Casal Bruciato, contestata Raggi che difende la famiglia Rom. Di Maio irritato
LazioLa sindaca è stata poi scortata dagli agenti verso l'auto, che ha raggiunto a fatica. "Gli insulti non meritano risposta", il commento di Imcor, il capo famiglia. Il vicepremier Di Maio avrebbe accolto con irritazione l'iniziativa
La sindaca di Roma, Virginia Raggi, si è recata a Casal Bruciato, quartiere della Capitale, per far visita alla famiglia rom minacciata da alcuni abitanti della zona e da alcuni militanti di CasaPound. Un'iniziativa che sarebbe stata accolta con irritazione dal vicepremier Di Maio. Il primo cittadino inoltre è stato insultato dai manifestanti che circondano l'abitazione: "Buffona", "Non sei la nostra sindaca", "Vergognati" e "Lercia", sono solo alcune delle offese ricevute. "Schifosa", le ha addirittura urlato una donna. A Casal Bruciato, la Raggi ha incontrato la famiglia rom nella casa popolare che è stata assegnata loro. Con lei, c'erano alcuni vicini di casa, il direttore della Caritas diocesana di Roma, don Benoni Ambarus, e un delegato del vicariato, il vescovo ausiliare Giampiero Palmieri. Poi, quando è andata via, la sindaca è stata scortata dagli agenti, raggiungendo a fatica l'auto. La famiglia rom: "Da qui non ci muoviamo, ma i bambini hanno paura".
Le dichiarazioni della Raggi
"Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di far conoscere questa famiglia ad alcuni condomini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società nella quale si può continuare a vivere", lo sfogo della Raggi.
La reazione di Di Maio all'iniziativa della sindaca
Stando a quanto riferisce l'agenzia Ansa, l'iniziativa della sindaca di Roma è stata accolta con una certa irritazione dal vicepremier Luigi Di Maio, anche per la tempistica con cui Raggi, in un giorno particolarmente importante per il M5S al governo, ha scelto di mettere in campo la sua iniziativa.
La famiglia: "Gli insulti non meritano risposta"
"Gli insulti? Non meritano risposta". Così Imcor, il capo famiglia del nucleo di 14 nomadi assegnatari della casa, replica alle offese ricevute. "Loro ci hanno gridato di tutto, ma io non gli rispondo niente. Starò calmo fino alla fine", ha aggiunto. Imcor è irremovibile: "Rimaniamo qui, è casa nostra". La paura, però, è tanta: "Stiamo dentro casa con mia moglie e mia figlia, ora valutiamo cosa fare. Oggi i bimbi non sono andati a scuola perché hanno paura di uscire. Alcuni di loro li abbiamo portati da una mia cugina perché avevano paura", racconta. "Ci sentiamo malissimo - aggiunge il capofamiglia -. Abbiamo moltissima paura. Come facciamo a scendere in mezzo alla strada? Ora dobbiamo valutare. La sindaca ci ha detto 'questa è casa vostra, avete fatto domanda come gli italiani, come loro anche voi avete aspettato anni e anni'. Aspettiamo da circa 2 anni per questa casa".
Le proteste
"Noi siamo stanchi di tutto. E poi ci propinano pure sta cosa? Stiamo aspettando che riqualifichino questo posto. Loro (la famiglia nomade, ndr.) hanno fatto richiesta della casa popolare nel 2017, mentre ci sono persone che aspettano da anni. L'Europa non sa qui che cosa sta avvenendo, io mi sento prima romano e poi italiano". Lo ha detto un uomo, tra quelli che stanno protestando sotto la casa popolare assegnata alla famiglia di nomadi. "Io sono sposata e ho tre figli minori. È vergognoso che ci scavalchino nelle graduatorie", gli ha fatto eco un'altra donna. "Salvini, Salvini", il coro, invece, intonato da altre donne.