Separazione carriere magistrati, ddl alla Camera a novembre. Nordio: "Vorrei referendum"
PoliticaIl disegno di legge costituzionale arriverà in Aula il 26 del prossimo mese. L’obiettivo, ha spiegato il ministro della Giustizia, è comunque “completare la doppia lettura” del testo entro luglio 2025. Nel caso non si riuscisse a ottenere la maggioranza richiesta, sarà sottoposto all'approvazione dei cittadini. Per il Guardasigilli “una materia delicata e controversa come questa” dovrebbe in ogni caso essere demandata agli elettori
Il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei giudici sta per arrivare in Parlamento: approderà in Aula alla Camera il prossimo 26 novembre, come emerso dalla conferenza dei capigruppo che si è riunita oggi a Montecitorio. L’obiettivo, ha spiegato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, è “completare la doppia lettura” del testo di legge, quindi sia alla Camera dei Deputati che al Senato, entro luglio 2025. Nel caso non si riuscisse a ottenere la maggioranza qualificata per l’approvazione parlamentare, ha detto il Guardasigilli, “si andrà a referendum”. Anzi: per Nordio “una materia delicata e controversa come questa” dovrebbe in ogni caso essere sottoposta all’attenzione degli elettori. Sul tema, ha aggiunto parlando con i giornalisti alla Camera a margine della votazione per il giudice della Corte costituzionale, la maggioranza di governo "è compatta".
La separazione delle carriere dei giudici
Le norme sulla separazione delle carriere dei giudici, parte centrale di una più ampia riforma costituzionale della giustizia, prevedono di inserire nel sistema una netta distinzione tra la magistratura requirente e giudicante. In sintesi, la prima è quella svolta dal pubblico ministero, la seconda dagli organi giudiziari che hanno il compito di decidere le controversie o di pronunciarsi sugli affari di loro competenza. Attualmente, anche se nella prassi non è una realtà così frequente, i magistrati hanno la possibilità di cambiare ruolo, passando dal ruolo di pm a quello di giudici, ma solo una volta e comunque entro i primi dieci anni di carriera.