Tribù, Colombo: “Più controlli nei partiti”. Sisto: “No al moralismo giudiziario”. VIDEO

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L'ex magistrato e il viceministro della Giustizia ed esponente di Forza Italia sono stati gli ospiti della nuova puntata di “Tribù”, il talk in onda dal lunedì al venerdì in cui i protagonisti della politica italiana si confrontano con giornalisti e commentatori in vista del voto dell’8 e 9 giugno. Tra i temi, il caso Liguria

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Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia ed esponente di Forza Italia, e Gherardo Colombo, ex magistrato, sono stati gli ospiti della nuova puntata di Tribù, il talk con i protagonisti della politica italiana che torna su Sky TG24 in vista del voto dell’8 e 9 giugno. È intervenuta anche la giornalista Maria Latella.

Caso Liguria e Giustizia

Il primo tema di cui si è discusso è il caso Liguria e l’inchiesta che ha coinvolto anche il governatore Giovanni Toti. “Tutto sta nel verificare se esiste una relazione tra i finanziamenti e gli atti della pubblica amministrazione e se questa concordanza degli elementi dipende da un accordo”, ha commentato Colombo. E ha aggiunto: “Credo che il processo penale e le indagini penali hanno una storia loro che riguarda l’accertamento di una responsabilità penale. Però non c’è soltanto quella responsabilità, c’è anche una responsabilità politica nei confronti degli elettori ma anche del gruppo al quale si partecipa, c’è una responsabilità amministrativa, una disciplinare. Secondo me è una cosa abbastanza particolare, che forse succede solo da noi, quella di appiattire tutto sulla responsabilità penale: e cioè se c’è reato allora no, ma se non c’è reato allora sì, va bene qualsiasi cosa”. Secondo Colombo, ci sarebbe bisogno di “una regolamentazione più puntuale dei partiti politici. Per esempio l’esistenza di probiviri, cioè di persone che all’interno del partito politico verifichino se coloro che stanno in quel partito si comportano sempre bene oppure no”. Poi ha preso la parola Sisto. “La norma costituzionale sulla presunzione di non colpevolezza è una norma che nel nostro Paese fa la differenza - ha detto -. Se non c’è una sentenza definitiva di condanna nessuno può chiamare qualcuno colpevole. Il nostro è un Paese che fa della civiltà della presunzione di non colpevolezza un punto di partenza e anche di arrivo. Le responsabilità politiche sono legate ai singoli, non c’è una regola che imponga a qualcuno di dimettersi. Sono sensibilità di ciascuno. Nella specifica vicenda, se non ritiene di avere responsabilità credo che abbia tutto il diritto di decidere secondo quella che è la sua prospettazione. Sono contrario al moralismo giudiziario, peraltro a corrente alternata”. “È tornato il momento delle garanzie. È tornato il momento in cui, anche tutelando il grande lavoro dei magistrati che giustamente fanno le indagini, è necessario però che all’interno di queste indagini sia recuperata la garanzia dell’indagato”, ha ribadito Sisto.

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Finanziamenti ai partiti

Altro tema di cui si è parlato, i finanziamenti ai partiti. “Io credo – ha detto Colombo – che sia molto importante che i partiti politici possano avere le risorse per poter proporre ai cittadini una politica. Un finanziamento pubblico sarebbe necessario. Dopodiché penso che dovrebbe anche essere rivista un pochino la possibilità di finanziamento da parte di cittadini comuni e imprese, però facendo molta attenzione per evitare che questo strumento possa diventare un mezzo attraverso il quale, in modo camuffato, ottenere vantaggi dalla pubblica amministrazione”. Sisto, invece, ha spiegato: “Credo che abolire il finanziamento ai partiti è stata una scelta populista, sbagliata. Si poteva controllare meglio. Il finanziamento pubblico consentiva una regolazione del loro funzionamento, magari con la necessità di qualche controllo in più. Oggi questi meccanismi di finanziamento privato creano molto spesso la necessità di approvvigionamenti. E questo crea un affanno istituzionale che secondo me mal si coniuga con la necessità che si garantisca una trasparenza gestionale. Credo che rivedere questo meccanismo, magari con dei controlli serrati e con un obbligo di rendicontazione quanto più possibile legato a criteri trasparenti, potrebbe essere una buona soluzione”.

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Separazione delle carriere

Si è poi discusso della separazione delle carriere. Sisto ha difeso il punto: “Il cittadino ha diritto di vedere un giudice terzo e imparziale in cima a un triangolo isoscele, alla base devono esserci accusa e difesa alla stessa distanza dal giudice. Non intendiamo sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo, il 104 non si tocca, il 101 rimane chiaro. I giudici applicano la legge, il Parlamento la scrive: nessuno disturbi chi applica la legge, nessuno disturbi chi la scrive”. Colombo, poi, ha dichiarato: “Il pubblico ministero dovrebbe essere capace di esercitare la sua attività avendo cura dei diritti delle persone coinvolte, tanto quanto il giudice. Purtroppo questa cultura si sta perdendo da parte del pm, che se fosse separato diventerebbe una specie di rappresentante dell’accusa come Perry Mason. Io credo che sarebbe importante seguire una strada diversa, quella di coinvolgere nella cultura della giurisdizione tutti. Una formazione comune non solo tra pubblico ministero e giudice, ma anche avvocato. Andiamo sempre più verso un processo in cui il conflitto invece di essere risolto viene procrastinato, diventa permanente. Non interessa più la persona, ma interessa chi ha torto e chi ha ragione. Si perde sia la tutela dell’imputato sia la tutela della vittima. Bisognerebbe riuscire a superare questa specie di antagonismo che esiste tra il foro e il pm e i giudici”.

Processo civile

Una battuta finale anche sul processo civile. “È vero, il civile è un problema ma il governo ci pesa. I due temi possono essere condotti insieme: separazione delle carriere per il processo penale, accelerazione dei tempi per il processo civile”, ha detto Sisto. E Colombo ha concluso: “Perché si parla molto della separazione delle carriere? Perché il penale coinvolge l’emotività, muove il sentimento. Fa riscontro, si trascina la gente su questi temi. Mentre invece il civile è un po’ asettico”.

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“Tribù” e “La scelta 2024”

Tribù è l'approfondimento, in onda in diretta dal lunedì al venerdì alle 20.30 su Sky TG24, che vede il conduttore Fabio Vitale confrontarsi faccia a faccia con i protagonisti della politica italiana, per raccontare le tante “tribù” della politica: fra europeisti e identitari, liberal e conservatori. Si alternano come ospiti anche giornalisti e commentatori, tra cui l'editorialista de Il Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, il Presidente della Fondazione MAXXI Alessandro Giuli, la giornalista e scrittrice Maria Latella e la Direttrice di QN Agnese Pini. Come nella precedente tornata elettorale europea torna il “momento Erasmus” in cui i politici ospiti del programma saranno trasportati virtualmente nella camera di uno studentato per scegliere con chi vorrebbero condividere, fra quattro possibili opzioni, un periodo di studio all'estero. Tribù fa parte del più ampio progetto La scelta 2024 con cui Sky TG24 si appresta a seguire la campagna elettorale per le Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno mettendo in campo reportage, strumenti digitali, sondaggi e maratona finale. Tutti i contenuti de La scelta 2024 sono disponibili sui canali 100 e 500 della piattaforma Sky, sul canale 50 del DTT, su Sky On Demand, sul sito skytg24.it e su tutti i canali social di Sky TG24.

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