Canone Rai, prosegue lo scontro nella maggioranza. Il dl fiscale è bloccato

Politica

Introduzione

Il nodo sul taglio del canone Rai sta provocando un braccio di ferro interno alla maggioranza che tiene in stallo i lavori sul dl fisco. Domenica a casa di Giorgia Meloni si è tenuto un vertice tra gli alleati del centrodestra, per discutere soprattutto della manovra. Con i suoi ospiti, secondo i meloniani, la presidente del Consiglio avrebbe dispensato parecchi "vedremo", di fronte alle richieste dalle coperture finanziarie incerte.

Martedì c'è stato un nuovo slittamento sul decreto fiscale in discussione in commmissione Bilancio al Senato: i lavori riprendono stamattina dall'articolo 1, proprio il punto del provvedimento sul quale la Lega ha presentato l'emendamento sulla Rai

Quello che devi sapere

La Lega chiede il taglio del canone

  • La settimana è ricominciata quindi con la Lega che continua a insistere sulla riduzione del canone Rai, anche magari più contenuta dei 20 euro di un anno fa. Il leader Matteo Salvini vuole confermare il taglio del canone da 90 a 70 euro applicato nel 2024, mentre per ora il disegno della legge di Bilancio per il 2025 non tocca l’argomento. La proposta, si ragiona in ambienti della maggioranza, non sarebbe vista di buon occhio neanche dalla premier. Che se cedesse dovrebbe poi fronteggiare la pretesa di FI di compensazioni su altri capitoli. Il partito di Giorgia Meloni, salvo nuove sorprese, sarebbe però pronto a votare assieme ai leghisti.

Per approfondire: Canone Rai, possibile taglio a 70 euro: cosa prevede l'emendamento della Lega

“FI resta contraria al taglio del canone Rai”

  • Martedì mattina il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, ha ribadito: “Noi siamo contro, da sempre l'abbiamo detto con trasparenza". Quella del canone Rai, ha spiegato, "è una partita di giro, perché si danno 430 milioni di soldi pubblici alla Rai facendo risparmiare 1.20 euro al mese al cittadino. Riteniamo che fare questa cosa sia una partita di giro quindi siamo serenamente contrari". Anche il ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha espresso identica posizione

Emendamento accantonato?

  • Dato l'impasse, sembra che alla fine l'emendamento della Lega - inserito nel dl fiscale - potrebbe essere per il momento accantonato, per poi venire ripreso quando la questione entrerà nel vivo con l'esame delle proposte di modifica alla Manovra alla Camera. Questa, riferiscono più fonti di maggioranza, è l'ipotesi su cui si ragiona a livello di gruppi parlamentari e di governo

L’acconto Irpef

  • Sul tavolo ci sono anche altri temi. Come gli emendamenti, sempre della Lega, che propongono anche per quest’anno il rinvio a gennaio 2025 dell’acconto Irpef di novembre 2024 per le partite Iva (allargando la platea di beneficiari) e la rateizzazione (fino a maggio) dello stesso

Le parole di Giorgetti

  • Sul tema ha glissato Giancarlo Giorgetti, il leghista ministro dell'Economia che dal vertice di maggioranza ha ricevuto il mandato di "valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell'ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi". "Gli incarichi difficili - ha commentato Giorgetti - sono sempre quelli del Ministero dell'Economia e delle Finanze"

Cambia il 2Xmille, sale il contributo ai partiti. Ma il Colle dice no

  • Si va poi verso una riforma del finanziamento ai partiti. Un emendamento riformulato dal governo, che riscrive due proposte al decreto fisco di Avs e del Pd, riduce dal 2 per mille allo 0,2 per mille dell'Irpef il contributo destinato ai partiti politici, ma stabilisce che anche che la quota inoptata, che attualmente resta allo Stato, vada ai partiti "in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione di stabilisce in proporzione alle scelte espresse", si legge nella proposta di modifica. Il finanziamento della misura inoltre quasi raddoppia a 42,3 milioni, si legge nel testo, dai 25,1 attualmente previsti. Il testo dovrà essere accettato dai senatori che lo hanno proposto e poi essere messo al voto. Ma sul provvedimento c'è l'altolà del Colle che ha fatto sapere ai parlamentari che un tale provvedimento non passerebbe il vaglio degli uffici del Quirinale.

Tensione nella maggioranza

  • Un altro disallineamento in maggioranza è rivelato da Maurizio Gasparri e riguarda il decreto sulla giustizia, nuovamente slittato al prossimo Cdm (atteso per venerdì). Il capogruppo di FI al Senato auspica "una riflessione" sui "potenziamenti in materia di reati informatici per la Procura nazionale antimafia, che su questo fronte avrebbe nuovi poteri di impulso e il coordinamento”. Nella maggioranza c'è chi riconduce questo clima teso tra gli alleati ai toni con cui Matteo Salvini ha affrontato il caso UniCredit-Bpm: una nuova invasione di campo, sarebbero i commenti di alcuni parlamentari di FdI e FI, dopo la fuga in avanti su Benjamin Netanyahu

La manovra

  • Sembra invece meno accidentato il percorso del disegno di legge di Bilancio, nonostante il decreto fiscale sia collegato alla manovra. Il provvedimento è ora all’esame della Commissione Bilancio della Camera, ma le votazioni sui circa 600 emendamenti “segnalati” dai gruppi parlamentari dovrebbero cominciare lunedì 9 dicembre. L’idea è quella di chiudere in Aula la settimana successiva e passare poi all’esame lampo in Senato.

Per approfondire: Manovra 2025, verso stop riduzione canone Rai e dubbi su taglio Irpef. Le novità