
Giustizia, via libera del Cdm a riforma Csm: stretta sulle toghe in politica
Il Consiglio dei ministri si è riunito nella tarda mattinata di venerdì per chiudere il pacchetto di proposte messo a punto da Marta Cartabia. Dalle bozze emerse finora è previsto che chi viene eletto in politica non farà più il giudice. Stop alle cosiddette "porte girevoli". In corso la conferenza stampa di Draghi e della Guardasigilli

Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle "porte girevoli". Il Cdm in un primo momento era convocato per le 10, poi è slittato ed è cominciato solo in tarda mattinata. L’esecutivo Draghi ha chiuso così la partita sul pacchetto di proposte messo a punto da Marta Cartabia. Nella conferenza stampa delle 15 il premier e la Guardasigilli hanno spiegato la riforma
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"È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie anche alle numerose interazioni con i partiti e il ministro Cartabia e il sottosegretario Garofoli", ha esordito Draghi in conferenza stampa riferendosi alla riforma del Csm
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"C'è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in Parlamento entro l'elezione del nuovo Csm", ha aggiunto il premier
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Nel corso del Cdm "c'è stata la consapevolezza della necessità di un pieno coinvolgimento delle forze politiche. Quindi niente tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura", aggiungendo che c'è stato l'impegno "di tutti ministri a sostenere con i propri partiti questa riforma"
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"La riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica, ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità", ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia in conferenza stampa a palazzo Chigi

La riforma del Csm "era dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura", ha aggiunto la ministra

"Abbiamo messo mano al sistema elettorale" del Csm, "riscritto il capitolo delle 'porte girevoli' per i magistrati che entrano in politica, "modificato in modo incisivo le modalità di nomina del Csm e dei vertici apicali per evitare 'nomine a pacchetto' e accordi non virtuosi", ha illustrato Cartabia

Quella dell'ordinamento giudiziario e del Csm è una "riforma esigente nei confronti dei giudici ma che risponde a una esigenza della magistratura di essere un po’ più severa con se stessa, perché questa richiesta di recupero della credibilità viene anzitutto dall'interno", ha commentato Cartabia, ribadendo che la riforma "è frutto di un confronto e un dialogo iniziato mesi fa, che ha coinvolto anche la magistratura che è stata ascoltata nelle sue richieste"

Da quanto emerso nella bozza della riforma del Csm, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno ricoperto cariche politiche elettive (parlamentare nazionale e europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, consigliere comunale, sindaco) al termine del mandato "sono collocati in posizione di fuori ruolo presso il ministero di appartenenza"

Oppure, per i magistrati amministrativi e contabili presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, "sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti”

Invece i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali

La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti, si legge nella bozza della riforma del Csm all'esame del Consiglio dei ministri

Il pacchetto dovrebbe essere basato su alcuni punti fermi, con tre piani distinti: i magistrati eletti, per i quali non si transige sul ritorno indietro; i cosiddetti 'tecnici' cioè i pm che lasciano la toga per ricoprire cariche non elettive e i magistrati prestati al servizio dello Stato nell'apparato pubblico

A più riprese è emerso lo scontento di fondo di alcuni partiti. 5 Stelle e Lega sono in tensione per la nuova proposta che rimodella le cosiddette 'porte girevoli' che fino ad ora hanno consentito ai magistrati di tornare al loro posto in tribunale, dopo un'avventura politica (da candidati, eletti o non eletti)

In ballo oltre alle “porte girevoli”, c'è il sistema di elezione del Csm. Secondo la bozza si va verso un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici

Nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato. Su questa base si è articolata la discussione. Sul tavolo, il pacchetto di emendamenti alla riforma che l'esecutivo proporrà ora al Parlamento. Mercoledì prossimo la commissione Giustizia dovrebbe poi avviare il voto proprio sulle modifiche

La bozza di riforma del Csm all'esame del Consiglio dei ministri introduce anche il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati ma solo in un caso: quando cioè il Consiglio dell'Ordine abbia fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. In questi casi il voto degli avvocati presenti nei Consigli giudiziari sarà unitario

Mai più magistrati che svolgono in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in un territorio diverso. La bozza introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi