
Crisi di governo, Mattarella respinge dimissioni di Draghi. Il racconto della giornata
Il premier: "La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Il capo dello Stato lo rinvia alle Camere. La spaccatura dopo che il Movimento Cinque Stelle ha portato avanti la strada intrapresa nei giorni scorsi e non ha votato il Dl Aiuti all'esame di Palazzo Madama

Il premier Mario Draghi ha deciso di dimettersi. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha però respinto le dimissioni, invitandolo a presentarsi al Parlamento per valutare la situazione "nella sede propria". Draghi ha annunciato la decisione alla sua squadra di governo durante il Consiglio dei ministri che si è tenuto oggi: "La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo"
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LA CRISI - Il MoVimento Cinque Stelle, compatto, non ha votato la fiducia al Dl Aiuti, oggi all’esame del Senato. Il provvedimento ha comunque ottenuto numeri sufficienti: 172 sì e 39 no. La fiducia c’è, ma per Draghi - che appena concluso il voto è salito al Quirinale, dove è stato circa un'ora - non è abbastanza. "Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico", ha detto ai suoi ministri. Da fonti ministeriali si apprende che Draghi riferirà alle Camere mercoledì prossimo
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“In questi giorni – ha spiegato Draghi - da parte mia c'è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche". Sforzo che non è stato sufficiente. Il premier ha specificato che fin dal suo insediamento ha sempre “detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia”
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“Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell'interesse di tutti gli Italiani. Grazie", ha detto ai suoi ministri
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IL NON VOTO DEI 5S – Durante le dichiarazioni di voto, è stata la capogruppo dei pentastellati Mariolina Castellone a confermare quanto era già ormai chiaro da giorni, dopo che i Cinque Stelle non avevano partecipato al voto alla Camera dei Deputati
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“Oggi non partecipiamo al voto di questo provvedimento perché non condivido né parte del merito né il metodo, ma questa nostra posizione si sottrae alla logica della fiducia al governo", ha detto Castellone. Nel pomeriggio, intervistata a La7, aveva poi ribadito che ci sarebbe stata "tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo" in una eventuale verifica, a patto che Draghi non avesse detto "che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback"
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LA MEDIAZIONE FALLITA – Un tentativo di mediazione, interno al MoVimento, in mattinata c’è stato. È stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà a provarci, proponendo ai capigruppo parlamentari pentastellati di evitare la fiducia ma di votare il provvedimento articolo per articolo

LE POSIZIONI DEI PARTITI – Luigi Di Maio, da poco uscito dai Cinque Stelle e ora a capo di Insieme per il futuro, non ha usato mezzi termini: “I dirigenti M5S stavano pianificando da mesi l'apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi. Sperano in nove mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale”

"Non votare la fiducia al governo è un fatto grave, va chiesta una verifica di maggioranza. Una crisi di governo è un chiaro atto di irresponsabilità”, aveva detto Di Maio, parlando di una forza politica distrutta “per egoismi e opportunismi” che l’hanno trasformata in un "partito padronale”

Per il segretario del Pd Enrico Letta il governo - "per l'interesse del Paese" - avrebbe dovuto andare avanti, anche se con una verifica della sua tenuta in Parlamento. "Ora solo al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi", ha fatto sapere il Pd. Matteo Renzi aveva chiesto a Draghi di continuare anche senza i Cinque Stelle

“I numeri dicono che il governo potrebbe proseguire il suo lavoro fine a fine legislatura anche senza il M5S”, aveva detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, aggiungendo però che “andare alle urne non ci preoccupa: anzi siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centrodestra”

Ancora più chiara la posizione di Fratelli d’Italia, ora all’opposizione del governo. "Basta temporeggiare. La parola torni agli italiani. #ElezioniSubito", ha scritto la leader Giorgia Meloni su Twitter ancora prima della chiama per il voto sul Decreto. La Lega ha condannato la scelta dei Cinque Stelle come “irresponsabile”, ma fonti di partito avevano chiarito che si lavorerà “per una scelta unitaria del centrodestra per il bene del Paese. Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani”

"Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? - aveva detto Conte nel pomeriggio - Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all'inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti"