Extraprofitti banche, tensione nella maggioranza. Tajani: “Mossa andava concordata prima”
PoliticaParlando della tassa sugli extraprofitti alle banche, la premier ha detto: “Certo che la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io”. Il leader di Forza Italia: “Non ne sapevamo nulla, certe cose vanno concordate. E il provvedimento va modificato”
Dallo scontro con le opposizioni sul salario minimo a quello con Bonaccini sul tema dei fondi per gli alluvionati, fino alle tensioni nella maggioranza sugli extraprofitti delle banche, sono giorni caldi per il governo Meloni, nonostante ufficialmente il mondo politico sia nella sua consueta pausa estiva. La premier Meloni, in un colloquio con Corriere, Repubblica e La Stampa, sul tema della tassa sugli extraprofitti delle banche, ne ha rivendicato la scelta, spiegando che è stata una decisione presa da lei, senza coinvolgere i vicepremier Tajani e Salvini. E agli stessi quotidiani sottolinea: "Certo che la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io. Ho massimo rispetto del sistema bancario e non ho intenzione di colpire le banche. Ma c'era una situazione di squilibrio".
L’irritazione di Tajani
Il leader di Forza Italia ha spiegato: “Non ne sapevamo nulla, certe cose vanno concordate. E il provvedimento va modificato”. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il chiarimento fra i due è arrivato e si sono sentiti più volte. I rapporti restano buoni, ma il segretario di FI è fermo sul punto: “Capisco quello che dice Meloni, ma resto della mia idea”. La presidente del Consiglio ha aggiunto: “Tajani ha posto un problema di metodo, lo capisco. Ho coinvolto in minor misura la maggioranza perché la questione, diciamo così, non doveva girare troppo. Ad Antonio l'ho spiegato. Era una materia delicata, me ne assumo tutta la responsabilità".
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Cosa chiede Forza Italia
Gli azzurri chiedono maggior coinvolgimento e condivisione nelle scelte. Sul provvedimento specifico, quando a settembre approderà in Parlamento, la richiesta è di modifiche sostanziali. “Questa vicenda non ha a che fare con la stabilità del governo”, dice il vicepremier. Ma la visione liberale del partito impone cambi al testo. “Serve tutelare le piccole banche, escludendole dalla tassa, perché sono le banche del territorio, le più vicine ai risparmiatori e perché, per come è oggi la norma, finirebbero per pagare in proporzione più dei colossi bancari stranieri”. Inoltre va pensato un “sistema di deducibilità e un preventivo confronto con i rappresentanti delle banche e assicurare che si tratterà di un intervento una tantum”.
Le opposizioni
La vicenda agita anche le opposizioni. Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, dice: sugli extraprofitti "delle banche l'improvvisazione al potere. Giorgia Meloni rivendica un non-risultato del suo governo e fa scappare gli investitori". Nemmeno il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, condivide la tassa sugli extraprofitti "fatta in questo modo". In una intervista spiega che "non porta a un euro, perché costa allo Stato, anche solo in termini di capitalizzazione, più di quello che incassa".