Riforme, Calenda e Renzi aprono a Meloni: se chiederà un tavolo è un dovere partecipare

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I leader di Azione e Italia Viva, che in questa tornata elettorale hanno corso insieme, si sono detti disponibili al confronto. “Meloni premier avrà la nostra opposizione”, ma “se chiederà un tavolo per fare insieme le riforme costituzionali, noi ci saremo perché siamo sempre pronti a riscrivere insieme le regole", ha detto Renzi. Calenda: "Se farà una bicamerale è un dovere di tutti partecipare e discutere”. Ma precisa: “Sono radicalmente contrario al presidenzialismo"

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Se la maggioranza di centrodestra aprirà un nuovo tavolo per le riforme, il Terzo polo si siederà per discuterne insieme. A due giorni dalle elezioni politiche che hanno sancito la vittoria di Fratelli d’Italia, verso Giorgia Meloni arriva l’apertura di Carlo Calenda e Matteo Renzi. I leader di Azione e Italia Viva, che in questa tornata elettorale hanno corso insieme, si sono detti disponibili al confronto (DOPO IL VOTO: GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI). Dopo il voto del 25 settembre, la coalizione di centrodestra ha una maggioranza solida alla Camera e al Senato ma non ha i due terzi necessari per cambiare direttamente in Parlamento la Costituzione: è per questo che se vuole attuare alcune riforme promesse in campagna elettorale, come il presidenzialismo, deve decidere se procedere da sola e sottoporsi poi al referendum costituzionale (che in passato due volte su quattro ha visto vincere il No) o se cercare l'intesa con le opposizioni creando un tavolo delle riforme di più ampio respiro (LO SPECIALE DI SKY TG24 SULLE ELEZIONI - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE - TUTTI I VIDEO - I RISULTATI PER REGIONE E COMUNE - LA MAPPA DEI RISULTATI - LA RIPARTIZIONE DEI SEGGI).

Renzi: “Se chiederà un tavolo, noi ci saremo”

Come detto, la prima apertura a un'ipotesi di ragionamenti condivisi è arrivata dal Terzo polo. “Meloni premier avrà la nostra opposizione. Voteremo contro la fiducia, presenteremo i nostri emendamenti”, ha dichiarato Matteo Renzi nella sua Enews. Ma ha aggiunto: “Se chiederà un tavolo per fare insieme le riforme costituzionali, noi ci saremo perché siamo sempre pronti a riscrivere insieme le regole". Il leader di Italia Viva, nel 2016, chiuse la sua esperienza a Palazzo Chigi proprio dopo aver perso un referendum costituzionale. Da tempo l’ex premier sostiene l'idea del sindaco d'Italia, che è stata riproposta anche nel programma del Terzo polo. 

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Calenda: “Se Meloni farà una bicamerale è un dovere di tutti partecipare”

La linea di Renzi di una "opposizione costruttiva" è condivisa anche dal suo alleato Carlo Calenda. In giornata, durante la registrazione della trasmissione televisiva "Porta a Porta", ha detto: "Se Meloni farà una bicamerale è un dovere di tutti partecipare e discutere. Se farà proposte è un dovere partecipare”. Poi il leader di Azione ha precisato: “Sono radicalmente contrario al presidenzialismo. Non credo, però, che ci sarà nessuna riforma di tipo costituzionale". In campagna elettorale, comunque, Calenda non dava molto credito all'efficacia di una bicamerale: "È più probabile che io arrivi su Marte", aveva dichiarato. Ma si è detto convinto che le regole non vadano cambiate a colpi di maggioranza e che "prima o poi bisognerà fare una sola Camera: il bicameralismo perfetto è superato".

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Le posizioni di Pd e M5S

Di certo, se ci si concentrerà sull'elezione diretta del presidente della Repubblica lo scenario sarà complicato. Nelle scorse settimane il segretario del Pd Enrico Letta aveva detto: “Se ci sarà dibattito sulle riforme costituzionali noi ci saremo. Ma il presidenzialismo è una scorciatoia, un modo per dire: ‘Le istituzioni non sono efficienti, date al presidente che eleggeremo tutti i poteri e risolve lui tutto’”. Se la nuova segreteria del Pd confermerà questa linea, Meloni non troverà sponde nel centrosinistra, che ha costruito l'alleanza con Verdi e Sinistra italiana proprio "a difesa della Costituzione". È invece prematuro parlare di un tavolo per le riforme secondo Giuseppe Conte che, comunque, ha detto di vedere rischi nel trapiantare a freddo il presidenzialismo nella tradizione parlamentare italiana.

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