Resta un'incognita l'avvio dello strumento finanziario per aiutare la ripresa del Vecchio Continente dopo la crisi provocata dall'emergenza coronavirus. Fonti Ue: "Non operativo prima di febbraio". Il premier in pressing: "Far partire al più presto i programmi e l'erogazione dei fondi europei rappresenta un obbligo morale verso le decine di migliaia di vittime europee e verso i cittadini"
L’avvio del Recovery Fund resta un’incognita e il premier Giuseppe Conte si fionda in pressing sul Consiglio Ue. ”La risposta sanitaria non e' alternativa a quella sociale ed economica: il recovery fund deve partire prima possibile”. E’ il concetto che Conte ha espresso durante il vertice straordinario in videocall di ieri sera. Più o meno le stesse parole che il premier aveva ripetuto durante le informative sull’ultimo Dpcm sull’emergenza coronavirus (AGGIORNAMENTI - SPECIALE).
Conte: “Far partire subito Recovery dovere verso i cittadini”
”Rimane urgente una positiva conclusione del negoziato sul Next Generation EU”, ha detto il presidente del Consiglio, in aula a Montecitorio. “Far partire al più presto i programmi e l'erogazione dei fondi europei - ha aggiunto poi a Palazzo Madama - rappresenta un obbligo innanzitutto morale verso le decine di migliaia di vittime europee e verso i cittadini del nostro continente. L’Italia - ha aggiunto Conte - resta impegnata a tal fine in una intensa, serrata azione politico-diplomatica a tutto campo”.
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Fonti Ue: “Recovery non operativo prima di febbraio”
Da Bruxelles, però, non arrivano notizie confortanti. Sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue "ci stiamo imbattendo in ritardi. Nello scenario migliore, un accordo" nei negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo "potrebbe essere essere raggiunto a metà novembre. Poi servirà un po' di tempo per l'approvazione da parte di Parlamento Ue e Stati membri. Perciò il Recovery non sarà operativo prima della seconda metà di febbraio. In termini di esborsi ci saranno conseguenze: il 10% che potrebbe essere pagato immediatamente attraverso ReactEU sarà ritardato”, hanno spiegato ieri fonti Ue.
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Michel: “Speriamo in accordo a breve”
”Speriamo di arrivare a breve a una decisione su pacchetto concordato”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine della videoconferenza tra i leader Ue sul coronavirus. "Tutti capiamo quanto sia importante fare progressi per fermare la diffusione del virus" così come "realizzare ciò che abbiamo deciso" dal punto di vista economico, ha sottolineato Michel, auspicando che le "diverse posizioni possano convergere". In termini di negoziato tra il Consiglio ed il Parlamento europeo, sulla condizionalità del Bilancio Ue legata allo stato di diritto "le posizioni sono molto vicine", spiegano fonti Ue. Mentre sull'integrazione dei programmi faro, "il Consiglio ha offerto dieci miliardi aggiuntivi, ma purtroppo il Parlamento europeo non sembra avere più una posizione negoziale unica”.
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Sindaci metropoli all’Ue: “A noi fondi diretti”
Intanto all’Ue arriva anche una richiesta da parte di nove sindaci di grandi metropoli europee, tra cui Milano per far sì che parte degli stanziamenti del Recovery Fund siano destinati "direttamente ai governi locali”. La lettera è firmata, oltre che da Beppe Sala, anche dalle colleghe Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, e Ada Colau, sindaca di Barcellona. "Con questa lettera intendiamo aggiungere la voce delle città a questa discussione cruciale su come allocare al meglio il Recovery and Resilience Facility (RRF) dell’UE". spiegano i sindaci nella missiva indirizzata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e al presidente del Parlamento David Sassoli.