Due per mille ai partiti, come sarebbero cambiate le cifre con l'emendamento del governo
PoliticaIntroduzione
Prima i dubbi del Quirinale, poi lo stop all'emendamento al Decreto fiscale che riformava la ripartizione del due per mille ai partiti. Per il Colle le modifiche erano disomogenee rispetto al testo del decreto, che deve avere le caratteristiche di necessità e urgenza.
Con il suo emendamento il governo aveva l'obiettivo di cambiare la quota dell'Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti politici. La novità avrebbe ridisegnato l'intera disciplina, riducendo il contributo allo 0,2 per mille, ma stabilendo che anche la quota di chi non esplicita la scelta sarebbe andata comunque a sostenere i partiti.
Alla fine è arrivato l'ok a un emendamento che fa salire di tre milioni di euro solo per quest'anno il tetto stabilito per legge (25,1 milioni) delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del due per mille dell'Irpef. In sostanza, ai partiti verranno assegnati 3 milioni di euro in più per il 2024. Il testo approvato è quindi tornato nella versione originale presentata dall'opposizione.
Quello che devi sapere
L'emendamento sul due per mille
- La maggiore novità contenuta nell'emendamento del governo era rappresentata dal fatto che anche la quota del contribuente che non esprime la propria preferenza, cioè l'inoptato che oggi rimane nelle casse dello Stato, sarebbe andato a sostenere i partiti. Si allineava così il due per mille a quanto già avviene per l'otto per mille destinato alle confessioni religiose. "In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse", si leggeva nell'emendamento, che alzava anche il finanziamento della misura portandola a 42,3 milioni, dall'attuale tetto di 25,1 milioni
Per approfondire:
Decreto fiscale, stop del Quirinale all'emendamento sul 2 per mille ai partiti
Le cifre
- Dagli ultimi dati del Mef sul due per mille, ai partiti sono andati poco più di 24 milioni, con il Pd che ha raccolto circa il 30,45% del totale delle scelte e incassato poco più di 8 milioni, seguito da FdI (cui sono andati 4,8 milioni pari al 19,94% delle scelte) e M5s (1,8 milioni con il 10%)
Come cambierebbero le cifre per il Pd
- Sempre guardando ai singoli partiti, il Pd è da tempo quello che riceve più fondi dal due per mille. Quest'anno, sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2023, ha ottenuto i contributi di oltre 530mila contribuenti. Questo ha garantito un incasso da 8,1 milioni di euro. Che con le nuove regole, calcola Fanpage, sarebbero potutui diventare più di 12 milioni
Le cifre per Fratelli d'Italia
- Al secondo posto c’è Fratelli d'Italia con circa 350mila scelte a suo favore. I 4,8 milioni di euro che ha ricevuto sarebbero diventati quasi 8 milioni
Le cifre per il M5s
- Il Movimento 5 stelle, invece, ha raccolto 174mila scelte e sarebbe passato così da 1,8 milioni a quasi 4 milioni. Ma i pentastellati erano molto critici sull'emendamento: "Il governo da una parte taglia servizi ai cittadini e fondi alle imprese, porta la sanità al minimo di investimenti sul Pil degli ultimi 17 anni. Dall'altra di soppiatto vuole aumentare i fondi per i partiti, provando a far arrivare nelle loro casse anche le risorse che i cittadini non hanno scelto di destinare alle forze politiche. Il Movimento 5 Stelle si è opposto subito oggi a questa manovra indegna. A Palazzo Chigi hanno perso il contatto con la realtà", ha scritto Giuseppe Conte su X
Le cifre per la Lega
- E la Lega? Per il Carroccio 91mila scelte: il partito di Salvini sarebbe passato da 1,1 milioni a circa 2 milioni di euro
Le perplessità del Colle
- Il Colle però, sulle modifiche, aveva espresso perplessità. E sono diversi i motivi della contrarietà del capo dello Stato. Prima di tutto, la mancanza di omogeneità rispetto alle materie contenute nel provvedimento in discussione al Senato. Inoltre, una riforma del genere richiederebbe un provvedimento ad hoc e non una semplice disposizione contenuta in un emendamento a un decreto legge che ha delle caratteristiche particolari, in primis i requisiti di necessità e urgenza. Infine, il cambiamento proposto avrebbe avuto un impatto notevole sulle finanze pubbliche e su fondi che derivano dalle scelte dei cittadini. Secondo quanto si è appreso ieri, il Quirinale avrebbe reso note le sue perplessità, e le difficoltà che avrebbe avuto a firmare il provvedimento, alla presidenza del Senato dove appunto si trova il decreto fiscale
Per approfondire:
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