Patto di stabilità, Meloni: “Non si può dire sì a riforma che poi non si può rispettare"

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La premier, in un’intervista su Rtl 102.5, ha spiegato che "sono ore serrate di questa trattativa, è un momento molto delicato". Ha parlato di diversi altri temi: dal salario minimo allo stato di salute del centrodestra, dall’accordo sui migranti con l’Albania al premierato, fino ai funerali di Giulia Cecchettin e alla sua vita privata

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"Non si può dire sì a una riforma del Patto che poi non si può rispettare". Lo ha ribadito la premier Giorgia Meloni in un’intervista su Rtl 102.5. La presidente del Consiglio ha spiegato che "sono ore serrate di questa trattativa, è un momento molto delicato". "Crediamo che un'Europa seria debba tenere in considerazione nella nuove regole della governance le strategie che si è data. Abbiamo il Pnrr, la transizione energetica, digitale: non si può non tenere conto degli investimenti che l'Europa chiede. Stiamo facendo del nostro meglio per costruire una sintesi efficace ma ragionevole", ha aggiunto. Oltre che del Patto di stabilità, Meloni ha parlato di diversi altri temi: dal salario minimo alle alleanze nel centrodestra, all’Albania, al premierato, fino ai funerali di Giulia Cecchettin.

Sul salario minimo: “Bisognerebbe essere un po' coerenti”

Riguardo al salario minimo, la premier ha detto: "La bagarre alla Camera? Un po' sorrido. M5S e Pd ci dicono che il salario minimo è l'unica cosa che va fatta in Italia ma in dieci anni al governo non l'hanno fatta. E mi stupisce la posizione di alcuni sindacati che vanno in piazza per rivendicare il salario minimo e quando vanno a trattare i contratti collettivi accettano contratti con poco più di cinque euro all'ora, come accaduto di recente con il contratto della sicurezza privata. Bisognerebbe essere un po' coerenti".

“Un anno tosto”

La premier ha ammesso che quello che si sta per chiudere è stato “un anno tosto”. “Sì, è la parola più facile per raccontare un anno in cui è accaduto tutto quello che poteva accadere, il segreto è un po' vivere giorno per giorno, come direbbe Rambo. Cerchiamo di affrontare ogni problema in modo più pragmatico e serio possibile facendo gli interessi dei cittadini italiani. Nel disastro che ci siamo trovati a gestire per la situazione italiana e internazionale i risultati raccontano di un lavoro fatto con serietà". Un anno difficile anche a livello personale. "A volte si è parlato delle mie questioni personali senza pietà, però alla fine con l'elmetto in testa si combatte", ha dichiarato Meloni. E ancora: "Di segreti me ne sono rimasti pochi perché la mia vita è tutta in piazza".

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
06-12-2023 Roma 
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Camera dei deputati - Voto finale su pdl Salario minimo
Nella foto Protesta di PD e M5S

06-12-2023 Rome (Italy)
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Chamber of deputies - Final vote on the bill Minimum wage
In the pic Protest by PD and M5S party

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“Il centrodestra sta molto bene”

Meloni ha comunque assicurato che il governo è in salute. "Il centrodestra sta molto bene, è in salute. C'è un metro solo per valutare la coesione delle maggioranze: la velocità con cui i governi riescono a operare. Si vede che questo governo opera velocemente e quando succede è perché è facile mettersi d'accordo. Accade solo in maggioranze con una visione comune. Ne ho viste altre impantanate, che non trovano sintesi su niente. A noi non accade", ha detto. E ancora: "Al di là delle sfumature dei partiti di maggioranza, che sono una ricchezza, c'è coesione di fondo ed è evidente. E penso che quello che siamo riusciti a fare in Italia si debba in qualche maniera tentare di costruirlo anche in Europa. Oggi abbiamo una grande occasione, lo scenario che si potrebbe realizzare è quello in cui in Parlamento europeo si riesce a costruire una maggioranza più compatibile a livello di visione. Potremmo ritrovarci con istituzioni europee in cui l'Italia conta molto di più: è il mio obiettivo, l'obiettivo della maggioranza".

“La Manovra è stata un lavoro difficile”

Meloni ha parlato anche della Manovra. “È stato un lavoro difficile. A farle quando ci sono i soldi sono buoni tutti...", ha detto. "Noi partivamo – ha spiegato – da una situazione molto complessa, per mettere due numeri in fila: abbiamo 13 miliardi in più di interessi sul debito per l'aumento dei tassi della Bce e 20 miliardi di crediti superbonus. Partivamo con -33 miliardi, ciononostante abbiamo fatto una manovra da 28 miliardi, concentrando le risorse su poche grandi priorità, come la difesa del potere d'acquisto delle famiglie, il mantenimento del cuneo contributivo, abbiamo iniziato la riforma fiscale accorpando le prime due aliquote e adeguato le pensioni, particolarmente quelle più basse sulla sanità, con un aumento che le porta al massimo storico. E ci siamo anche occupati di famiglia e natalità".

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Il tema premierato

Un passaggio anche sul premierato, una delle riforme di cui si discute di più in questo periodo. "Certe critiche" al disegno di legge sul premierato "dimostrano che non si sa che cosa dire su questa riforma, perché noi non abbiamo toccato i poteri del presidente della Repubblica. Abbiamo volutamente lasciato inalterato il valore e il ruolo del presidente della Repubblica, in questo caso di Sergio Mattarella, che è una figura che sicuramente per gli italiani rappresenta un assoluto punto riferimento", ha detto Meloni. Poi ha spiegato: "Tutto quello che facciamo con la riforma è dire che chi guida il governo lo devono scegliere gli italiani. Questo è un problema di chi contesta la riforma, perché è abituato a fare il bello e cattivo tempo facendo e disfacendo il governo nei palazzi, sulla pelle degli italiani, per realizzare programmi che nessuno aveva votato, per mettere gente che nessuno aveva votato. Chiaramente ha un problema se si dice che questo gioco è finito e adesso chi governa la nazione lo decidono gli italiani alle urne e ragionevolmente ha 5 anni per realizzare il suo programma. Perché questo è tutto quello che dice la riforma: il capo del governo eletto direttamente dai cittadini e con meccanismi di stabilità che consentono a quel governo eletto dai cittadini di stare in carica 5 anni". “Penso che alla fine si arriverà al referendum, perché vedo molto difficile che si possa trovare un accordo in Parlamento: quando la riforma arriverà al referendum chiederemo agli italiani che vogliono fare. Saranno gli italiani a decidere se domani vogliono essere padroni di questo destino o se vogliono continuare a farlo fare a chi obiettivamente ha pensato di essere padrone delle istituzioni e non lo è", ha detto ancora la premier.

“Piccola ma rumorosa parte della magistratura va oltre suo ruolo”

Altro tema al centro del dibattito in questo periodo è la tensione tra governo e magistratura. "Non vedo alcuno scontro tra politica e magistratura, non potrebbe venire da me, persona di destra con grande rispetto per chi serve lo Stato. Poi in Italia c'è una piccola, piccolissima ma rumorosa parte della magistratura che per ragioni ideologiche ritiene di fare altro rispetto al suo ruolo, disapplicando provvedimenti di un governo che non condivide. Mi ha colpito ancor di più l'Anm: dice che la riforma costituzionale voluta dal governo è un attacco alla magistratura, che non viene neanche toccata, e addirittura una deriva antidemocratica", ha commentato Meloni.

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Accordo con l’Albania "innovativo e utile”

Poi la premier ha parlato anche della questione Albania. "Il Pd ha cercato di cacciare il povero Edi Rama che è socialista dal Pse perché evidentemente aiutare l'Italia non è di sinistra", ha detto riferendosi all’accordo col Paese sui migranti. Un accordo che ha definito "innovativo, utile e rappresenta un precedente che si può fare in molte nazioni nel pieno rispetto del diritto internazionale". "Non so perché la sinistra lo contesti così", forse "perché sperano che non riusciamo a risolvere il problema, cosa che noi contiamo di fare in una realtà in cui ci confrontiamo con flussi senza precedenti", ha detto Meloni.

Sul caso di Giulia Cecchettin: “Nella tragedia può rappresentare una svolta”

Infine, un ricordo di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. "La giornata di ieri", con il funerale della giovane, "nella tragedia può rappresentare una svolta. Le leggi, gli strumenti ci sono per difendere le donne. Noi siamo libere, non è normale aver paura di un uomo che dice di amarti: chiamate il 1522 se avete paura, qualcuno vi può aiutare", ha detto Meloni.

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