Parlamento europeo, quale sarà la composizione dei seggi e come è cambiata dal 2019

Politica
Unione Europea

Introduzione

Il voto per l'Eurocamera ha confermato le previsioni: le destre avanzano e i gruppi politici di riferimento per i partiti considerati più estremisti - l'ECR, presieduto da Giorgia Meloni, e l'ID - conquistano seggi in più rispetto alla legislatura uscente, a fronte delle perdite registrate dai vari gruppi delle sinistre. Resta però saldo in testa, con 10 rappresentanti in più, il PPE. Cosa significa questo per i futuri equilibri?

Quello che devi sapere

COME SARANNO RIPARTITI I SEGGI DEL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO

  • A luglio si riunirà per la prima volta la plenaria del nuovo Parlamento europeo, come uscito dalle elezioni che negli scorsi giorni hanno visto votare centinaia di milioni di cittadini Ue. Ma quale sarà la futura composizione dei seggi dell’Eurocamera? E cosa è cambiato dal 2019, anno della precedente tornata elettorale?

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COME SARANNO RIPARTITI I SEGGI DEL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO

DA 705 SEGGI SI PASSA A 720

  • Prima di tutto bisogna tenere conto che i seggi totali passano da 705 a 720: non c’è un numero fisso di rappresentanti, perché dipende da quanti Stati fanno parte dell’Unione europea al momento del voto. Le norme attuali dei Trattati stabiliscono però che gli eurodeputati possono essere al massimo 750 (751 se si conta anche il presidente)

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AVANZANO LE DESTRE

  • Le urne hanno innanzitutto confermato quello che già si era previsto: le destre avanzano in Europa, esattamente come in molti singoli Stati membri. Il gruppo politico di cui fa parte Fratelli d’Italia e presieduto dalla nostra premier Giorgia Meloni, l’ECR (Conservatori e Riformisti europei) da 69 deputati ne guadagna 4 in più e arriva a 73. Avanti anche quello di cui fanno parte la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen, gli euroscettici dell’ID (Identità e Democrazia): si raggiunge quota 58, guadagnando 9 rappresentanti dal 2019. L'ECR avrà il 10,14% dei posti a sedere, mentre prima aveva il 9,78%. L'ID arriva dal 6,95% all'8,06%

IL PPE RESTA IL GRUPPO NUMERO UNO

  • Questo non significa però che le forze politiche europee più schierate a destra avranno carta bianca. Il gruppo più folto resterà quello del PPE (Partito Popolare Europeo, i Democratici Cristiani), di cui – guardando all’Italia - fanno parte progetti politici di destra più moderata, come Forza Italia e Südtiroler Volkspartei. L’ultimo voto lo ha rafforzato: da 176 seggi si passa a 186 (il 25,83% del totale, contro il 24,96% della legislatura uscente)

LEGGERO CALO DELL'S&D

  • Peggiorano invece i numeri della sinistra moderata. S&D (Socialisti Democratici), gruppo in cui entra il Pd, segna un calo di 4 deputati, pur rimanendo il secondo gruppo al Parlamento europeo: da 139 si scende a 135. In percentuale avrà il 18,75%, dei seggi, contro il precedente 19,71% 

RENEW EUROPE PERDE 23 SEGGI

  • Male anche i liberali più spostati verso il centro. Renew Europe resta la terza forza politica all’Eurocamera, perdendo però 23 seggi: passa da 102 a 79 deputati (e dal 14,46% al 10,97%). Tra i nostri partiti che ne fanno parte ci sono Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda. Ma entrambi non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 4% 

PERDONO ANCHE I VERDI

  • Netto calo per i Verdi/Ale, che lasciano agli avversari 18 seggi. Nella legislatura che si sta chiudendo ne avevano 71, in quella che si apre non supereranno i 53. In percentuale si scende dal 10% al 7,36%. In questo gruppo entrano i Verdi italiani

IL GUE/NGL

  • Giù anche il Gue/Ngl, il Partito della sinistra europea, di cui fa parte Sinistra Italiana. Per la prossima legislatura avranno 36 seggi (5%), contro i 37 precedenti (5,24%)

I NON ISCRITTI

  • Poi c'è il gruppo dei non iscritti, in cui entra il MoVimento Cinque Stelle. I loro seggi passano da 62 (8,69%) a 45 (6,25%)

I NUOVI ELETTI ANCORA NON AFFILIATI

  • C'è da dire che rimangono ancora 55 seggi (pari al 7,64% del totale), che sono quelli attribuiti ai nuovi eletti non ancora affiliati ad alcun gruppo politico

LA MAGGIORANZA URSULA E LA SFIDA PER LA NUOVA COMMISSIONE

  • Gli equilibri interni al Parlamento europeo sono cruciali ad esempio per l'elezione del presidente della Commissione europea, dopo che gli i capi di Stato e di governo degli Stati membri individuano vari nomi sulla base dell'esito del voto. Nella legislatura uscente Ursula von der Leyen - che cerca la riconferma - aveva ottenuto il mandato contando su quella che è stata appunto definita "maggioranza Ursula": PPE, S&D e Renew Europe. Abbiamo visto però che S&D e Renew Europe hanno perso qualche seggio, non compensato del tutto da quelli conquistati dai liberali. Significa che per mantenersi saldi al governo dell'Ue - e avere quindi la futura presidente o il futuro presidente dalla propria parte - bisognerà trovare nuove alleanze: per l'elezione serve la maggioranza assoluta (50%+1), che adesso corrisponde a 361 voti. Se è vero che in tutto la maggioranza Ursula ha ancora 400 seggi, non è detto che tutti gli interni concordino con la scelta dello stesso nome da mettere al timone della Commissione. Per dire: nel 2019, quando i tre gruppi avevano la solidissima maggioranza di 417 seggi, più che sufficiente a eleggere chi volevano, Von der Leyen ottenne appena 9 voti in più del minimo richiesto. Si ipotizza quindi un'alleanza con l'ECR di Giorgia Meloni, almeno per quanto riguarda l'elezione del leader della Commissione, anche perché sul resto è già arrivato un secco no a qualsiasi tipo di alleanza

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