“Numeri - La sfida del voto”, cosa succederebbe se la Russia lasciasse l’Italia senza gas?
PoliticaNel giorno in cui da Mosca arrivano minacce al piano Cingolani viene lecito chiedersi cosa potrebbe accadere se il Cremlino decidesse di eliminare il suo apporto energetico a Roma. Nonostante si preannunci un inverno difficile le idee non mancano, come ad esempio il ritorno del carbone, e la situazione delle rinnovabili è migliore del previsto. Questi i temi principali della puntata di “Numeri - La sfida del voto”, programma di Sky TG24 dedicato alle elezioni, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18:30 alle 19:00
Anche oggi la questione del gas russo è centrale nel dibattito politico europeo. Mentre da Mosca fanno sapere di non gradire né i piani europei di price cap né tantomeno la proposta italiana di ridurre i consumi (la portavoce del Cremlino Maria Zakharova ha definito il piano Cingolani "imposto a Roma da Bruxelles, che a sua volta agisce su ordini di Washington, ma alla fine saranno gli italiani che dovranno soffrire") nel Continente ci si prepara a fare i conti con un inverno che si prospetta difficile. Le fonti energetiche, l’apporto delle rinnovabili e il possibile ritorno del carbone sono stati i temi al centro della settima puntata di “Numeri – La sfida del voto”, nuovo format di Sky TG24 dedicato alle imminenti elezioni politiche, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 19:00 (LO SPECIALE DI SKY TG24: VERSO IL VOTO - GLI AGGIORNAMENTI LIVE - TUTTI I VIDEO - CASA ITALIA: LE INTERVISTE AI LEADER POLITICI - NUMERI-LA SFIDA AL VOTO - TROVA IL TUO PARTITO: IL QUIZ DI SKY TG24)
Il confronto Italia-Germania
La diversa sensibilità sul tema tra Italia e Germania la si nota soprattutto nell’azzeramento del gas russo in direzione Berlino: se a giugno la situazione sembrava ancora tranquilla, nelle ultime settimane il crollo dei flussi attraverso Nord Stream ha portato il governo di Olaf Scholz a dover ripensare alle politiche dell'intero settore. Non è un caso, infatti, che se all’inizio il price cap era osteggiato da Berlino adesso sia decisamente più benvisto.
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Da dove arriva il gas italiano
Storia diversa invece per l’Italia, che ha continuato a ricevere il gas russo: infatti Mosca figura al terzo posto tra i fornitori indicati da Snam, dopo Algeria (30%) e Qatar (18%), che però lo invia tramite i cosiddetti rigassificatori, visto che non ci sono dei veri e propri gasdotti. Il calo per Mosca è evidente, visto che fino a poco tempo fa era a più del doppio, ma intanto resiste. Da segnalare come nella lista ci sia anche la voce Italia, che però resta minoritaria e ancorata al 4%.
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E se la Russia dovesse sospendere la fornitura di gas?
A questo punto è lecito chiedersi cosa potrebbe succedere se Mosca dovesse interrompere la fornitura di gas anche verso il nostro Paese, come ha fatto già verso altri Stati europei. Se si analizza il periodo di agosto-marzo tra il 2019 e il 2020 si nota come Roma abbia ricevuto da Mosca 16 miliardi di metri cubi di gas. Oggi abbiamo già ricevuto 1,5 miliardi di metri cubi a cui dovremmo aggiungere gli 8 miliardi previsti nel piano Cingolani e i 7,5 miliardi di metri cubi provenienti da altri fornitori. Guardando più in dettaglio alle misure proposte dall’attuale ministro della Transizione ecologica, si rileva come 2,1 miliardi di metri cubi risparmiati provengano da più carbone e gasolio; 3,2 miliardi di metri cubi da una riduzione del riscaldamento mentre quasi 3 miliardi provengono da comportamenti virtuosi, un punto su cui fa molto affidamento l’esecutivo guidato da Mario Draghi.
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Il carbone
Spauracchio fino a poco tempo fa, il carbone oggi sembra l’àncora di salvezza per molti Paesi che non sanno come sopperire alla mancanza di gas. Per la Germania il carbone è fondamentale per produrre elettricità, visto che dal gas ne produce ormai una quota residuale, mentre l’Italia ne produce soltanto il 5%, una quota decisamente inferiore. Lontana da entrambi i Paesi la Cina, che dal carbone produce il 60% della sua elettricità.
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Il gas italiano
Questione diversa per quanto riguarda il gas italiano: oggi il nostro Paese produce appena 3 miliardi di metri cubi di gas. Un crollo rispetto al passato: nel 1994, al suo picco, l’Italia estraeva 21 miliardi di metri cubi, scesi a 7 miliardi nel 2014, quando la Russia ha invaso la Crimea, e si è arrivati a 3 nel 2021. Potrebbe essere necessario però quasi un anno per raddoppiare la cifra, ammesso che il governo lo voglia davvero, un dettaglio non scontato.
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Le rinnovabili
Quindi se si punta sul carbone non si dà più importanza alle rinnovabili? No, affatto. Anzi, come dicono i dati, mai come ora si sta puntando con decisione su fonti assolutamente sostenibili come eolico e solare. Il piano Cingolani prevede negli anni a venire un risparmio sempre maggiore sul gas grazie alle rinnovabili: siamo destinati a passare dagli 0,4 miliardi di metri cubi del 2022 ai 2,4 del 2023 e ai 4,9 del 2024 per arrivare nel 2025 a 7,3. Una crescita figlia anche di impianti sempre più potenti installati negli ultimi anni: se nel 2019 gli impianti installati avevano 1,3 GigaWatt di potenza, oggi sono arrivati a 5,2 GigaWatt e nel 2023 arriveranno addirittura a 8. Dopo gli anni della pandemia e di uno stallo nel settore che sembrava conclamato, la storia sembra essere cambiata.