Quirinale, Sgarbi: "Operazione Berlusconi s'è fermata”. Tajani: "Parla a titolo personale"
PoliticaA pochi giorni dall'inizio del voto per eleggere il capo dello Stato, le chance di Silvio Berlusconi di arrivare al Colle sembrano essersi ulteriormente ridimensionate. Mentre lui prende tempo, Sgarbi definisce l'impresa quasi impossibile e dice che dovrebbe lo stesso "cavaliere" a chiamare i deputati per convincerli a votarlo. Tajani puntualizza a Sky TG24: "Parla a titolo personale". Salvini pensa ad altri nomi e continuano le trattative anche all'interno del M5s. Intanto Draghi incontra Fico e Mattarella
L’operazione scoiattolo, destinata a cercare fuori dal centrodestra i consensi per eleggere Silvio Berlusconi come presidente della Repubblica, sembra destinata a fallire. A ventilare l’ipotesi è stato Vittorio Sgarbi, che proprio in questi giorni sta facendo con l'ex premier il giro di telefonate ai parlamentari. “Gli mancano circa 100 voti, poi almeno 30 staranno fuori fra no vax e malati che non possono votare, e ci saranno almeno 20 franchi tiratori: non parte da 450 voti ma da 400. Devi rimontarne 105, e se hai 110 telefonate da fare ci vorrebbe solo il miracolo del paradiso per cui tutti dicessero sì”, ha detto a Un giorno da pecora. Secondo Sgarbi, l’unica chance per Berlusconi di arrivare al Colle è ottenere l’appoggio di Renzi, ma ci sono poche speranze. Il Cav avrebbe detto ai forzisti che è ottimista e non deluderà chi gli ha dato la fiducia, ma non avrebbe ancora deciso cosa fare. Nel dubbio, avrebbe comunque ripreso il giro di chiamate per sondare il territorio.
Le possibili strade per Berlusconi
L’elezione del presidente della Repubblica prenderà ufficialmente il via il 24 gennaio alle ore 15. Per l’occasione, i grandi elettori - ovvero i parlamentari e i delegati regionali - non si riuniranno in un unico spazio come da prassi, ma voteranno per fasce orarie, 50 alla volta. Inizieranno prima i senatori, poi i deputati e infine i parlamentari. Silvio Berlusconi lavora da tempo per una sua possibile elezione, ma secondo Sgarbi l’operazione per portarlo al Colle si è “oggettivamente” arenata. Il critico d’arte racconta che ha visto il Presidente del Consiglio “abbastanza triste” e che è possibile che stia pensando a “una via d’uscita onorevole, con un nome a lui gradito, forse Mattarella”. Escluso invece un possibile sostegno a Mario Draghi, altro possibile candidato al Quirinale. Proporre lui, ha detto Sgarbi a Rai Radio 1, è una mossa che sia lui sia Gianni Letta hanno consigliato a Berlusconi per mettere gli altri all’angolo, “ma lui non la preferisce”. Secondo il deputato, dovrebbe essere Berlusconi a chiamare i parlamentari per convincerli a sostenerlo e, se non riuscisse nell'obiettivo, dovrebbe essere lui stesso a proporre un altro nome. C’è, però, chi non gradisce l’interventismo di Sgarbi e ridimensiona le sue parole. “Parla a titolo personale”, ha puntualizzato Antonio Tajani in un’intervista a Sky TG24.
Tajani a Sky TG24: "Sgarbi non è il portavoce di Berlusconi"
“Sgarbi non è il portavoce di Silvio Berlusconi”, in altre parole "Sgarbi risponde a se stesso, sicuramente non parla a nome” dell'ex premier, ha detto a Sky TG24 è il coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare Europeo Antonio Tajani, ospite di ‘Timeline’. Per Tajani il centrodestra è ancora compatto “non c’è un’opzione alternativa” alla candidatura di Berlusconi per il Colle. Quindi Tajani precisa che nessun dirigente di Forza Italia “ha mai detto che il partito uscirebbe dal governo se Draghi dovesse salire al Quirinale: noi diciamo una cosa diversa, c’è ancora bisogno di un governo di unità nazionale per combattere e sconfiggere la pandemia e senza Draghi sarebbe difficile andare avanti” con questo impegno perché “non c’è una personalità come lui”. “Piano B? Non esistono altri piani per il centrodestra finché Berlusconi non scioglie la riserva, lo hanno ribadito tutti. Fin quando Berlusconi non dirà cosa intende fare, il centrodestra si muoverà di conseguenza. Se ha un piano in mente lo comunicherà al vertice del centrodestra per confrontarsi e vedere il da farsi. Il tempo sembra poco per l’elezione del Capo dello Stato ma in realtà è molto. E da giornalista ricordo che fino all’ultimo non si scioglie nessuna riserva. Non c’è quindi nessun cambiamento rispetto all’elezione degli altri presidenti della Repubblica”.
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La mossa di Salvini
Oltre a Berlusconi, c’è un’altro leader politico non convinto di eleggere Draghi al Quirinale. Si tratta di Matteo Salvini. “Averlo a Palazzo Chigi mi rassicura, poi non sono padrone del destino altrui”, ha detto, aggiungendo: “Tutti dovrebbero dire la verità che i soldi del Pnrr sono a prestito: con questi problemi di energia la metà delle opere rimarrà sulla carta. Anche su questo bisogna essere molto attenti, anche per questo motivo il premier è complicato da rimuovere”. Secondo alcune indiscrezioni, Salvini starebbe però perdendo la pazienza anche con Berlusconi e lo avrebbe messo di fronte a un bivio: sciogliere la riserva e chiarire entro domenica se ha i numeri, o rinunciare all’obiettivo. Non a caso, il leader della Lega ha detto che per il Quirinale pensa a “un profilo di alto livello” e che da lunedì il centrodestra andrà “compatto sullo stesso nome, dall’inizio alla fine”. Segno che un accordo ancora non c’è. Salvini ha fatto intendere che, in caso la candidatura di Berlusconi venisse meno, spetterebbe alla Lega fare una proposta avendo più numeri in Parlamento e che il nome sarà “convincente per tanti se non per tutti”. Ma gli alleati non sono d’accordo, non solo i forzisti. “Fratelli d'Italia è nel centrodestra ma non delega nulla a nessuno. Anche noi abbiamo i nostri nomi", ha detto Francesco Lollobrigida, capogruppo del partito, aggiungendo che finora le proposte non sono state esplicitate “per non danneggiare l'eventuale candidatura di Berlusconi”, che resterebbe il candidato principale.
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I negoziati
Draghi, intanto, ha incontrato nella giornata di oggi sia il presidente della Camera Roberto Fico, a Montecitorio, che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, al Quirinale. Il tutto mentre le forze politiche continuano a negoziare. Al centro delle fitte trattative tra le varie forze politiche ci sarebbe anche una candidata: la vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti. Fonti del centrodestra fanno sapere che questa carta potrebbe, però, essere giocata solo se frutto di una convergenza bipartisan. Secondo Enrico Letta, segretario del Pd, in generale "la politica deve sapere guardare oltre l'apparenza e l'immediatezza”. Per fare il punto sulla situazione, si è riunito anche il Movimento 5 stelle. Al vertice convocato dal Presidente, Giuseppe Conte, erano presenti tra gli altri, i ministri Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Fabiana Dadone e Federico D'Incà.
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Il totonomi
Tra gli altri papabili successori di Mattarella ci sono Giuliano Amato, la ministra Marta Cartabia, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Pier Ferdinando Casini, Paolo Gentiloni e Emma Bonino, che si è però tirata fuori. “Ringrazio tutti quelli che pensano a me, da Roberto Saviano a Carlo Calenda a tutti i militanti che mi scrivono… Ma credo proprio che il mio momento fosse anni fa”, ha detto a La Repubblica. Secondo Giovanni Toti, governatore della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, “non c'è un candidato presidente della Repubblica che mette in sicurezza il Governo: se Berlusconi fosse eletto dal centrodestra più peones, il fallo di reazione di chi è stato totalmente escluso dal dialogo potrebbe mettere a rischio il Governo. Dall'altra parte se si arrivasse alla scelta facile di convergere su Draghi come Presidente della Repubblica occorrerebbe sostituirlo a Palazzo Chigi, e costruire un altro Governo”, ha detto in un’intervista a Tgcom24. “Scegliamo un Presidente della Repubblica e contemporaneamente mettiamo a punto una maggioranza politica che finisca la legislatura, verifichiamo se il programma di Governo di Draghi è ancora coerente con i bisogni del Paese e se possibile usiamo quest'anno senza ciondolare per fare le due-tre riforme che servono”.