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Roberto Speranza, Senato boccia le tre mozioni di sfiducia. Ministro: "Nemico è il virus"

Politica
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L'aula di Palazzo Madama ha respinto le tre mozioni di sfiducia al ministro della Salute proposte da Fratelli d'Italia, dal senatore Gianluigi Paragone del gruppo Misto e da Mattia Crucioli di "L'alternativa c'è"

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Il Senato ha bocciato le tre mozioni di sfiducia presentate contro il ministro della Salute Roberto Speranza in merito all'inchiesta sul mancato aggiornamento del piano pandemico. Con 29 voti a favore, 221 contrari e tre astensioni, è stata respinta la mozione proposta da Fratelli d'Italia in merito. Poco dopo è stata respinta anche la seconda mozione di sfiducia. Il documento, proposto dal senatore Gianluigi Paragone, ex M5s e ora al gruppo misto, ha avuto 29 sì, 206 no e due astensioni. Infine stop anche alla terza mozione di sfiducia proposta dal senatore Mattia Crucioli di 'L'alternativa c'è' e nel gruppo Misto: con 28 voti favorevoli, 204 contrari e due astensioni, l'aula del Senato l'ha bocciata.

La replica di Speranza

"Nessuno dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali", ha detto il ministro della sua replica, aggiungendo: "Di fronte a un virus totalmente nuovo è del tutto evidente che il piano pandemico antinfluenzale del 2006 non era sufficiente, né lo erano le successive raccomandazioni Oms. Non era una situazione in cui sedersi e attendere istruzioni. Per salvare delle vite andavano trovate soluzioni nuove e assunte decisioni rapide. Ecco perché, del vecchio piano, è stato valorizzato ciò che era utile e funzionale come ad esempio la dichiarazione dello stato di emergenza, ma i nostri tecnici hanno valutato da subito che c'era da andare decisamente oltre". Poi, parlando dei vaccini, ha aggiunto: "Si poteva negoziare meglio a livello europeo sui vaccini ma resto dell'idea che sia stato meglio muoversi insieme e ribadisco che anche per le prossime annualità l'Italia continuerà ad acquistare insieme agli altri Paesi europei".

Speranza: “Piano pandemico ora c'è, mancanza di 7 governi”

"Il mancato aggiornamento del piano pandemico antinfluenzale - ha spiegato Speranza - è un tema che va affrontato con grande serietà, evitando di piegarlo alla polemica politica come purtroppo avvenuto nelle ultime settimane. Anche perché è un tema che viene da lontano. Tutte le mozioni sottolineano come il piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell'Oms per molti anni. Fanno dunque riferimento a 180 mesi durante i quali si sono alternati ben 7 governi, con diverse maggioranze parlamentari. Tutti i gruppi di quest'aula, compresi quelli che hanno sottoscritto le mozioni oggi in discussione, hanno sostenuto alcuni di questi governi. Troppo facile oggi far finta di non vedere. Io ho fiducia e rispetto per il delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura. Credo fermamente che chiunque, nessuno escluso, chiunque abbia avuto responsabilità in questi mesi così difficili, dai vertici dell'Oms fino al sindaco del più piccolo comune, debba essere pronto a rendere conto delle proprie azioni. Questa è la forza e la bellezza di una grande democrazia come la nostra". "Quanto, invece, alle responsabilità politiche - ha aggiunto - non sono io a dovermi difendere. Come dicevo ho giurato al Quirinale il 5 settembre del 2019 e posso dire, a testa alta, che adesso il piano pandemico antinfluenzale aggiornato c'è, approvato all'unanimità in conferenza Stato-Regioni. Quello che non è stato fatto in molti anni è stato invece realizzato in pochi mesi proprio durante il mio mandato. Quello approvato è un documento importante anche e soprattutto per l'impostazione forte-mente operativa e la chiara definizione di compiti, ruoli e responsabilità".

“Il ritiro del documento Venezia è stata una decisione interna all'Oms”

"Il ritiro del documento di Venezia" in relazione al piano pandemico italiano "è esclusivamente una decisione interna Oms - ha detto poi Speranza - Le scelte relative al dossier sono autonome dell'Oms. L'Oms, di cui è parte la sede di Venezia che propone lo studio in discussione, ha chiarito che il report è stato ritirato per inesattezze fattuali. Tra gli errori, quello relativo alla timeline dell'epidemia in Cina. La stessa Oms Europa ha dichiarato che in nessun momento il governo italiano ha chiesto all'Oms di rimuovere il documento. Una posizione chiara che pone fine a qualsiasi speculazione". "Veniamo allo svolgersi dei fatti. Primo - ha spiegato il ministro - è che Oms ed Ecdc visitano l'Italia dal 24 febbraio al 4 marzo 2020; tre giorni dopo la scoperta del cluster di Codogno. Gli esiti di questa missione vengono trasmessi, formalmente, al governo italiano il 12 marzo 2020. Secondo: il report di Oms Venezia, a cui si fa riferimento, sulla situazione dell'Italia arriva soltanto a metà maggio. Comprendere la differenza tra la visita e il report è fondamentale per dare il giusto peso alla questione sollevata anche nelle mozioni. La visita produce un documento con raccomandazioni e indicazioni anche operative per la nazione oggetto della missione. Il report è uno studio rispettabile il cui fine è far circolare nella comunità scientifica dati ed analisi sulla situazione del Paese e di ogni singola regione. L'Oms e l'Ecdc, con i quali abbiamo avuto e abbiamo rapporti costanti e positivi, ci hanno indicato le loro raccomandazioni operative in seguito alla visita del 24 febbraio/4 marzo". Quelle valutazioni, "pur non avendo carattere vincolante - ha rilevato il ministro - rappresentano le indicazioni all'Italia che noi abbiamo prontamente valorizzato. Il documento di cui si è discusso è invece successivo e non ha una ricaduta diretta nella gestione della pandemia. Non ha indicazioni di natura operativa. Non è un caso che la visita avvenga pochi giorni dopo Codogno mentre il documento tanto discusso viene pubblicato il 13 maggio, dopo il lockdown, quando la curva del contagio della prima ondata era già stata appiattita". La scelta di "pubblicare e poi ritirare quel documento viene assunta esclusivamente dall'Oms nella sua piena autonomia che noi rispettiamo, anche nelle sue diverse articolazioni e nel dibattito interno che con evidenza vi è stato a questo proposito tra dirigenti dell'Oms in palese contrasto tra loro. Ma una cosa è certa. Non c'è nessuno dei protagonisti di questa vicenda che affermi il contrario: le scelte relative al dossier sono autonome dell'Oms".

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“Studio Merler non è secretato, è pubblico su portale”

"Il 12 febbraio, per la prima volta, viene presentato ai membri del Cts, dal dottor Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler di Trento, un documento con i dati relativi allo studio: 'Scenari di diffusione di 2019-NCOV in Italia e impatto sul Servizio Sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente' - ha detto poi Speranza - Lo studio Merler è uno dei contributi che furono acquisiti agli atti del Cts, e non si discosta da quelli derivanti da altre analisi o da altri modelli presi in esame, elaborati anche da istituzioni di ricerca importanti come l'Imperial College di Londra. Per autonoma decisione del Cts, le riunioni si sono svolte con indicazione di riservatezza per i partecipanti. Ma lo studio Merler, a differenza di ciò che si sostiene nelle mozioni, non è stato affatto secretato ed è oggi pubblicato sul nostro portale". "Anche grazie a quello studio abbiamo potuto reagire - ha aggiunto il ministro della Salute - muniti di alcuni parametri di riferimento, al primo cluster di Codogno e Vo' Euganeo e poi alla ulteriore accelerazione della circolazione nel Paese".

“Trascurata per decenni la sanità pubblica”

"L'Italia è arrivata impreparata al Covid perché per decenni è stata trascurata la sanità pubblica considerata come un costo, e lo stesso ministero ha pagato il prezzo dei mancati investimenti nella pubblica amministrazione", ha osservato Speranza. "In molti casi è solo grazie all'abnegazione del personale sanitario che siamo riusciti ad andare avanti". Inoltre, "da parte di alcuni si è alimentata negli anni l'illusione che la sanità privata potesse progressivamente sostituire quella pubblica. È vero esattamente il contrario: solo con una forte sanità pubblica - ha detto il ministro - è possibile difendere l'universalità del nostro Servizio Sanitario e anche creare valore aggiunto dall'iniziativa privata, costruendo positive sinergie. L'Italia intera, con una consapevolezza acuita dall'emergenza, ci chiede oggi una sanità pubblica più forte. Fin dal primo giorno, nel mio lavoro di ministro della Salute, questo è stato per me l'impegno fondamentale".

"Si tenta di sfruttare l'angoscia degli italiani per interessi di parte"

"Affronto questo dibattito e il voto finale con il rispetto che si deve e la consapevolezza di aver servito ogni giorno il mio Paese con disciplina. Con impegno per difendere la salute degli italiani, il faro che mi guida in ogni scelta. È con amarezza che vedo prevalere invece lo scontro politico, spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato - ha detto Speranza - Si afferma il tentativo di sfruttare l'angoscia degli italiani per miopi interessi di parte: è sbagliato, perché produce danni enormi, non a me o al governo, ma al Paese che deve restare unito in un passaggio delicato". "Il Paese deve restare unito in un passaggio così delicato - ha aggiunto - Questo ci ha chiesto il Presidente Mattarella quando ha proposto a tutti noi di sostenere il nuovo governo Draghi. Questo ho sempre ribadito in ogni mio intervento in Parlamento e questa rimarrà sempre la mia linea: unità, unità, unità!". "Resterò sempre distante dalle polemiche che danneggiano il prestigo dell'Italia e rendono più difficile il lavoro - ha ribadito - Comprendo le ragioni della battaglia politica ma la politoica non è un gioco d'azzardo sulla pelle dei cittadini. In un grande Paese non si fa politica su una grande epidemia.

Il testo della mozione di FdI

“FdI esprime la propria sfiducia al ministro della Salute, onorevole Roberto Speranza, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni". È quanto chiede il testo della mozione di sfiducia presentato dal gruppo di Fratelli d'Italia al Senato. Nel documento si fa riferimento al piano pandemico italiano che "non era mai stato aggiornato dalla sua prima stesura nel 2006, nonostante nel 2013 sia stata assunta la decisione numero 1082/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che prescriveva l'aggiornamento costante del piano medesimo da parte di singoli Stati". La mozione ricorda che "l'Italia, al momento della dichiarazione dello Stato d'emergenza il 31 gennaio 2020, non era dotata di un piano aggiornato, tanto che lo stesso comitato tecnico scientifico nella prima seduta del 2 febbraio 2020 ha dovuto prendere atto della carenza di informazioni dati". Poi sottolinea: "I ritardi accumulati e l'inefficienza delle risposte del ministero della Salute nelle prime settimane di diffusione della pandemia hanno segnato in maniera tragica il destino dell'intera nazione, causando la perdita di decine di migliaia di vite umane, ma anche questo non ha spinto il ministro della Salute a lavorare con attenzione nella preparazione della seconda ondata del virus largamente prevista e attesa, ma che ancora una volta ha trovato l'Italia impreparata".

Le altre due mozioni

Nella mozione di sfiducia del senatore de L'alternativa c'è, Mattia Crucioli, si legge: "Appare evidente la catena di inadempienze, opacità, omissioni, incomprensibili inazioni, in continuità con i livelli apicali amministrativi del ministero della Salute; il ministro Speranza era certamente informato sul mancato aggiornamento del piano pandemico, non poteva non conoscere e approvare l'operato del proprio capo di gabinetto, in relazione al tentativo di occultamento del report dei ricercatori dell'ufficio territoriale Oms di Venezia e la dichiarazione rilasciata alla procura di Bergamo circa l'irrilevanza per l'Italia di tale report desta fondati dubbi di veridicità; i suddetti comportamenti appaiono incompatibili con il ruolo ricoperto". Il terzo documento è quello sottoscritto dal senatore del gruppo Misto, Gianluigi Paragone. "Il ministro Speranza era certamente informato sul mancato aggiornamento del piano pandemico - si legge nella terza mozione di sfiducia - come riferito dal procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, e non poteva non sapere delle pressioni per la rimozione del rapporto del gruppo di Venezia; secondo le stime del generale Lunelli, esperto di difesa batteriologica, un piano pandemico aggiornato avrebbe evitato in Italia almeno 10.000 vittime per coronavirus". Da qui la richiesta di dimissioni immediate del ministro, "considerato che il suddetto comportamento appare del tutto incompatibile con il ruolo ricoperto".