Basilicata, caos centrosinistra: Lacerenza verso il ritiro (anzi no)

Politica
Alessandro Taballione

Alessandro Taballione

Si vota il 21 e il 22 aprile. Il Centrodestra ricandida l’uscente Vito Bardi, mentre il campo progressista, sembrava aver trovato il nome unitario nell’oculista Domenico Lacerenza, escludendo Azione e Italia Viva.  Ma immediatamente dopo il patto, sono circolate voci di un suo ritiro. Voci smentite direttamente dal candidato di centrosinistra

ascolta articolo

Si scrive Basilicata, ma potrebbe leggersi tranquillamente Ohio. Proprio come lo swing state delle elezioni americane, la Basilicata in egual misura  è Piccola ma significativa in questo momento della politica italiana..
Dopo l’1-1 tra maggioranza e opposizioni nel voto in Sardegna e Abruzzo, con la vittoria di Alessandra Todde per il Campo Largo e progressista a Cagliari e la riconferma di Marco Marsilio a L’Aquila per il centrodestra, infatti, la tornata elettorale lucana sarà l’ultima prima delle Europee di Giugno, quando alle urne andranno anche gli elettori del Piemonte

Gli schieramenti

E' innegabile il valore del voto che tra Potenza e Matera metterà nuovamente le due coalizioni l’una contro l’altra. Alla fine il Centrodestra ha riconfermato l’uscente Vito Bardi, pur con qualche iniziale resistenza, mentre le Opposizioni hanno faticato un po’ di più per arrivare al candidato unitario: Dovrebbe essere Domenico Lacerenza, oculista di 66 anni, pugliese di nascita, lucano di adozione. Che  considera prive di fondamento le voci di un suo ritiro.  Non è dunque un Campo largo perché Azione si p chiamata chiama fuori. Ma un vero campo minato. Con voci di ritiro, smentite, che arrivano immediatamente dopo la chiusura dell'accordo.

Il Centrosinistra e il Campo unito ma meno largo

“Sono onorato e spero di essere all’altezza”, dice Lacerenza, candidato civico di fatto su cui è arrivato il via libera di Angelo Chiorazzo, il manager cattolico, leader del movimento civico Basilicata Casa Comune, che era stato indicato dai Dem ma che non piaceva ai 5 stelle e che alla fine ha ceduto il passo, non senza, però, far sentire la sua voce e il suo peso. Pd, Pentastellati, Verdi e Sinistra, +Europa, i partiti a sostegno.

Un lungo e articolato confronto che aveva visto a un certo punto chiamare in causa l’ex ministro e lucano Roberto Speranza, come salvatore della patria per il Centrosinistra e unica figura, di peso, in grado di unire tutti. Ex Titolare della Sanità nel Governo Conte che però aveva fin da subito declinato ogni offerta.

La sfida delle Opposizioni però parte con le critiche di Italia Viva e senza Azione: senza Calenda né il suo uomo in Basilicata, Marcello Pittella, ex governatore, già Pd e signore dei voti in Regione. Pittella accusa i Dem: “Hanno recepito il veto dei Cinque stelle su Azione”. Come dire: la linea  è già stata definita da Conte e accettata da Schlein. 
Una tensione che ha fatto circolare voci di un possibile ritiro di Lacerenza immediatamente dopo l'accordo. Fonti PD hanno fatto sapere che lo stesso  primario del Dipartimento di oculistica di Potenza, considera prive di fondamento le voci di un suo ritiro.

Il Centrodestra si ricompatta su Bardi

Il centrodestra, dal canto suo, pur non senza difficoltà, ha da prima indicato il Governatore uscente Vito Bardi, sostenuto con forza dai suoi, Tajani in testa che non ha mai mollato di un centimetro di fronte agli iniziali tentennamenti di Fratelli d’Italia e al pressing della Lega di Salvini che invece voleva rimettere tutto in discussione dopo l’accantonamento di Solinas in Sardegna. La coalizione si prepara ad accogliere il 25 marzo a Potenza la premier Giorgia Meloni attesa nel capoluogo per firmare i Patti di coesione.

Le ultime elezioni e l’exploit Bardi nella “rossa” Lucania

Nel 2019 a espugnare il fortino rosso della Basilicata, che in moti definivano l’Emilia Romagna del Sud, tale era il radicamento del Centrosinistra nella Regione, era stato il Generale Vito Bardi, candidato del Centrodestra. Un radicamento quello del campo progressista che nasceva, storicamente, dal bacino della vecchia Dc di Emilio Colombo poi di fatto confluito quasi integralmente nel Partito Popolare, poi Margherita, e comunque rimasto con uno sguardo a sinistra, tanto da abbracciare gli ex Ds nel nascente Pd tra il 2007 e il 2008.

Un blocco granitico che nel 2013, con una bassa affluenza, al 47%, aveva portato il centrosinistra con Marcello Pittella a vincere le elezioni con il 59% contro il 20% di Scelta Civica. Nel 2008, 5 anni prima, sempre il centrosinistra con De Filippo trionfò con il 61% contro il 28 del PdL. L’exploit di Bardi nel 2019, con un’affluenza in crescita al 53%, portò il centrodestra a vincere con il 42% contro il 33% del centrosinistra e il 20% dei 5Stelle che marciarono divisi e sconfitti

Politica: I più letti