Cucchi, pm: "Partita giocata su spalle famiglia vittima. Alfano indotto a dire falso"

Lazio
Il generale Vittorio Tomasone durante l'udienza in cui è stato sentito come testimone (ANSA)

Il generale Tomasone, al vertice del Comando Provinciale dei carabinieri di Roma quando Cucchi morì, è stato chiamato a testimoniare da una delle parti civili. Fu lui a convocare una riunione con tutti i coinvolti nell'arresto

"In questa vicenda si è giocata una partita truccata, con carte segnate. Una partita giocata sulle spalle di una famiglia: qui c'è in gioco la credibilità di un intero sistema". Lo ha detto il pm Giovanni Musarò, in apertura di udienza del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale.

Negli atti dell'Arma anticipate le conclusioni dei medici

L'attività di depistaggio sulla morte di Stefano Cucchi iniziò il 26 ottobre del 2009, dopo un lancio dell'agenzia Ansa in cui Patrizio Gonnella e Luigi Manconi denunciano pubblicamente che Stefano Cucchi al momento dell'arresto stava bene e che non aveva segni sul volto, visti poi dal padre il giorno dopo nel processo per direttissima. "In atti interni all'Arma dei carabinieri, che risalgono al periodo compreso tra l'ottobre e l'inizio novembre del 2009, compaiono già le conclusioni a cui sarebbero giunti i medici legali nominati dalla Procura sei mesi dopo", e che indicavano come "responsabili del decesso solo i medici", continua il pm illustrando i nuovi documenti depositati in aula oggi, mercoledì 27 febbraio. Si tratta di una circostanza che il magistrato definisce "inquietante". "Già in quegli atti si affermava che non c'era un nesso di causalità tra le botte e la morte di Cucchi, che una delle fratture era risalente nel tempo, e che i responsabili del decesso erano solo i medici. Tutto ciò era stato scritto non solo quando i consulenti erano ben lontani dal concludere il loro lavoro, ma quando la Procura doveva ancora nominarli. Ciò lascia sconcertati". Il pm ha aggiunto inoltre che sulle annotazioni dello stato di salute di Cucchi si susseguirono "circostanze false che ritroveremo anni dopo nelle relazioni peritali del Gip e della prima Corte d'Assise".

Pm: "In nota dell'Arma anemia diventa anoressia"

"Ho risentito l'audio del processo per direttissima: Stefano Cucchi disse di avere l'anemia e l'epilessia. I carabinieri, nelle loro annotazioni a verbale, parlano invece di anoressia, dato non vero, che poi diventa sindrome da inanizione nel processo, cioè causa della morte". Il magistrato ha aggiunto inoltre che il comando provinciale dell'Arma nel 2016 ha scritto in un altro verbale che Cucchi a Tor Sapienza ebbe un attacco epilettico in due diverse occasioni. "Non è vero - dice il magistrato - perché il maresciallo Colicchio in servizio in quella caserma ce lo ha negato".

"Ministro Alfano indotto a dire il falso"

"A partire dal 26 ottobre del 2009 - aggiunge il pm - iniziano a pullulare richieste di annotazioni su ordine della scala gerarchica dell'Arma, comprese quelle false e quelle dettate. Cosa successe quel giorno? Il lancio di agenzia delle 15:38 scatena un putiferio. Dal Comando Generale dell'Arma partono richieste urgentissime di chiarimenti. E tutte queste annotazioni non servivano al pm ma all'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano che avrebbe dovuto rispondere al question time alla Camera". Il magistrato aggiunge che "il ministro, per paradosso, si limitò a riferire il falso su atti falsi". Secondo l'accusa, fu dunque inconsapevolmente indotto a riferire il falso. "Alfano nel corso del question time disse, tra l'altro, che Cucchi era stato collaborativo al momento dell'arresto, omettendo ogni passaggio presso la compagnia Casilina e che era già in condizioni fisiche debilitate quando venne fermato", aggiunge il pm in aula. "Da qui parte una difesa a spada tratta dell'Arma, e si traduce in una implicita accusa nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che avevano preso Cucchi in custodia per il processo". Musarò fa presente che in quel momento "il fascicolo dei pm Barba e Loy era contro ignoti, ma per un gioco del destino il 3 novembre del 2009, quando Alfano ha finito di rispondere all'interrogazione, nel pomeriggio compare davanti ai magistrati il detenuto gambiano Samura Yaya, che riferisce di aver sentito nelle camere di sicurezza del Tribunale una caduta di Cucchi. Dichiarazione che è stata ritenuta inattendibile con sentenza definitiva".

Generale Tomasone chiamato a testimoniare

Il generale Vittorio Tomasone, comandante interregionale a Napoli, è stato chiamato a testimoniare da una delle parti civili. Era stato proprio Tomasone, al vertice del Comando Provinciale dei carabinieri di Roma quando Cucchi morì, a convocare una riunione con tutti coloro che trattarono la vicenda relativa all'arresto del geometra, avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009. "Chiesi a tutti coloro che avevano avuto a che fare con la vicenda Cucchi di fare relazioni e di venire al comando da me per dire quello che avevano fatto, dal momento dell'arresto e fino alla consegna alla polizia penitenziaria: il motivo della riunione era anche quello di cogliere dal loro viso la reazione a quanto avevano scritto", ha detto Tomasone. "Seppi della morte di Cucchi dalle agenzie di stampa e da giornalisti che mi chiamarono".

La riunione

Da quella riunione emerse che "le condizioni fisiche generali di Cucchi non erano ottimali", ha detto il generale. "Un carabiniere che lo ebbe in custodia la notte dell'arresto disse che aveva avuto dolori e aveva chiesto l'intervento del 118. Proprio per questo decisi di ascoltare per scrupolo la telefonata con la quale fu chiesta l'ambulanza. Era un elemento importante". Poi, una seconda riunione tra ufficiali dell'Arma, il 15 novembre 2009, "con a tema aspetti organizzativi e due episodi: la vicenda Cucchi e la vicenda che riguardò l'ex presidente della Regione, Marrazzo. Riunioni come queste ci sono sempre state". L'arresto di Cucchi, per il generale Tomasone "era normale, come tanti altri".

Risultati parziali autopsia prima che fosse disposta, Tomasone: "Non ricordo"

Durante l'esame di Tomasone, il pm Musarò ha rilevato in aula una nota al Comando Generale, con i dati parziali dell'autopsia di Cucchi, che ancora non era stata terminata. Il 23 novembre fu disposta l'autopsia, il successivo 6 dicembre il medico incaricato auspicava la nomina di altri specialisti, "ma il primo novembre il generale Tomasone, in un atto indirizzato al Comando generale, scrive dei risultati 'parziali' dell'autopsia che ancora non era stata fatta", ha detto il pm. La risposta dell'ufficiale è stata: "Sul modo con il quale è stata assunta l'informazione non ricordo. Non ho memoria".

Roma: I più letti