Reddito di Cittadinanza, Messina: "Importante tutelare i più poveri"

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Dalle pagine de La Stampa l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo si schiera a difesa del sussidio che il governo Meloni prevede di abolire dal 2024: "La povertà è un'emergenza nazionale". Poi invita le imprese a pagare di più i dipendenti. Positivo il giudizio sulla manovra anche se non mancano critiche sulle scelte relative a contanti e Pos. Sul futuro del Paese: “L’Italia resta solida, altri sei mesi duri poi la ripartenza”

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“Aiutare i poveri e tutti coloro che stanno pagando il prezzo più alto dell’attuale crisi”. A lanciare l’ultimo appello in favore del Reddito di Cittadinanza è Carlo Messina. Sulle pagine de La Stampa l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha chiesto al Governo di fare un passo indietro rispetto alla volontà di abolirlo dal 2024 perché “la povertà resta un’emergenza nazionale”. Poi si è rivolto anche alle imprese: “Pagate di più i vostri dipendenti”. Positivo il suo giudizio sulla Manovra anche se non mancano critiche alle decisioni su contati e Pos. La previsione sull'economia: “Altri sei mesi duri poi la ripartenza”. 

Emergenza povertà

“La priorità di chiunque abbia una visione e una responsabilità sociale deve essere aiutare i poveri e chi sta pagando il prezzo più alto della crisi: vale per il governo e i parlamentari, vale per le aziende che stanno facendo utili e devono dare più soldi ai lavoratori”. Queste le parole di Messina, che aggiunto: “Ho sempre sostenuto il Reddito di Cittadinanza perché c’è un forte tema di povertà ed equilibrio sociale da tutelare”. Poi il numero uno di Ca’ de Sass si è concentrato soprattutto sul tema degli occupabili: “È ovviamente meglio offrire un lavoro che un sussidio ma bisogna capire chi davvero sia in condizioni di età e formazione tali da divenire occupato”.

Il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone durante il "Festival del Lavoro: anteprima 2020" organizzato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro su Legge finanziaria 2020 e decreto fiscale collegato, Roma, 22 novembre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

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Il giudizio sulla manovra

Il più importante banchiere d’Italia non ha mancato di dire la sua sulla Manovra impostata dall’esecutivo. Una legge di bilancio definita “di buon senso e ragionevole”, specie considerando i “ridotti margini d’azione” e “l’impossibilità di fare altro debito”. “È stata giustamente varata una Finanziaria che ha tranquillizzato i mercati e fatto capire all’Europa che si è scelta la continuità. Le misure sull’energia erano indispensabili, il taglio al cuneo è positivo”, ha spiegato Messina. Che ha invece contestato le scelte riguardanti il tetto al contante e i Pos. “Il futuro è il digitale. L’evasione rappresenta una piaga, che tra l’altro incide negativamente sul rapporto debito/Pil”. E poi, ha proseguito, “bisognerebbe ragionare bene sui capitali all’estero: sarebbe equo far sì che quei soldi vengano investiti in titoli di Stato italiani così come dovrebbero investire maggiormente obbligazioni governative quei fondi pensione che allocano il 90% delle risorse all’estero. Mentre assistiamo a casi in cui aziende straniere comprano quelle italiane grazie anche ai nostri risparmi”.

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Le prospettive

Per l’ad di Intesa Sanpaolo l’urgenza è superare i prossimi sei-sette mesi, che saranno ancora duri. Poi l’economia si allontanerà progressivamente dall’incubo della guerra e ripartirà. “Il trend è chiarissimo: potremo avere una fase di rallentamento o recessione tecnica, ma il mondo non finisce”, ha spiegato Messina. “Ricordiamoci che l’Italia cresce più di Germania e Francia, il nostro governo non sfigura rispetto a quelli guidati da Schulz o da Macron, le imprese sono competitive e innovano, il sistema bancario è forte. Il Paese può e deve giocarsela”, ha concluso il ceo. 

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