Comuni, fasce demografiche e fuorisede: tutti i numeri del referendum

I referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno hanno spinto alle urne solo il 30,6% degli italiani aventi diritto di voto, e così nessuno dei quesiti ha raggiunto il quorum del 50% +1 dei voti necessario a renderli validi. Ma in quali città si è registrata l’affluenza più alta e quella più bassa? Come hanno votato donne e laureati? Quanti fuorisede hanno votato? Proviamo a rispondere a queste e altre domande. I comuni con l'affluenza più alta e più bassa Il quorum è stato raggiunto in soli 28 dei quasi 7.900 comuni italiani, 11 dei quali votavano anche per le elezioni comunali. Solo nei comuni di Rosello , Massello e Luras , tuttavia, si è registrata un’affluenza superiore al 60%. All’estremo opposto troviamo invece Platì, San Luca e Carvagna , dove si è recato alle urne meno del 7% degli elettori. In 268 comuni l’affluenza è stata inferiore al 15%. In nessuna provincia sì è raggiunto il quorum. Tra le città con più di 300mila abitanti, l’affluenza più alta è stata registrata a Bologna , seguita da Firenze , Torino , Genova , Milano , Roma , Napoli , Bari e Palermo . In generale, nei comuni più grandi si è votato di più rispetto a quelli più piccoli: nelle città con oltre 100mila abitanti l’affluenza media è stata del 35,5%, in quelle tra 30 e i 100mila abitanti del 31%, in quelle tra 10 e 30mila abitanti del 29,7% e in quelle fino a 10mila abitanti del 27,4%. Il divario, però è anche territoriale: nelle regioni del centro si è registrata l’affluenza media più alta , seguite da quelle del nord-ovest , del nord-est , del sud e infine delle isole . Questi dati mostrano un voto che rispecchia la distribuzione degli elettori di centrosinistra, concentrati maggiormente nelle regioni tradizionalmente “rosse” e negli agglomerati urbani più popolosi. Una tesi confermata dal fatto che nei comuni dove i partiti del centrosinistra erano andati meglio alle politiche del 2022 e alle europee del 2024, l’affluenza è stata generalmente più alta. Il voto nelle fasce demografiche Quasi in tutta Italia le donne hanno votato più degli uomini, con una differenza media di 2,1 punti percentuali. Solo in una provincia – quella di Taranto – l’affluenza tra gli uomini è stata maggiore rispetto a quella tra le donne, e di soli 0,4 punti percentuali. Lo scarto maggiore si è invece registrato a Nuoro, dove l’affluenza tra le donne è stata di 6,9 punti percentuali superiore a quella tra gli uomini. Il dato è interessante perché appena un anno fa, alle elezioni europee, in 91 province su 106 l’affluenza era stata maggiore tra gli uomini rispetto alle donne. Per quanto riguarda il tasso di istruzione, i comuni con una percentuale più alta di elettori laureati hanno registrato maggiore affluenza: in quelli con oltre il 20% di laureati si è recato alle urne il 36,7% degli aventi diritto di voto, in quelli dove i laureati sono tra il 15 e il 20% il 32,5%, in quelli dove sono il 10-15% il 29,1% e in quelli dove sono il 10% o meno il 25%. Discorso simile vale per gli stranieri, probabilmente attirati alle urne dal quesito sulla cittadinanza. Nei comuni con oltre il 15% di stranieri l’affluenza media è stata del 35,3%, in quelli con il 10-15% di stranieri del 32,1%, in quelli con il 5-10% del 29,7% e in quelli con il 5% o meno del 27,8%. Il voto dei fuorisede A richiedere di votare in un seggio diverso da quello di residenza per motivi di lavoro o studio sono stati 67.305 italiani, e di questi circa il 90% si è recato alle urne. Una percentuale superiore rispetto all'80% registrato alle elezioni europee, quando però potevano accedere a questa modalità di voto solamente gli studenti. Analizzando le sei province con il maggior numero di iscritti, si osservano tassi di partecipazione più elevati a Padova Bologna e Torino . Questo dato di partecipazione si riferisce tuttavia a un elettorato particolarmente motivato, costituito esclusivamente da persone che hanno completato una procedura attiva per poter votare in un luogo diverso da quello di residenza.

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