute assicurazioni di Virginia Raggi dell’assenza di interferenze di Marra. Per l’accusa di falso la sindaca Virginia Raggi, processata con rito immediato, è stata assolta il 10 novembre 2018 perché il fatto "non costituisce reato".