Il 23 maggio 1992 Cosa Nostra uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. "Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia", è il ricordo di del capo dello Stato. "Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore"
"Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L'impegno nel combatterla non viene mai meno": sono le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio in occasione del 32° anniversario della strage di Capaci dove il 23 maggio 1992 vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. "I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato", ha detto Mattarella. "La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune".
"Loro lezione migliore etica della Repubblica"
"L'attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D'Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze", continua il presidente della Repubblica, ricordando che "la lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica".
"Testimoni di legalità"
"A trentadue anni da quel tragico 23 maggio è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina", dice ancora Mattarella. "Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale".
"Lavorare per una società migliore"
"È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti", continua Mattarella: "L'eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all'intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore".