Quirinale, tra norme anti Covid e ricerca dei candidati: il punto sull'elezione

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Ancora molti i nodi organizzativi da sciogliere in vista dell’imminente elezione del successore di Mattarella: c'è chi propone voto a domicilio per i positivi e l'allestimento di un Covid-hotel nei pressi di Montecitorio. Si va avanti con la ricerca delle figure adatte al Colle. Previsto incontro tra Letta, Conte e Speranza

Lunedì 24 gennaio il Parlamento in seduta comune, insieme ai delegati eletti dalle Regioni, inizierà a votare per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Sono ancora molti i nodi da sciogliere in vista dell’imminente voto. Da un lato le complicazioni di tipo organizzativo che la pandemia da coronavirus porta con sé, al centro di una riunione che, il 17 gennaio, ha impegnato per due ore la Conferenza dei capigruppo. Dall’altro, trovare una figura che riesca a mettere d’accordo tutte le correnti politiche. Mentre il centrodestra prosegue con la scelta di candidare Silvio Berlusconi, dagli altri principali partiti – Pd e M5S – non sono ancora arrivate indicazioni precise su un nome. Domani, 19 gennaio, si incontreranno per discutere delle elezioni per il Colle il segretario dei dem Enrico Letta, il presidente dei pentastellati Giuseppe Conte e il ministro della Salute del governo Draghi, Roberto Speranza (LO SPECIALE DI SKY TG24).

Tamponi negativi, febbre e voto a domicilio

Si valuta se permettere agli elettori del capo dello Stato di entrare a Montecitorio per il voto pur avendo una temperatura superiore ai 37,5°, purché mostrino un tampone negativo al Covid-19. Al momento le norme in vigore, valide per tutte le attività sul territorio nazionale, vietano l’ingresso a luoghi chiusi a chi supera questa temperatura. Verrà deciso dopo l’istruttoria che sarà aperta a tal fine dal presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, che sottolinea “le criticità costituzionali e regolamentari del voto non in presenza” e i limiti “dati dalle misure sanitarie e dalla normativa vigente". Considerando che molti elettori potrebbero essere positivi al coronavirus al momento del voto, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, ha ipotizzato che venga concesso ai contagiati di votare dal proprio domicilio. Fico ha chiarito che sarebbe una forte deroga a principi che vanno rispettati per l’elezione del capo dello Stato - immunità di sede, segretezza, pubblicità – e che si potrebbe procedere solo con il consenso unanime dei capigruppo e in seguito ad un parere della Giunta del Regolamento.

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Ipotesi Covid-hotel per il voto

Secondo Fico la richiesta di voto a domicilio sarebbe configurabile solo per i grandi elettori che, a urne aperte, si trovino a Roma. Il deputato di Italia Viva Marco Di Maio ha chiesto che venga allestito un Covid-hotel nei pressi della Camera, da cui far partire un percorso protetto che arrivi in aula o comunque dentro Montecitorio, per facilitare il voto degli elettori. La proposta è piaciuta a Riccardo Molinari della Lega, mentre ha incontrato il no di alcuni esponenti del Pd e dei Cinque Stelle.

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Green pass e Super Green pass, il ricorso di 5 parlamentari

Sui 1.009 grandi elettori che dovranno votare, senza contare i 58 delegati regionali, in Parlamento si contano finora circa 40 persone che potrebbero non votare, tra positivi e isolati in quarantena. Resta in vigore l’obbligatorietà di avere il Green pass per poter votare, nella versione base del certificato, ottenibile da chi è vaccinato, chi è guarito dall’infezione o chi è in possesso di un tampone negativo al Covid. Questo potrebbe mettere in difficoltà gli elettori che vengono dalle isole, anche se non contagiati. Per loro è indispensabile salire su aerei o navi, per spostarsi e votare a Roma. Mezzi su cui però è obbligatorio il Super Green pass, che si ottiene solo con il vaccino o la guarigione dal virus. Da qui il ricorso alla Corte costituzionale presentato da cinque parlamentari isolani, che chiedono la sospensione cautelare dell'obbligo.

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I partiti alla ricerca di un accordo su chi candidare

Continua il silenzio di Pd e M5S su chi potrebbe essere la figura adatta per il Colle. Letta, dopo aver dichiarato che non è ancora “il momento di fare nomi”, ha detto di essere “ottimista e positivo”: si riuscirà a trovare un accordo tra forze politiche ed eleggere un capo dello Stato che metta d’accordo tutti. Un’ipotesi che continua a circolare è quella del passaggio del premier Mario Draghi da Palazzo Chigi a Palazzo del Quirinale. Se si verificasse, bisognerebbe avere già pronto un piano per portare avanti il governo. Sul punto, il leader di Italia Viva Matteo Renzi concorda con quanto detto da Letta, che propone un patto per portare a termine la legislatura senza andare al voto. Renzi apre anche all’ipotesi di un esecutivo dei leader, proposta da Salvini: “Non è probabile ma ha un senso", dice al Corriere della Sera. Il leader del Carroccio ha avuto una “lunga e cordiale telefonata” nella serata del 17 gennaio con il suo candidato Berlusconi, ma secondo alcune fonti Salvini si aspetta che il Cavaliere "chiarisca entro domenica se ha i numeri", altrimenti, a inizio votazione, "la Lega, come forza responsabile e di governo, farà una proposta che potrà essere convincente per tanti se non per tutti". Intanto, Conte – in vista della riunione con Letta e Speranza – ha convocato i vertici pentastellati per fare il punto della situazione.

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