Ddl Zan: salvato da un voto, sospesa la discussione in Senato: riprenderà il 20 luglio
PoliticaIl disegno di legge contro l'omotransfobia ha rischiato la sospensione ieri, 14 luglio, con una votazione che ha fatto registrare 136 voti favorevoli contro i 135 da parte di chi ha proposto lo stop al provvedimento. Oggi si è andati avanti per alcune ore poi si è rinviata la ripresa della discussione al 20 luglio alle 16.30 (lo stesso giorno alle 12 scadrà il termine per presentare emendamenti). I numeri traballano davanti a una maggioranza che appare in difficoltà con Pd e M5s alla ricerca di una soluzione
L'aula del Senato è sospesa e la discussione sul disegno di legge Zan (IL TESTO) riprenderà il 20 luglio alle 16.30 (lo stesso giorno alle 12 scadrà il termine per presentare emendamenti). Ad annunciarlo in Aula è stato il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa che presiedeva l'assemblea, visto che alle 15 è in programma il question time. Dei 60 senatori iscritti a parlare, oggi ne sono intervenuti una ventina. Il provvedimento contro l’omotransfobia è stato salvato ieri, 14 luglio, grazie allo scarto di un solo voto che ne ha scongiurato la sospensione proposta da Fi e Lega. Critico Salvini: "Se Letta insiste a non voler dialogare la legge è morta". Sulla stessa linea Faraone di Iv: "Pd e M5S hanno il dovere morale di discutere e trovare soluzioni". E intanto Fdi punta il dito contro gli assenti del centrodestra in Aula.
La votazione del 14 luglio
Continua, dunque, la lunga marcia in Senato dove potrebbe arrivare l’approvazione definitiva così come lo stop al ddl Zan: ieri, infatti, la votazione ha fatto registrare 136 voti contro i 135 da parte di chi ha proposto lo stop al provvedimento. Un successo risicato arrivato dopo il no alle pregiudiziali di giorno 13 con 12 voti di scarto, ma a Palazzo Madama i numeri traballano. Attorno al testo Zan si raccoglie una maggioranza fragile messa in evidenza già con il voto palese. Ieri, infatti, sono stati 12 gli assenti ingiustificati: quattro di FI, tre della Lega e cinque del M5s che potrebbero dare luogo ad un esito diverso già alla prossima votazione. Tutti presenti i senatori di Giorgia Meloni che a fine votazione non nascondono l'irritazione per le defezioni di Lega e FI, che avrebbero fatto la differenza.