La ministra per le Riforme istituzionali: “È sempre il Parlamento che detta i tempi. Non strozzerò mai la discussione, ho fatto più di sei mesi di confronto con le opposizioni, ho sentito tutte le categorie economiche e i sindacati per cercare di arrivare a costruire insieme un progetto di riforma. Adesso questo alzare i muri significa che il mio dialogo è servito a poco”. Poi sottolinea: “Abbiamo bisogno di stabilità, in 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 68 governi”
“È sempre il Parlamento che detta i tempi. Non strozzerò mai la discussione, ho fatto più di sei mesi di confronto con le opposizioni, ho sentito tutte le categorie economiche e i sindacati per cercare di arrivare a costruire insieme un progetto di riforma”. A dirlo, intervistata a Sky TG24, è la ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati parlando della riforma costituzionale e dell’ipotesi che si arrivi alle Europee del 2024 già con l’iter concluso. “Vorrei ricordare che sono ministro di Forza Italia e sono in capo alla riforma, mi sembrano tutte polemiche inutili”, aggiunge poi rispondendo a una domanda sugli attacchi delle opposizioni, che hanno criticato il fatto che il percorso parlamentare della riforma parta dal Senato sottolineando che alla guida di Palazzo Madama e della Commissione costituzionale ci sono esponenti di Fratelli d’Italia. Poi sulla legge elettorale: “Sto predisponendo il testo, è una materia molto delicata. Mi aprirò al dialogo, ho fatto dell'ascolto il tema della riforma e lo farò anche per la legge elettorale sperando in una risposta più fruttuosa”.
“Autonomia differenziata? Nessun baratto”
Parlando ancora della prima lettura al Senato, Casellati spiega: “Ogni camera avrà lo spazio del suo dibattito, non è che il Senato abbia una funzione diversa rispetto a quella della Camera, Francamente queste polemiche non le capisco, se non che si debba fare una polemica a tutti i costi. Io stessa, proprio perché si cercano sempre gli spazi che ogni Commissione può avere rispetto ai lavoro programmati, ho iniziato a relazionare sulle linee programmatiche dal Senato. Non è stata una scelta politica ma soltanto una scelta che riguardava la disponibilità o meno di una camera rispetto all’altra”. Interpellata poi sulla scelta del Senato anche alla luce del fatto che la Commissione Affari costituzionali sta terminando l’esame sulla riforma delle Autonomie, la ministra dice: “Qualcuno vede questo, ho letto, ‘baratto’. Sono due riforme che hanno tempi diversi, quella costituzionale ha quattro letture, l’Autonomia differenziata ne ha due o tre. Anche questo, il ‘baratto’, non c’è nessun baratto perché all’interno della maggioranza c’è coesione sia sulla riforma costituzionale che sull’Autonomia differenziata”.
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“Alzare i muri significa che il mio dialogo è servito a poco”
Parlando poi del confronto con le opposizioni, le categorie economiche e i sindacati Casellati osserva: “Mi sono trovata con una critica pregiudiziale. Noi ci siamo presentati con una formula aperta, avevamo messo sul tavolo sia l’elezione diretta del presidente della Repubblica che del presidente del Consiglio. Nel nostro programma c’era l’elezione diretta del presidente della Repubblica che in passato aveva trovato vari riscontri positivi fino all’ultima legislatura, quella del 2018, quando il Pd aveva presentato ben due disegni di legge che prevedevano l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Adesso questo alzare i muri significa che il mio dialogo è servito a poco, quando si sta a un tavolo insieme si cerca di trovare una composizione non una contrapposizione, se no il dialogo diventa un monologo e c’è una ‘pretesa’ che io scriva una riforma sotto dettatura delle opposizioni”.
“C'è un favore dei cittadini nel vedere un'elezione diretta”
Questa riforma, aggiunge la ministra, “non ha solo un volto politico del centrodestra, riguarda gli italiani perché è proiettata verso il futuro e recenti sondaggi dicono che c'è un favore dei cittadini nel vedere un'elezione diretta perché si riappropriano di quella facoltà di scelta che da troppo tempo era stata negata”. “Ci siamo trovati di fronte a governi che non corrispondevano alla volontà popolare - ricorda Casellati - Mi chiedo come mai sia così irrilevante per i 5 Stelle il sentire e ascoltare quella che la gente vuole.
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“Abbiamo bisogno di stabilità”
Interpellata poi sull’ipotesi di un referendum nella primavera del 2025, Casellati risponde: “I tempi li detta il parlamento come sempre, ma immagino che nell’arco temporale di 2-3 mesi a una prima lettura si possa arrivare, questo lo auspico. Questa non è la sfida del centrodestra ma degli italiani, se è vero che da 40 anni di cerca di modificare da destra e da sinistra la forma di governo. Abbiamo bisogno di stabilità, in 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una durata media di 14 mesi: significa che il parlamentarismo così com’è stato costruito dalla Costituzione non ha funzionato. Anche questo è stato più volte rilevato, diversamente non si sarebbe tentato di modificarlo, mi pare persino una considerazione ovvia”.
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“Qualcuno mi dirà dove abbiamo toccato le prerogative del capo dello Stato”
Parlando poi del ruolo del presidente della Repubblica, Casellati sottolinea che “le prerogative non vengono toccate. Se uno guarda la Costituzione le prerogative del capo dello Stato sono contenute in 9 articoli, di questi non è stato toccato nulla. Il potere di scioglimento (delle Camere, ndr) è in capo al presidente della Repubblica che deve constatare nella sfiducia delle Camere il fallimento di un governo. Cosa c’è di cambiato? Non riesco a capire. Per quel che riguarda la nomina dei ministri rimane tale e quale: il presidente del Consiglio li propone e li nomina il presidente della Repubblica. Qualcuno mi dirà dove noi abbiamo toccato le prerogative del capo dello Stato, che viene continuamente tirato per la giacchetta e la trovo una sgrammaticatura istituzionale”. Casellati poi sottolinea che non vengono limitati i tentativi che il capo dello Stato può fare per trovare un nuovo governo prima di arrivare allo scioglimento delle Camere: “Abbiamo l’elezione diretta del premier, che se sfiduciato o dimissionario farebbe cadere tutto il governo. Per ammorbidire questa formula abbiamo individuato la possibilità di renderla più elastica attraverso la nomina da parte del presidente della Repubblica di un parlamentare della maggioranza, quindi un eletto niente tecnici o giochi di palazzo”.
La riduzione dei senatori a vita
Casellati poi commenta la scelta di non nominare più i senatori a vita, basata anche sulla riduzione del numero dei parlamentari, perché non ridurli da 5 a 3? “Il fatto è dovuto alla restrizione del numero dei parlamentari e alla necessità di ricondurre tutte le cariche alla legittimazione democratica, senza nulla togliere al fatto che sicuramente queste personalità hanno dato lustro anche al Senato, anche storicamente”.