Azione e Italia Viva tornano a correre da sole. Annunciato che alle elezioni europee i due partiti andranno divisi. Per il leader di Iv "non c'è un motivo politico per la rottura" e l'errore è unicamente di Calenda. La replica del fondatore di Azione: "C'è grande delusione, ma Renzi è inaffidabile"
Dopo giorni di tensioni e botta e risposta, Azione e Italia Viva abbandonano il campo del partito unico con amarezza e più di qualche ferita. "C'è grande delusione", sono le parole di Carlo Calenda, il segretario di Azione. Dall'altro lato, Matteo Renzi afferma che "la loro amarezza è anche la mia, la nostra. Se ci fosse stato un motivo politico per rompere ce ne saremmo fatti una ragione". Oggi Calenda ha annunciato: "Alle elezioni europee ci saranno due partiti che andranno separati perché è stato fatto saltare un progetto". A questo progetto "ho lavorato e continuerò a lavorarci", ha proseguito, "perché c'è bisogno di un'area riformista". Poi ha aggiunto: "Renzi ha detto di me che sono uno squilibrato, ma il lavoro insieme presuppone il rispetto reciproco".
La nascita del Terzo Polo
Il Terzo Polo è il nome informale dato all'alleanza elettorale tra Azione, guidata da Carlo Calenda, e Italia Viva, il cui segretario è Matteo Renzi. L'intesa tra i due si è costituita l'11 agosto 2022 in vista delle elezioni politiche del settembre successivo, in cui il Terzo Polo ha ottenuto il 7,79% alla Camera con 21 deputati eletti (12 di Azione e 9 di Italia Viva) e il 7,73% al Senato con 9 senatori eletti (5 di Italia Viva e 4 di Azione). La collaborazione è proseguita nel corso della XIX legislatura. L'8 dicembre 2022 si è costituita ufficialmente la federazione dei due partiti. Infine, la rottura a metà aprile 2023.
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Le motivazioni di Carlo Calenda
Riguardo alla rottura, Calenda, intervistato da La Repubblica, ha spiegato: "Credevo che si potesse fare il partito unico e ingenuamente che Renzi facesse un passo di lato, dato che guadagna due milioni in giro per il mondo". "La verità - ha proseguito - è che Renzi strutturalmente non può fare un passo di lato. Si è visto dopo il referendum". Il presidente del Terzo Polo dice di avere capito che il leader di Italia Viva non avrebbe fatto un passo di lato "quando a dicembre si è ripreso il 100% di Iv. L'ho chiamato e mi ha detto: stai sereno". "È uno che se non stai attento ti si 'magna' - ha aggiunto il segretario di Azione - ma io sono un boccone indigesto". "Qualcuno me lo aveva detto che dovevo stare attento - ha rivelato - ma non credo sia stato un errore allearci alle Politiche". I gruppi parlamentari "spero che continuino a esistere", dopotutto, "sui temi, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Con Rosato, Bonetti, Marattin". Possibile ora un'alleanza col Pd di Elly Schlein? "Mai dire mai. Ma se fanno asse con i 5 Stelle - ha detto - li vedo lontani da noi". Calenda ha anche aperto ai delusi di Forza Italia: "Il nostro cantiere sarà aperto. Il partito nuovo lo faremo lo stesso. Con i libdem europei, con i popolari". E dialoga con Emma Bonino. "Sentirò gli organismi di +Europa - dice - Il nostro progetto in teoria era aperto anche a loro, dall'inizio".
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Le motivazioni di Renzi
"Con Azione abbiamo avuto due linee diverse, per esempio sul mandare a casa Salvini. Quella era una divisione politica. Non c'è niente di politico - ha detto invece Renzi - nella divisione che ho maturato. Non voglio alimentare però polemiche. In questi mesi ho dato la massima disponibilità. Di più non potevo fare. Abbiamo detto che siamo quelli che facciamo le cose sul serio. Se confrontate il documento di Azione, pubblicato sui social, e il documento con le nostre proposte di modifiche, capirete che non ci sono motivi politici per rompere". A Radio Leopolda, dialogando con Roberto Giachetti a proposito dello stop al progetto di partito unico con Calenda, il leader Iv ha poi aggiunto: "C'era una grande occasione del Terzo Polo e Calenda ha deciso di non farlo: è un errore. Non alimentiamo le polemiche. Basta guardare i documenti. Abbiamo fatto tutto il possibile".
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Cosa è successo
Già da qualche giorno erano iniziate le tensioni tra le due forze politiche, impegnate a definire il percorso che avrebbe dovuto portare alla formazione di un partito unico. L'11 aprile un alto dirigente di Azione aveva affermato che Matteo Renzi non voleva prendere l'impegno di sciogliere Italia Viva e finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali. La replica del leader Iv era che "non si è mai visto uno scioglimento anticipato", rassicurando sul fatto che il partito sarebbe stato sciolto alla nascita della formazione unica. Il giorno successivo, il 12 aprile, sembrava essere stata raggiunta una tregua con il comitato politico di Azione e Italia Viva, riunito d'urgenza per ricomporre le fratture, che aveva votato un nuovo documento che definiva le tappe e il percorso del soggetto "unitario". In realtà, erano rimasti molti fronti aperti con posizioni rimaste inconciliabili. Il 13 aprile, Calenda ha lanciato un ultimatum a Renzi. "Hanno ribadito - aveva detto il leader di Azione - che Iv continuerà a fare attività nel 2024. Mentre facciamo il partito unico, Renzi fa la Leopolda? E che c'ho scritto "Jo Condor?". Quindi la richiesta: "Smetti di fare attività politica con Italia Viva, la fai negli organi del Terzo Polo". Nella stessa giornata, il presidente di Italia Viva e il segretario di Azione hanno avuto un'occasione per parlarsi ai banchi del Senato. Ma seduti quasi accanto, non si sono rivolti parola e, lasciando Palazzo Madama, il verbo "fine" è stato pronunciato da Calenda: "Il partito non lo riusciremo a fare, perché Renzi vuole tenersi i soldi e Italia Viva". Un "naufragio", secondo il leader, aggravato dal "brutto spettacolo" degli attacchi personali. Renzi, che aveva già confermato la volontà di proseguire con la Leopolda del 2024, non ha risposto. Ha riunito i suoi al Senato e diramato una nota: "Rispettiamo le decisioni di Azione, ma gli argomenti utilizzati appaiono alibi".